Ma il fisico Carlo Rovelli non doveva ricevere un invito a pranzo dal ministro Crosetto, dopo il suo discorso del Primo maggio a Roma contro la guerra in Ucraina e contro i piazzisti di morte e di armi? Nel quale chiamava in causa, senza nominarlo, il ministro della Difesa, storico rappresentante del complesso militare-industriale?

Per buoni tre quarti della giornata di ieri, invece dell’invito a pranzo, a Carlo Rovelli è arrivata una scomunica insieme italiana e internazionale: è stato cancellato il suo discorso in rappresentanza dell’Italia, quest’anno Paese ospite, alla Buchmesse, la grande Fiera del libro di Francoforte, con una lettera di Ricardo Franco Levi, commissario straordinario del governo per la Buchmesse 2024, già sottosegretario con il governo Prodi.

Una missiva kafkiana, tra Metamorfosi e Il processo: «Bisogna evitare che un’occasione di festa e di giusto orgoglio nazionale si trasformi in un motivo di imbarazzo per chi quel giorno rappresenterà l’Italia»; aggiungendo significativamente dopo il ben servito: «E non le nascondo la speranza che il nostro Paese sia rappresentato al massimo livello istituzionale».

Parole chiare, specchio di una Cultura vergognosamente subalterna al potere, dalle quali traspariva che la decisione non era del solo «commissario» se già auspicava e prevedeva un cambio, preparato e indicato da chi se non «dall’alto», visto anche che la Buchmesse è tra le istituzioni culturali più rappresentative al mondo. Puzza di regime è dire poco.

Si sono strappati i capelli, Crosetto e il ministro della «cultura» Sangiuliano per dire che loro non c’entravano. Eppure il Primo maggio la Rai prendendo le distanze da Rovelli, denunciava il «mancato contraddittorio»: come se un intellettuale che accusa pubblicamente il clima di guerra imperante possa essere messo sullo stesso piano di un ministro il cui governo a man bassa assume tutti i posti chiave dell’informazione; impegnato com’è nell’operazione «egemonia cultuale» senza idee – se non quelle xenofobe e razziste alla Lollobrigida – o di revisionismo storico anti-antifascista.

Poi il colpo di scena finale in serata: il «commissario per il governo» ha invitato di nuovo Carlo Rovelli a partecipare all’inaugurazione della Buchmesse «per condividere con noi la bellezza della ricerca e il valore della conoscenza». I neo-egemonici di destra hanno capito, ma proprio alla fine, che così facendo avevano costruito un vero caso politico boomerang. Quando la pezza è peggiore del buco.