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31 Maggio 2023Artes Mundi 10
1 Giugno 2023di Pierluigi Piccini
A fronte del fatto che Per Siena è in maggioranza in Provincia e ha aiutato prima Franceschelli e poi Bussagli mi permetto di esprimere un giudizio, per iniziare istituzionale e poi politico. Gli amministratori del Pd hanno trascurato il partito di Siena: non ci hanno voluto mettere le mani, proprio non si sono visti. Eppure ci sarebbe un senatore, ci sono consiglieri e un assessore regionali senesi. Non è dunque un caso che Per Siena con alcuni di questi amministratori abbia avuto rapporti politici corretti mentre, ufficialmente, con il partito del Roncucci nelle sue varianti, sono stati pessimi. Di fatto è avvenuta una certa separazione tra amministratori e partito: qualcuno degli amministratori è andato a Roma e qualcun’altro ha preso il suo posto, ma senza un apparente dialogo specie con il partito senese. Ma proviamo a riprendere il filo di un ragionamento più complessivo. Le elezioni di Siena (e non solo) dimostrano che il bipolarismo di per sé non è sufficiente a vincere le elezioni. Nonostante tutto sono le forze intermedie a determinare il successo, dunque il gioco politico non si gioca più tra due schieramenti, ma a più voci. A Siena il Terzo polo non c’è stato, anzi localmente si è rotto prima ancora del livello nazionale. La responsabilità dell’assenza (nei fatti) di questa forza alle elezioni amministrative è tutta da ascrivere a Scaramelli e alla sua voglia di schierarsi, ripetendo in maniera palese ciò che lui e i suoi avevano già fatto nel 2018. Questa volta, tuttavia, le giravolte durante il ballottaggio non hanno avuto successo. Bozzi in questo è stato molto più coerente e ha lasciato in essere qualcosa che potrebbe avere anche un futuro. Montomoli avrebbe potuto essere la terza forza decisiva, ma non è riuscito a svolgere questo ruolo, perdendo sia al primo che al secondo turno, ma funzionale al sistema impedendo a Pacciani di andare al ballottaggio. Al suo posto ha manovrato Marzucchi, ma l’essere stato prima a Destra e poi a Sinistra non lo ha certo premiato. Il fatto di non andare in Consiglio comunale, lasciando il posto al giovane Marzucchi, la dice lunga di un modo di far politica di Montomoli, oscillante come un pendolo da uno schieramento all’altro. Tortorelli e Gasperini poi completano il quadro. Tutto ciò ha finito di pesare anche sul gradimento della Ferretti: era inevitabile. L’endorsement di quest’ultima su Montomoli durante il ballottaggio ha peggiorato la situazione. Di Castagnini non ne parlo: è stato fuori gioco fin dal primo momento e il suo continuo e accorato riferimento al tradimento che avrebbe subito dai suoi la dice lunga su dove siano andati a finire i suoi voti. Qualcuno, ad esempio, ieri mi ha raccontato che De Mossi sta valutando se presentare il Palio di luglio oppure no, in ogni caso sembra che non gradisca la Fabio: si vedrà. Quindi per una serie di circostanze volute o meno, chi si è trovato a essere la terza forza e non soltanto per i numeri è stato il Polo civico, quella forza moderata che si cerca di costruire a livello nazionale? Forse. Comunque è chiaro che il Polo civico, anche per i risultati di Per Siena del 2018, può contare su una forza che oscilla intorno ai 6.000 voti. Voti che non sarà difficile tenere insieme nei prossimi mesi, ma che vanno fidelizzati con una azione politica mirata. Dove sono andati questi voti al ballottaggio? È difficile dirlo e dovremo aspettare che vengano analizzati i flussi. A braccio è possibile dire che abbiano preso strade diverse. Se si raffrontano i dati di Valentini con quelli della Ferretti si può facilmente vedere che quest’ultima, pur partendo meglio dell’ex sindaco al primo turno, ha catturato meno consensi al secondo. Motivi? Possono essere diversi. L’attacco costante al civismo fin dalle prime battute della campagna elettorale, l’essersi presentata come rappresentante esclusivo di un “bacino di utenza”, aver avuto una storia alle spalle che non ha permesso di presentarla, oggettivamente, come una novità, hanno pesato. Ma c’è dell’altro, non imputabile alla sua persona. Mi dite come si fa a proporre la patrimoniale, in modo indefinito per di più, in campagna elettorale come ha fatto la Schlein? Perché questa leggerezza di quest’ultima, che guarda più ad alcune minoranze per rivitalizzare il Pd piuttosto che alla maggioranza degli elettori? Nessun contrasto alla costruzione di alleanze sociali che passa no dal fisco e smantella lo stato sociale? Patrimoniale, diritti soggettivi, fisco sono temi centrali per i ceti medi e Siena è, per l’appunto, terra di ceti medi e di proprietari di case. La forza della sinistra, nel passato, è stata quella di governare ceti medi sostanzialmente conservatori con politiche riformatrici. Ma questi argomenti non sono mai diventati, insieme alle questioni locali, oggetto di discussione nei vari dibattiti – alla fine rivelatisi inutili – che si sono susseguiti in maniera vertiginosa nei giorni appena passati. Evidentemente non si riusciva o oppure non si doveva entrare nelle problematiche vere: tutto astratto, tutto superfluo. In quei gironi un sacerdote mi ha detto: ma sei sicuro che le visite della Schlein a Siena facciano bene alla Ferretti? No, non ne sono sicuro come non è stato sicuro il sindaco di Vicenza, tant’è che ha preteso che la segretaria non si presentasse al suo sostegno prima delle elezioni. La Fabio ha fatto un’altra campagna elettorale, ma ne parleremo prossimamente.
2 – continua