Dopo il primo incontro tra i socialisti e i popolari ci sono state altre tre riunioni preparatorie per definire l’intero pacchetto di nomine: prima i due popolari hanno incontrato i negoziatori dei liberali, poi questi si sono visti con i socialisti e alla fine i tre partiti insieme. In un primo momento, Renew aveva affidato il compito di negoziare al premier belga Alexander De Croo e all’estone Kaja Kallas (entrambi interessati al ruolo di Alto Rappresentante per la politica estera Ue, dunque in qualche modo in conflitto d’interessi), ma poi Emmanuel Macron e Mark Rutte hanno deciso di prendere in mano la gestione degli incontri. Esclusa dal tavolo delle trattative prevertice Giorgia Meloni, unica esponente dei conservatori insieme con il premier ceco Petr Fiala. La leader di Fratelli d’Italia ha così chiesto udienza al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e chi l’ha incrociata nei corridoi l’ha descritta come «furiosa» per le trattative «esclusive» tra i tre gruppi della maggioranza. Ma anche per le dichiarazioni dei colleghi al loro arrivo a Bruxelles: Tusk ha detto chiaramente che non c’è alcuna necessità di aprire a Meloni perché «una maggioranza c’è già», mentre Scholz ha ribadito che i partiti della destra radicale vanno tenuti fuori dalla coalizione.

L’idea di chiedere la presidenza del Consiglio europeo per la seconda parte del mandato è emersa durante la riunione dei leader del Ppe, che nel pomeriggio si sono incontrati in un hotel di Bruxelles a due passi dalla sede dei popolari, al termine della quale hanno fatto filtrare un po’ di scetticismo sul nome del portoghese, che però è sostenuto dall’attuale premier Luis Montenegro (esponente Ppe). Sarebbe stato il premier croato Andrej Plenkovic a suggerirla: una strategia per alzare il prezzo e rivendicare il proprio ruolo di partito più votato alle elezioni europee. In sostanza si tratterebbe di applicare lo stesso sistema già adottato all’Europarlamento, dove di norma il presidente resta in carica soltanto per metà del mandato. Roberta Metsola ha confermato alla riunione del Ppe la sua intenzione di ricandidarsi, ma questo vuol dire che dal 2027 dovrebbe lasciare il suo posto a un altro presidente, verosimilmente socialista.

La cena tra i 27 leader è iniziata con un notevole ritardo sulla tabella di marcia ed è stata preceduta da un incontro allargato a Metsola e Von der Leyen, con le quali si è discusso del risultato delle elezioni. Poi le due presidenti hanno lasciato la sala e gli altri leader hanno approfittato per un’altra serie di incontri bilaterali o a piccoli gruppi. L’olandese Mark Rutte, per esempio, si è visto con il premier ungherese Viktor Orban per cercare di convincerlo a sostenere la sua corsa a segretario generale della Nato. Quindi i negoziati sono proseguiti a 27.

Anche se la partita per blindare la presidenza della Commissione non è ancora finita, la questione dei commissari che faranno parte del prossimo esecutivo europeo ha tenuto banco a margine del vertice. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito la volontà dell’Italia di puntare su una vicepresidenza con un ruolo di primo piano. Il governo punta a un portafoglio economico e ha capito che per ottenere deleghe pesanti dovrà presentare un candidato con un profilo tecnico. Tra i nomi che circolano, al momento il più solido sembra essere l’ex ministro Roberto Cingolani.

Ma la partita è ancora lunga, anche se diversi governi si sono già mossi indicando il nome del proprio candidato. E in almeno due casi si tratta di conferme. La Lettonia ha deciso di puntare, per il terzo mandato consecutivo, sull’attuale vice-presidente esecutivo Valdis Dombrovskis. Stessa strategia per la Slovacchia che indicherà di nuovo su Maros Sefcovic, in carica dal 2009, che nell’ultima parte del mandato ha ereditato da Frans Timmermans la supervisione del Green Deal. Una delega che fa gola al governo spagnolo, il quale ha già fatto sapere di voler mandare a Bruxelles l’attuale ministra per la transizione ecologica. Teresa Ribera. C’è già anche il nome della prossima commissaria di nazionalità finlandese: sarà l’ex ministra dei Trasporti Henna Maria Virkkunen.

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