Quello che riceve il «ventaglio» dai cronisti della stampa parlamentare per il tradizionale appuntamento di fine stagione non sembra il solito Mattarella. Quando parla di ambiente, il capo dello Stato appare proiettato più che mai sulle azioni da intraprendere. «Occorre assumere la consapevolezza che siamo in ritardo» dice ai giornalisti. «Occorre agire da una parte cercando di incrementare l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente e per combattere le cause del cambiamento climatico: sappiamo che sarà un impegno difficile su scala globale i cui effetti vedremo nel tempo. Dall’altro lato – prosegue – è necessario operare per contenere già oggi gli effetti dirompenti di questi cambiamenti, predisponendo strumenti nuovi e modalità di protezione dei territori».

IL MATTARELLA in versione «Ultima Generazione» attacca chi sottovaluta la crisi ambientale in atto: «Appaiono sorprendenti» dice «tante discussioni sulla fondatezza dei rischi, sul livello dell’allarme, sul grado di preoccupazione che è giusto avere per la realtà che stiamo sperimentando». È (anche) una frecciata a stampa e tv, troppo spesso indulgenti con i politici e i falsi esperti che minimizzano i cambiamenti climatici.

Già mercoledì, nella conversazione con la presidente greca Katerina Sakellaropoulou, Mattarella aveva segnalato l’urgenza delle iniziative, dalla prevenzione all’aiuto alle popolazioni colpite da alluvioni e canicola. Secondo il programma europeo Copernicus che misura la temperatura del pianeta con i satelliti, il mese di luglio è destinato a diventare il più caldo mai registrato a livello mondiale e non solo alle nostre latitudini. Nella prima e terza settimana la temperatura è stata di oltre 1,5 gradi più elevata di quella dell’era pre-industriale, la soglia che gli Stati avevano stabilito di non oltrepassare nell’accordo firmato a Parigi nel 2015. Un altro dei traguardi mancati nonostante i proclami.

«È IMPROBABILE che il record di luglio rimanga isolato quest’anno – osserva il direttore del programma Carlo Buontempo – Le emissioni antropogeniche sono in definitiva il principale motore di queste temperature in aumento». Invece, nei talk show il tema viene derubricato a «maltempo» – sport in cui si distingue l’anchorman e consorte della premier Andrea Giambruno – senza menzionarne la causa. Per i climatologi è un’assurdità: «È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare del virus Sars-CoV-2». Lo scrivono in una «lettera aperta ai media italiani» promossa dalla presidente della Società italiana delle scienze per il clima Cristina Facchini, dal fisico del clima Antonello Pasini (Cnr), dal premio Nobel Giorgio Parisi e dal docente di gestione delle foreste all’università di Milano Giorgio Vacchiano. Tra le adesioni figurano i nomi di Luca Mercalli, Telmo Pievani, Elisa Palazzi, Paolo Vineis e di un altro centinaio di esperti.

GLI SCIENZIATI non chiedono toni più foschi per sensibilizzare lettori e spettatori sulla crisi in corso. «Al contrario – spiega Pasini al manifesto – è raccontare il maltempo come una sciagura ineluttabile a generare rassegnazione e inazione. Aver capito che la causa del cambiamento climatico siamo noi è una buona notizia perché ci permette di intervenire. Il nostro futuro è nelle nostre mani e un’informazione corretta deve farlo capire». Di qui l’appello ai media perché facciano la loro parte. «Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050» è la conclusione dell’appello. «Possiamo farlo anche grazie a una corretta comunicazione e alla cooperazione tra noi tutti».

L’ACUIRSI della crisi invece sta paradossalmente rinvigorendo le voci «scettiche», quasi tutte legate alle testate orientate a destra. Non sfugge a nessuno che intorno alla crisi climatica si stanno saldando fronti contrapposti in vista delle elezioni europee del 2024, che stanno preparando il terreno anche sul piano dell’opinione pubblica. Una prospettiva che preoccupa i climatologi. «È giusto che destra e sinistra si dividano sulla loro idea di futuro e di benessere» dice Pasini. «Ma come ho detto in audizione alla Camera, se la lotta al cambiamento climatico non diventa una battaglia comune il futuro stesso è a rischio. È in preparazione un progetto di legge per istituire un Consiglio Scientifico Clima e Ambiente che assista governo e parlamento in queste materie. La proposta nasce dal comitato “La scienza al voto” di cui faccio parte e ha ricevuto un supporto trasversale. Esiste anche una destra che ha preso sul serio il problema climatico».