La donna a cui sarebbe ispirata la serie tv più vista ha intentato una causa milionaria a Netflix Ma è solo l’ultimo caso in cui vita e fiction si confondono
Antonello Guerrera
LONDRA
Se, come sosteneva Joseph Conrad, la realtà batte straordinariamente la fantasia e se avete visto Baby Reindeer, andate su YouTube e digitate “ Richard Gadd 2012 Cambridge”. Spunterà un vecchio comedy sketch del protagonista e ideatore della serie britannica, appena diventata la decima più vista di sempre in lingua inglese su Netflix con 84,5 milioni di visualizzazioni.
Come raccontato in Baby Reindeer, prima della fama mondiale Gadd era un comico spiantato, girava la Gran Bretagna per raccattare qualche soldo, e in questa performance di 12 anni fa se la cava anche piuttosto bene. Ma fate attenzione: a ogni sua battuta del video, fuori campo in sottofondo si sente il risolino nevrotico di una donna. Inconfondibile per chi ha visto Baby Reindeer.
È proprio lei: “Martha”.
Ossia la vera Martha, l’inquietante stalker di Gadd nella realtà e magistralmente interpretata nella fiction da Jessica Gunning. Che riecheggia il terrore incarnato dalla demoniaca Annie Wilkes di Misery di Stephen King, guardacaso pure lui fan sfegatato diBaby Reindeer.
Del resto, Netflix lo mette subito in chiaro a inizio serie: « Quest’opera è una storia vera». Insomma, non semplicemente ispirata a fatti davvero accaduti.
«Tutta la verità, no. Ma nient’altro che la verità, in effetti, sì», disse tempo fa Emmanuel Carrère a Vincenzo Latronico, « nei miei libri non ci sono cose inventate, ma neppure fuorvianti, e penso che l’importante sia questo».
La vera “Martha” diBaby Reindeerinvece non ci sta. Nonostante Netflix, Richard Gadd e la casa di produzione Clerkenwell Films assicurino di aver preso ogni precauzione possibile per proteggere la sua identità, ora Fiona Muir Harvey, sostenuta da un agguerrito studio legale newyorchese, ha annunciato una mostruosa causa in California contro la piattaforma di streaming americana: fino a 170 milioni di dollari di danni richiesti «per danni alla salute mentale e psicologica, diffamazione e violazione della privacy».
La donna, 58 anni, scozzese e laurea in giurisprudenza come Martha, sostiene di essere stata umiliata e diffamata da Baby Reindeer.
Harvey assicura di non esser mai stata in carcere, come viene raccontato nella “ storia vera” della serie, e di non aver mai mandato a Gadd «41.071 email, 744 tweet, 106 pagine di lettere e 350 ore dimessaggi vocali » . « Solo una manciata » , ha ribattuto la donna al giornalista Piers Morgan, per poi prendersela pure con lui per averla pagata solo 250 sterline. Per un’intervista rivelatrice e inquietante viste le somiglianze con “ Martha”, dall’accento alla corporatura, fino a quel ghigno amaro. Insomma, per Harvey sarebbero falsificazioni in nome di una “estatica verità”, direbbe Werner Herzog, che avrebbero reso la trama più sensazionalista per “distruggere” la sua reputazione.
Eppure Netflix e Gadd non hanno mai rivelato l’identità di Martha. È stata la stessa Fiona Harvey a uscire allo scoperto, «perché costretta a difendere il mio nome » . Pochi giorni dopo l’esordio della serie infatti, i segugi del web hanno ricomposto il puzzle con gli indizi disseminati nelle sei puntate diBaby Reindeer, braccando presto la loro preda: «È lei la vera Martha, Fiona Muir Harvey!». Subito è diventato virale un articolo delgiornale scozzese Daily Record del 30 gennaio 2000, che racconta come la donna avrebbe stalkerato e tormentato prima l’ex primo ministro di Edimburgo, Donald Dewar, poi la moglie di un deputato di Westminster, Laura Wray. La giornalista del Sun Jess Lester ha detto: « Ci ho messo pochi minuti a trovarla anch’io: mi è bastato cercare su Google le parole “ stalker, deputato, figlio disabile”».
Nelle settimane successive, si è scoperto come la “ brexiteer” Harvey ( sua definizione) avrebbe inviato minacce e un centinaio di mail aggressive persino a Keir Starmer, leader del Labour e probabile primo ministro dopo le elezioni del prossimo 4 luglio. E il Daily Mailha raccontato di altre presunte malefatte della donna contro i suoi ex vicini, che sarebbero dovuti scappare. Poi un giornalista del tabloid, dopo averla intervistata, ha rivelato di esser stato tormentato da Fiona, con chiamate ossessive e indicibili epiteti. Harvey, che ha confermato di aver avuto un peluche di cucciolo di renna (Baby Reindeer) da bambina, nega strenuamente le ricostruzioni: «Balle, qui sono io la vittima!».
Truman Capote apprezzerebbe questa non- fiction che intreccia dramma, realtà, ossessioni e vita privata? Chissà. Tuttavia, non è la prima volta che, come capitò anche al leggendario reporter Ryszard Kapu?ci?ski, Netflix viene accusata di aver romanzato troppo le sue opere. Era capitato con l’amatissimoThe Crown, ma la Royal Family preferisce evitare i tribunali.
Negli ultimi mesi ci sono state crescenti cause per diffamazioni milionarie per le rappresentazioni dei personaggi diInventing Anna, La regina degli scacchi eWhen They See Us.
« Ora, dopo le ultime denunce, Netflix cambierà il suo modo di agire e il fact-checking?», si è chiesto l’Hollywood Reporter qualche giorno fa. Di certo, questo è un altro “legal drama” per il moloch dello streaming. Nella realtà, s’intende.