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28 Febbraio 2025Crédit Agricole si avvicina al 19,9% del Banco Bpm in attesa del via libera della Bce: i francesi decisivi nell’Ops di Unicredit
Francesco Gaetano Caltagirone sale ancora in Mps e stringe la presa su Mediobanca. Proprio mentre Crédit Agricole si avvicina al 19,9% di Banco Bpm. Secondo quanto ricostruito da La Stampa, l’imprenditore romano è salito dal 5 all’8% del Monte proprio mentre l’amministratore delegato di Siena, Luigi Lovaglio, è in roadshow per convincere i grandi fondi azionisti della banca a sostenere la scalata a Mediobanca.
E, allo stesso tempo, il 5,1% dichiarato da Deutsche Bank nel capitale di Banco Bpm «detenuto per terzi» sarebbe dei francesi che aspettano il via libera della Bce per arrivare fino al 19,9% del capitale. Nel frattempo, lo sconto sull’offerta di scambio lanciata da Mps si è ridotto al 5,82 per cento. Tradotto: per pareggiare il valore di mercato servono almeno 820 milioni di euro, mentre per raggiungere il premio del 5% promesso con l’annuncio dell’Ops servono poco più di 1,5 miliardi.
La mossa di Caltagirone ha l’effetto immediato di blindare ulteriormente l’assemblea di Mps che il prossimo 17 aprile dovrà esprimersi sull’aumento di capitale a servizio dell’Ops su Mediobanca. A questo punto, a sostegno dell’operazione lanciata da Lovaglio ci sarà sicuramente l’11,7% del Mef che sostiene l’aggregazione bancaria, il 9,9% di Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio guidata da Francesco Milleri e l’8% di Caltagirone. Poco meno del 30% del capitale a cui, peraltro, potrebbe aggiungersi il 5% di BancoBpm e il 4% di Anima.
Di certo, non potessero votare abbasserebbero ulteriormente il quorum per raggiungere i due terzi necessari dei voti. Un’opzione che ai vertici della banca inizia a prendere corpo anche perché se da un lato, a Milano, la mossa di Mps non dispiace, dall’altro apre una serie di incognite relative all’aumento della concorrenza.
Non è escluso, peraltro, che Caltagirone decida di arrotondare ulteriormente la propria partecipazione, anche perché la strategia del gruppo segue un percorso preciso: reinvestire nei titoli la liquidità generata dai dividendi incassati. A cominciare dagli 80 milioni che incasserà nei prossimi giorni proprio da Mps: una cifra che ai corsi attuali di Borsa equivale all’1% circa del capitale.
A questo punto, però, la partita per il rinnovo del cda di Generali, nell’assemblea del 24 aprile, diventa quasi secondaria. Il controllo di Mediobanca garantisce, a cascata, quello sul Leone. E se la mossa di Mps andasse a segno, Delfin e Caltagirone sarebbero abbondantemente sopra il 20% della nuova entità. L’ingegnere romano, infatti, ha il 7,6% di Piazzetta Cuccia e il 6,92% del Leone oltre al 5,2% di Anima.
A intricare il risiko bancario, nel giorno dell’assemblea di Bpm che dovrebbe deliberare il rilancio nell’Opa su Anima, c’è la mossa di Crédit Agricole che in attesa del via libera da parte della Bce si avvicina al 20% del capitale di Piazza Meda.
I francesi non vogliono scalare il banco, ma tutelare la loro partecipazione. D’altra parte, tra le due banche non mancano le partnership: dal credito al consumo con Agos alla bancassicurazione. Con Unicredit, invece, la “banque verte” sta trattando il rinnovo del contratto con Amundi per la gestione dei fondi della banca italiana. E l’Italia per il gruppo francese rappresenta il più grande mercato fuori dall’Esagono.