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5 Novembre 2023
di Annachiara Sacchi
Lasciata la Via della Seta, l’accordo sottoscritto dal governo Conte I che l’esecutivo di Giorgia Meloni ha deciso di non rinnovare (in un delicato sforzo diplomatico), il design resta un canale aperto tra Italia e Cina. Merito della sua anima innovatrice e poetica, di un Dna popolare e rivoluzionario, di una formula apparentemente facile che crea oggetti belli e difficilmente replicabili, sintesi tra talento del progettare e grandezza del fare. Geniale, accessibile e anche «pacificatore». In questo senso diventa importante la mostra dell’Adi Design Museum di Milano che apre giovedì 9 a Shanghai, Compasso d’Oro Award: Seventy Years Leading Italian Design Trends: l’esposizione porta in Cina non solo i pezzi (oltre cento, premiati con il Compasso d’Oro o la menzione d’onore) di un’avventura gloriosa e arcinota, anche in Estremo Oriente, «ma un sistema di valori: un modo di immaginare il futuro fatto di relazioni, non di funzioni», dice Luciano Galimberti, presidente di Adi, Associazione per il disegno industriale.
Bund 18, uno dei palazzi storici sul lungofiume di Shanghai, antica sede della Chartered Bank of India, Australia and China, edificio costruito nel 1923, nel 2006 premiato dall’Unesco per l’«eccellenza nella conservazione». Qui, in quello che è oggi un centro polifunzionale con spazi espositivi e gallerie d’arte, si aprirà la mostra (fino al 25 febbraio) allestita da Aldo Cibic, curata da Francesca Balena Arista, Giovanni Comoglio, Maite García Sanchis con Ling Min e realizzata da Adi Design Museum con Treccani e Istituto italiano di cultura di Shanghai (l’evento è sostenuto dal Consolato generale d’Italia a Shanghai). Sviluppo lungo una loggia al primo piano. Ingresso rosso cremisi. Poi, lungo la balconata, la storia del design dai primi Compassi, nel 1954, al 2022: una settantina di pezzi (in 70 anni) accompagnati da grafiche, foto, manifesti, video per una «timeline» intervallata da sette stanze tematiche che ospitano altri trenta oggetti.
Sette colori — giallo, verde, lilla, rosa, salvia, arancione, orchidea — e due lingue (inglese e cinese) per ogni sala dedicata a un aspetto del progetto. E visto che «o è democratico o non è design» (copyright Matteo Ragni, Compasso d’Oro nel 2001 con Giulio Iacchetti per la posata Moscardino), la mostra prende il via dalla sala Commons: lo splendore della metropolitana milanese allestita da Bob Noorda, Franca Helg, Franco Albini, Antonio Piva (Compasso 1964) affiancato a Easy Covid di Isinnova (Compasso 2022), la maschera d’emergenza per pazienti Covid ottenuta realizzando una valvola che collega una maschera da snorkeling all’erogatore di ossigeno. Altro pilastro del design italiano, il ripensare l’abitare rivoltandone i canoni: nella sala Limitless Domesticity (domesticità senza limiti) si trovano il Tavolo con ruote di Gae Aulenti (FontanaArte, menzione nel 1981) e, tra i vari pezzi, la leggendaria Panda disegnata da Giugiaro (Compasso 1981).
Dai quattro ai sei oggetti per sezione: il focus Invention riflette sulla capacità di innovare i materiali con esiti anche inediti, come è successo con la scimmietta Zizì di Bruno Munari per Pigomma (Compasso 1954). Altro ambiente, Families: non pezzi unici ma, appunto, famiglie di elementi. Dalla lampada Tolomeo (Artemide) di Michele De Lucchi (premio 1989) al divano Strips di Cini Boeri per Arflex (Compasso 1979).
Esperimenti e innovazioni, ecco Turning point, il punto di svolta: l’esempio migliore è il telefono Grillo di Marco Zanuso e Richard Sapper per Brionvega (premio 1967), che cambiò per sempre il modo di alzare la cornetta. Stesso discorso per la Vespa elettrica, menzione nel 2020. La curatrice Maite García Sanchis osserva: «Era importante mettere in evidenza il valore della collezione Adi: orientamenti diversi ma coerenti tra loro compongono una reale continuità. È questa la vera cultura del progetto, ed è questo che interessa al pubblico cinese». Aggiunge Galimberti: «Non vogliamo raccontare come siamo bravi, ma perché lo siamo. E perché qualità, responsabilità, sostenibilità non possono non procedere insieme». Non può mancare la stanza delle icone, pezzi che attraversano il tempo con la loro forza espressiva (nome della sala The Power of Communication): dalla macchina per scrivere Valentine di Ettore Sottsass per Olivetti (Compasso 1970) alla lampada Eclisse di Vico Magistretti (Artemide, premio 1967). «Italiani e cinesi sono molto diversi — continua l’architetto Aldo Cibic, cofondatore del Memphis Group, professore alla Tongji University — ma hanno un terreno d’incontro: la cultura. Il design è una lingua comune che ci consente di dialogare con questo popolo che ama l’Italia incondizionatamente». Chiude Umberto Cabini, presidente della Fondazione Adi: «Nelle relazioni internazionali Italia e Cina conservano un porto franco: la cultura».
Ultima tappa è Crafts and Industry, indagine sul connubio tra patrimonio artigianale e produzione industriale. Il risultato si vede nella sedia Superleggera di Gio Ponti per Cassina (menzione d’onore nel 1957), ma anche nelle innovazioni di oggi, a partire dal pannello fonoassorbente Klipper (Caimi) premiato nel 2020.
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