
Manifestare per Gaza ha senso. Farlo rimuovendo il partito del terrore e sdoganando l’odio contro il popolo ebraico no
4 Ottobre 2025
La via stretta tra antisemitismo, lo Stato di Israele e la libertà di parola
4 Ottobre 2025Cortei lunghi e piazze piene ieri nelle nostre città. Più merito dell’Ubs o della Cgil?
Al direttore – Cortei lunghi e piazze piene ieri nelle nostre città. Più merito dell’Ubs o della Cgil? Poco importa. Bisogna ammetterlo: il “genocidio” dei palestinesi è un tema che tira. Scalda i cuori, infiamma gli animi, scioglie i muscoli del basso ventre. E quindi mobilita “dal basso”, appunto, le folle: “Agglomerati di persone – nella definizione di Gustave Le Bon – geneticamente predisposti a lasciarsi suggestionare da parole, formule e immagini estremamente semplificate”. Una manna per gli arruffapopoli. Il piano di pace per Gaza? Un progetto neocolonialista. La liberazione degli ostaggi israeliani? Chi se ne cura, ormai sono più morti che vivi. Il disarmo e l’esilio di Hamas? Non si può chiedere la resa a chi non si sente sconfitto. Più o meno velatamente, questo sostengono i sindacati di base, corporativi fino all’osso del collo anche quando proclamano scioperi politici. E il più grande sindacato confederale italiano che fa? Costretto a subire la concorrenza dei suoi antichi nemici, si adegua. Si accoda all’irrazionale ondata emotiva che monta nel paese. Parliamo di quel sindacato che in tre anni non ha organizzato nemmeno un sit in davanti all’ambasciata russa. Un sindacato la cui leadership si vanta del suo pacifismo imbelle, tanto da opporsi persino agli aiuti militari a Kyiv. Occorre riconoscerlo: Netanyahu sta vincendo la guerra sul campo di battaglia, ma l’ha persa sul campo dell’informazione. Un guaio grosso. Si pensi alla storiella della crisi umanitaria, divulgata ossessivamente da media compiacenti. Da noi soltanto la stampa vaticana ha avuto l’onestà di rompere la narrazione mainstream, pubblicando un recente Rapporto delle Nazioni Unite. Esso certifica che tra il 19 maggio e il 2 agosto scorsi sono state scaricate nella Striscia circa quarantamila tonnellate di cibo e medicinali. Ma solo quattromila, ossia il 10 per cento, sono giunte a destinazione a causa dei saccheggi di “persone affamate o attori armati”. Caro Cerasa, l’epopea della flotilla ha smascherato il presunto carattere spontaneo della protesta andata in scena ieri contro lo stato ebraico. Al contrario, l’impressione è che la sua regia sia saldamente nelle mani della diversificata galassia dell’estremismo più radicale, dei “casseur” di “spacchiamo tutto”: collettivi studenteschi, centri sociali, formazioni della sinistra extraparlamentare, Cobas, gruppi anarchici più o meno clandestini. Tutti soggetti, come è noto, non particolarmente affezionati alla nostra democrazia repubblicana. Se ne rende conto la sinistra che alle Camere si è “astenuta per la pace”? Se ne rende conto la confederazione fondata da Giuseppe Di Vittorio? Attenzione a soffiare sul fuoco. Ci si può scottare facilmente.
Michele Magno