Il Siena ora perde anche l’utilizzo dello stadio
23 Giugno 2023Tranquilli! Il progetto di area vasta passa dalle nomine
23 Giugno 2023Il Polo civico Siena non si trasforma in una associazione, ma soltanto una parte di esso. Quella parte che ha deciso di non proseguire e si ritroverà in forma individuale nella Cosa Civica di Pacciani. Il Polo se dovesse continuare sarà fatto da tre gambe Per Siena, la Cosa Civica e Siena sostenibile in forma confederale.
Dopo l’insediamento del consiglio comunale
Il nuovo corso di siena e un problema di rapporti (in ogni schieramento)
L’insediamento del Consiglio comunale di Siena scaturito dalle elezioni del 14-15 maggio si è svolto lunedì seguendo regole rituali. Il beau geste della maggioranza (22 membri) di concedere la presidenza ad un esponente del composito campo delle opposizioni, da taluni ventilato alla vigilia, non si è verificato. Così è stato promosso a presidente dell’assemblea Davide Ciacci, proveniente dalla lista del sindaco con il voto dell’intera maggioranza e l’astensione degli 11 restanti. I quali a loro volta hanno eletto quale vicepresidente Alessandro Masi, già capogruppo del Pd nel precedente consesso. Il sindaco Nicoletta Fabio, docente di materie letterarie nei licei, ha avuto il suo bel daffare nel comporre la giunta. Nell’assegnazione degli incarichi ha dominato un criterio spartitorio sulla base di strette appartenenze partitiche e FdI ha avuto un ruolo schiacciante conquistando 4 assessori. Nessun inserimento di personalità esterne. La professoressa si è tenuta per sé le deleghe del Palio e della cultura. È tutto da vedere come potrà assolvere i compiti delicati di ambiti non certo secondari, uno di ordine simbolico ma delicatissimo, l’altro fitto di appuntamenti cruciali. Dalle parole pronunciate nei giorni scorsi e dalle intensioni che paiono emergere la sindaco — si può scrivere così? — ha sottolineato la sempre più evidente necessità di amministrare Siena con un’ottica di «area vasta» superando le impulsive velleità autarchiche del quinquennio trascorso. Proposito indubbiamente positivo, ma come riuscirà a concretizzarlo? Ripristinando partecipazioni a organismi abbandonati o istituendo anche legami istituzionalizzati con i Comuni contermini? Prenderà corpo insomma la Grande Siena di cui si discute da anni? Di affari scottanti sul tavolo la sindaco se ne trova parecchi e taluni chiedono, se non interventi diretti, orientamenti ben soppesati in un momento pieno di incertezze sui destini della città. Tra i nodi più importanti da sciogliere spicca il decollo della Fondazione del Santa Maria della Scala, la natura del Biotecnopolo e il sospirato matrimonio del Monte dei Paschi. I rapporti tra istituzioni vanno rinsaldati e armonizzati non per ricostruire il cosiddetto fantomatico sistema Siena, ma per governare con fermezza ed efficacia. Le opposizioni non dovranno stare a guardare o optare per indiscriminati e immotivati rifiuti. È difficile — è onesto riconoscerlo — a Siena come altrove individuare stabili convergenze e ritrovare il filo del dialogo. Eppure è obbligatorio. Il Pd quali rapporti intende privilegiare? Il fenomeno del dilagante civismo ha rivelato qualità apprezzabili e notevoli debolezze. Insieme a esperienze che hanno presentato idee degne di attenzione si è delineato un panorama allarmante di gruppi e gruppetti personalistici e effimeri. Nel ballottaggio se n’è avuta la riprova. Ora, l’esperienza più consistente, quella guidata da Fabio Pacciani, manifesta la volontà di trasformarsi in associazione adottando prospettive politiche da perseguire con coerente razionalità. Difficile prevedere quale spazio riuscirà ad occupare dopo l’indubbio successo elettorale. Il Pd si è ridotto a Siena a 530 iscritti, una cifra davvero esigua se si pensa al tradizionale radicamento. L’unica alleanza percorribile per battere un centrodestra molto diviso sarebbe stata da intessere proprio con quanti non se la sono sentita di aderire alle forme desuete e oligarchiche di un piccolo partito di massa e desideravano contribuire ad una «cittadinanza attiva» non ingabbiata in schemi ideologici. Brancolare qua e là immergendosi in tutti i movimenti della società non è una linea buona e convincente. Quale considerazione accordare al M5S dell’improbabile ditta Conte&Grillo? Quale credito aprire verso risorgenti estremismi? Viviamo un tempo della vicenda europea che drammaticamente si riflette nelle città e ne scompone le identità acquisite. Un riformismo forte e moderno non si restringe a componente marginale. Se vuole in un Comune, e oltre, avere ascolto e produrre innovazione e giustizia è chiamato a permeare la vita di un partito intero. Le lotte spesso incomprensibili tra correnti individuabili solo col cognome di chi le anima sono un vieto repertorio da archivio.
https://corrierefiorentino.corriere.it/?refresh_ce