
Mediobanca al centro del risiko: la sfida con Mps e la scommessa su Generali
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Punti di forza
- Utile netto elevato e in crescita nel 2Q25: dimostra solidità operativa.
- Commissioni in aumento: segnale di diversificazione del business e meno dipendenza dal margine di interesse.
- Qualità del credito migliorata: calano le sofferenze e il costo del rischio.
- CET1 ratio al 19,6%: patrimonializzazione molto forte.
- Controllo dei costi amministrativi: buona disciplina gestionale.
- Liquidità abbondante: LCR e NSFR molto sopra i minimi regolamentari.
Critiche e segnali d’allerta
- Margine di interesse in calo (-6,7%): il core business bancario (prestiti e depositi) mostra segni di rallentamento. È un dato da monitorare soprattutto se i tassi continueranno a scendere.
- Aumento dei costi del personale (+5,3%): legato al rinnovo del contratto, ma impatta negativamente sull’efficienza.
- Utile netto in calo sul semestre (-23% circa rispetto a 1H24): segnale che il picco di redditività potrebbe essere alle spalle.
- Utili ancora sostenuti da fattori non ricorrenti: come la cessione di NPE e utili finanziari volatili.
- Scenario futuro incerto: possibile riduzione dei tassi BCE e pressione competitiva potrebbero intaccare i margini.
- Nessun cenno chiaro su strategie di lungo periodo: resta l’interrogativo su cosa succederà post-privatizzazione.
I risultati di MPS al 30 giugno 2025 restituiscono un quadro di apparente solidità: l’utile netto del secondo trimestre cresce (479 milioni di euro), il semestre si chiude con quasi 900 milioni di utile, la qualità del credito continua a migliorare, i costi sono sotto controllo e la patrimonializzazione raggiunge il 19,6% di CET1 ratio, ai massimi storici.
Ma dietro a questi numeri, che pure meritano attenzione, si aprono scenari ben più complessi.
Il margine di interesse, cuore dell’attività bancaria, registra un calo del 6,7% rispetto al primo semestre 2024, segnale evidente che la spinta fornita dai tassi elevati si va esaurendo. Il costo del personale cresce (+5,3%) per effetto dei rinnovi contrattuali, e l’utile netto semestrale – pur robusto – risulta in flessione rispetto al picco dello scorso anno. Inoltre, una parte non trascurabile della redditività è ancora sostenuta da componenti straordinarie: plusvalenze finanziarie, cessioni di crediti deteriorati, e altre poste non ricorrenti. La domanda centrale resta dunque: quanto è sostenibile questo modello nel medio-lungo periodo?
Ed è qui che entra in gioco la vera novità: l’offerta pubblica di scambio lanciata su Mediobanca.
Un’operazione che rappresenta senza dubbio un cambio di passo, ma che solleva più domande che risposte. È davvero la mossa giusta per consolidare il rilancio di MPS? Si tratta di un’alleanza fondata su sinergie industriali e visione strategica, o piuttosto di un tentativo difensivo per guadagnare una posizione di forza nel risiko bancario in corso?
Mediobanca non è una banca qualsiasi: ha una storia, una cultura manageriale, un posizionamento nel wealth management e nella finanza d’impresa molto diverso da quello di MPS. Il rischio è che questa operazione, se non sorretta da un progetto chiaro, finisca per essere una fusione senza identità, in cui a pagare il prezzo siano i territori, i clienti retail e i lavoratori. Restano inoltre aperti i nodi della governance, della coerenza industriale e della sostenibilità dei ricavi in un contesto di mercato in evoluzione.
E infine, il tema più delicato: il ruolo dello Stato. MPS è ancora oggi a controllo pubblico. Una mossa di tale portata, che ridisegna l’architettura del settore bancario italiano, non può essere trattata come una decisione puramente tecnica. Richiede trasparenza, confronto, discussione pubblica. Serve una riflessione strategica aperta, che coinvolga non solo il governo e i vertici della banca, ma anche i territori e le comunità che più di tutti hanno pagato il prezzo della crisi.
Conclusione
I numeri sono positivi, ma non bastano. La vera sfida, oggi, è trasformare una banca risanata in una banca strategica, capace di guidare processi aggregativi coerenti e non dettati dalla contingenza o dall’urgenza.
L’OPS su Mediobanca può rappresentare un’opportunità. Ma solo se sostenuta da una visione industriale forte, pubblicamente discussa e realmente condivisa. Altrimenti, si rischia di passare da una crisi mal gestita a un rilancio cieco.