Nel pieno del risiko bancario, il governo frena sull’esercizio del golden power sulle banche. «Il veto alle operazioni è solo l’estrema ratio» ha spiegato durante il question time alla Camera il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, spiegando che «era un mio dovere ricordare che esiste» lo strumento. Di più: «Nel settore finanziario, la normativa impone l’obbligo di notifica – indipendentemente dalla nazionalità italiana o straniera del soggetto acquirente – nel caso in cui l’operazione di acquisizione abbia ad oggetto attivi di rilevanza strategica e nel settore finanziario sono ritenuti tali tra l’altro, banche, società assicurative ed altre società finanziarie che generino un fatturato annuo superiore a 300 milioni e che occupino 250 dipendenti». Giorgetti, in sostanza, ha voluto sottolineare che il governo si comporterà in «modo proporzionato, ragionevole e nel rispetto del principio di non discriminazione».
D’altra parte, al di là degli auspici del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha invocato il golden power per fermare la scalata di Unicredit e BancoBpm, gli addetti ai lavori sono consapevoli che un veto all’operazione sia di fatto impossibile. Probabile, invece, che vengano messi dei paletti, ma a decidere sarà comunque il mercato. E al momento l’offerta di Piazza Gae Aulenti è a sconto del 7,3% rispetto ai valori di mercato. Tradotto: per pareggiare l’attuale capitalizzazione, l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, dovrebbe mettere sul piatto almento un altro miliardo di euro.
Situazione simile anche l’offerta lanciata da Mps su Mediobanca: l’Ops è a sconto del 6,25% sui valori di mercato, ma per pareggiare la proposta iniziale che includeva un premio del 5%, mancano almeno 1,6 miliardi di euro.
Intanto, ieri, il cda di Generali, oltre ad approvare i risultati del 2024 – che saranno annunciati oggi prima dell’apertura dei mercati -, ha deciso di anticipare dall’8 maggio al 24 aprile l’assemblea chiamata a rinnovare l’intero board. All’appuntamento, che torna a tenersi in presenza a Trieste, si sfideranno molti dei protagonisti del risiko, Mediobanca da una parte e dall’altra il gruppo Caltagirone che con Delfin dei Del Vecchio ha un peso rilevante sia nel Monte dei Paschi sia in Piazzetta Cuccia sia nel Leone.
A determinare l’esito della partita, con ogni probabilità, sarà Unicredit che potrebbe scegliere la lista di Assogestioni. La banca di Piazza Gae Aulenti controlla il 5,2% del capitale del Leone, ma punterebbe a raggiungere una quota «vicina, ma inferiore» al 10% con cui presentarsi all’assemblea. Una partecipazione «puramente finanziaria» che però sposterà gli equilibri della governance. rminante.
Sul fronte Generali intanto sono in corso i lavori per depositare le liste entro il nuovo termine del 31 marzo. Piazzetta Cuccia, forte del suo 13,1%, presenterà una lista lunga dove indicherà per un altro mandato l’attuale presidente Andrea Sironi e il ceo Philippe Donnet così come buona parte degli attuali consiglieri. Con l’obiettivo è di aggiudicarsi 9 posti e lasciare i 4 rimanenti alle minoranze. Fra queste il gruppo Caltagirone che presenterà una lista corta con 6 nomi, ma senza indicare un ad: in un’assise dall’esito incerto potrebbe riuscire a far entrare in consiglio tutti i suoi candidati. Anche se un posto per le minoranza potrebbe aggiudicarselo la lista di Assogestioni con il sostegno di Unicredit. La partita decisiva per Trieste, però, si giocherà sull’asse Siena-Milano: se Mps riuscisse a conquistare Mediobanca, la governance di Generali sarebbe uno dei primi dossier sul tavolo dell’ad del Monte, Luigi Lovaglio. Come a dire che l’assetto del prossimo cda del Leone potrebbe non essere quello definitivo per l’intero triennio.
Mentre la manovre sono in corso parleranno i risultati 2024 di Generali, che verranno presentati oggi. Il consensus prevede premi lordi in crescita a 94,2 miliardi, un utile operativo a 7.231 milioni, un risultato netto a 3.825 milioni, un utile normalizzato a 3.759 milioni e un dividendo a 1,4 euro. Con i numeri coi quali conclude il vecchio piano e con quelli del nuovo, già illustrati al mercato, Donnet conta di mantenere l’appoggio degli investitori.