La notizia, fosse stata vera, sarebbe stata una sorta di bomba nucleare: il governo valuta “un decreto di emergenza” contro l’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm. Il Tesoro, però, ha smentito tutto: “Notizia totalmente infondata”. Eppure la fonte era di quelle di solito attendibili su materie di questo genere: nientemeno che il Financial Times, la cui corrispondente rivelava che Meloni e soci stanno esaminando i modi per contrastare la mossa di Andrea Orcel e “le opzioni includono un decreto d’emergenza per aggirare la cosiddetta ‘passivity rule’, ovvero la normativa che impone a una società target di astenersi dal compiere atti o operazioni che possano impedire la realizzazione di un’offerta da parte di un acquirente” (in realtà per reagire serve il via libera di un’assemblea straordinaria dei soci, il che limita assai le capacità di movimento del management). La notizia di FT, peraltro, seguiva le dichiarazioni irritate sulla Ops di Unicredit del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che però – come detto – ha smentito dopo pochi minuti il quotidiano londinese.
In realtà una riforma della passivity rule (particolarmente restrittiva in Italia) è davvero prossima: è prevista dalla delega al governo a riformare il Testo unico finanziario contenuta nella “Legge capitali” approvata a inizio anno. Il relativo dlgs potrebbe arrivare non prima di metà gennaio per essere approvato definitivamente non prima di marzo: ammesso che l’entrata in vigore sia immediata, non potrà riguardare operazioni in corso.
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