Professore, fermare le destre non è già un ottimo motivo per fare una coalizione?
Ma per favore. Possono anche cantare tutti assieme Bella Ciao su un palco, certo, va bene. Ma dopo, che si fa? Non si può continuare così. Io non voglio certo che governino Meloni e Le Pen, ma una coalizione del genere quanto potrebbe reggere? Per governare servono le idee, non le pregiudiziali ideologiche, nel nome del “resistere, resistere, resistere”. E io di idee e programmi non ne vedo.
Ci sono temi comuni ai partiti progressisti, come il salario minimo.
Va bene. Ma bisogna dire come la si pensa su temi enormi come le nuove tecnologie e i diritti che vanno a toccare, oppure su come coniugare la questione energetica con la difesa dell’ambiente. Non ci si può limitare a dire che si è a favore del verde.
Servono risposte.
Certo. Per costruire un’opposizione non basta dirsi antifascisti e parlare di comitato di liberazione nazionale. In Italia lo abbiamo avuto un comitato di liberazione, ma i partiti che ne facevano parte avevano una strategia, delle proposte. E arrivarono a un compromesso sulla Costituzione, un compromesso estremamente positivo, s’intende. E poi, mi scusi, c’è il tema della politica estera.
Sulla guerra in Ucraina, e non solo, Pd e M5S restano lontanissimi tra loro.
Appunto. Ma la politica estera è fondamentale per un governo.
Come si potrebbe trovare un punto di caduta politico su questi argomenti? Lei cosa consiglierebbe?
È evidente, si deve partire dall’interesse nazionale, che è distrutto dalla guerra. Quindi è necessario puntare a mediazioni internazionali e lavorare in quella direzione, per arrivare alla pace. Serve un patto tra le parti in causa, che è cosa diversa dal perseguire un pacifismo ideologico.
Lei la vede davvero così lontana una coalizione di centrosinistra?
Una cosa i partiti l’hanno capita, ossia che si parte dal principio del primum vivere. Per sopravvivere devono arrivare a un’intesa, o almeno darci l’illusione di volerla. Fino a poco tempo fa non c’era neppure questo. Certo, poi quelle foto tutti assieme…
Non hanno portato esattamente fortuna, finora.
Eh, non molta (sorride, ndr).
L’affermazione di Elly Schlein nelle Europee non dovrebbe facilitare le cose, avendo chiarito chi ha i numeri per guidare un’alleanza?
Il Pd è andato bene e i Cinque Stelle male, d’accordo. Però parliamo sempre di un passaggio di voti tra un partito e l’altro: la somma resta quella, gira che ti rigira. La novità rappresentata da Schlein ha pagato, anche se sul risultato del Pd hanno inciso fattori molto occasionali. Ma il punto è come allargare il consenso. E allora si torna alla necessità di chiarire la propria posizione sui grandi temi: così si costruiscono le coalizioni.
A proposito, coalizione con chi? Carlo Calenda e Matteo Renzi lei li terrebbe dentro?
Lasciamo perdere, loro non hanno nulla a che fare con qualsiasi accezione di sinistra, con quella prospettiva. C’è tutto uno spazio di cui occuparsi e a cui parlare, e non riguarda certo Calenda e Renzi. Pensassero ai programmi, dicendo come la pensano. Bisogna esporsi.