Cgil avanti tutta, fino allo sciopero generale. Alla manifestazione già in cantiere il 30 settembre prossimo per la difesa e l’attuazione della Costituzione, per la pace e contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della Repubblica parlamentare, il sindacato di Corso d’Italia aggiunge altre due mobilitazioni autunnali. Al termine della pausa estiva, di fronte all’inazione governativa sui vari tavoli teoricamente aperti – sanità, fisco, pensioni, politiche industriali – fra settembre e ottobre ci sarà “una consultazione straordinaria certificata delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate, sulle nostre proposte alternative alle politiche economiche e sociali del governo, e per chiedere l’impegno alla mobilitazione fino allo sciopero generale”. Uno sciopero per la cui riuscita l’assemblea della Confederazione, riunita per due giorni ai Frentani, dà mandato alla segreteria “di discutere la proclamazione e la collocazione nel rapporto con Cisl e Uil”. E che dovrebbe comunque svolgersi mentre il governo Meloni sarà impegnato con la legge di bilancio.

L’ex direttivo nazionale batte poi un secondo colpo, chiedendo alla segreteria guidata da Maurizio Landini “di valutare, a sostegno della nostra iniziativa contrattuale, la predisposizione di una proposta di legge di iniziativa popolare per una legge sulla rappresentanza di sostegno alla contrattazione nazionale e per il salario minimo, a partire dall’attuazione degli articoli 39 e 36 della Costituzione e con una soglia salariale oraria sotto cui nessuno sia costretto a lavorare, e di istruire la possibilità di ricorrere allo strumento di referendum abrogativi delle leggi che hanno incentivato la precarietà del lavoro”.

Nel documento finale dell’assemblea si approva il cammino fin qui seguito dalla Cgil nello scontro con il governo sulle politiche economiche, di fronte ad un’inflazione ancora molto alta che pesa su livelli salariali generalmente bassi, spesso in assenza di rinnovi contrattuali, e con il lavoro vittima di una endemica precarietà. Delegate e delegati mettono nero su bianco la loro soddisfazione “per la riuscita della manifestazione del 24 giugno in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per il rilancio del Servizio sanitario nazionale, indetta insieme ad una vasta rete di associazioni, e per la riuscita degli scioperi unitari dei metalmeccanici e dei settori dei trasporti. Ed è importante l’assemblea unitaria di delegate e delegati del commercio e del turismo in programma domani (oggi per i lettori, ndr) a Bologna, per il rinnovo dei contratti nazionali del settore scaduti da anni”. Tre per la precisione, con sette milioni di addetti interessati.

I percorsi di mobilitazione che stanno andando avanti anche in questo torrido mese di luglio hanno bisogno, spiega ancora il documento approvato dall’assemblea Cgil, “del massimo impegno di tutto il sindacato, per allargare il confronto sulle nostre proposte a sostegno dei diritti costituzionali, per il lavoro stabile e sicuro, per l’aumento dei salari ed il rinnovo dei contratti, contro la precarietà del lavoro, per un fisco giusto e giuste pensioni, per la sanità pubblica, la scuola pubblica, politiche nazionali di sistema per il turismo e per la cultura, politiche industriali per un nuovo modello di sviluppo e a salvaguardia dell’occupazione”.

La proposta di legge sul salario minimo, tema di fronte al quale il governo Meloni sta facendo muro, incrocia l’analoga iniziativa già in corso da più di un mese ad opera di Unione popolare, che ieri ha presentato il comitato di sostegno all’iniziativa. “La campagna di raccolta firme, con banchetti nelle piazze, nei mercati e nei luoghi di lavoro, sta incontrando l’interesse e l’adesione convinta di moltissimi cittadini – evidenzia il coordinamento di Up – perché con l’introduzione per legge di un salario minimo di 10 euro l’ora, agganciato automaticamente all’inflazione in base all’Ipca non depurato dai prezzi dell’energia, si vuol dare una risposta ai milioni di lavoratori e lavoratrici che ricevono salari letteralmente da fame, ed anche a quelli con remunerazioni non sufficienti a garantire una vita dignitosa”.