
DIGEST STRATEGICO – Mercoledì 19 novembre 2025
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Il ceo Gavalda: altri modi per costruire qualcosa insieme. Il nuovo piano Act 2028
«Se Banco Bpm ci proponesse una fusione, la considereremmo favorevolmente». Dopo mesi di indiscrezioni e fughe in avanti dal lato italiano, questa volta è Parigi a uscire allo scoperto sul risiko bancario dell’ex popolare milanese. A parlare è il ceo di Crédit Agricole, Olivier Gavalda, nel giorno del nuovo piano strategico 2028, in cui il peso del nostro Paese per l’intero gruppo diventerà sempre più importante. «Stiamo aspettando una proposta da Bpm perché penso che una fusione con Crédit Agricole Italia abbia molto senso, crei molte sinergie, ma questo progetto non è ancora in fase avanzata», spiega il capoazienda, che però ha puntualizzato: «Ci stiamo concentrando sulla nostra crescita organica e sulla nostra capacità di svilupparci da soli in Italia. In nessun caso accetteremmo di vendere Crédit Agricole Italia in cambio di denaro contante. Siamo presenti da molto tempo in Italia e ci impegniamo a continuare a supportare i nostri 6 milioni di clienti italiani».
Insomma è Bpm che ha in mano la possibilità — fa capire Gavalda — «di costruire qualcos’altro e noi stiamo aspettando questo». Al momento «siamo azionisti soddisfatti con il 20% e se non abbiamo alcuna proposta, va bene, aspettiamo, siamo cauti». Con Banco Bpm la Banque verte ha costruito molti contratti nel settore assicurativo, nel credito al consumo «e forse abbiamo altri modi per costruire qualcosa insieme, ma siamo prudenti, cauti e aspettiamo il momento giusto». Intanto c’è la possibilità di salire oltre il 20% di Piazza Meda e poi di gestire la formazione della lista del cda, con cui il board del Banco vuole arrivare al rinnovo a primavera. Il vice ad Jérôme Grivet a tal proposito ha affermato che l’Agricole si sta «organizzando per restare a lungo termine come primi azionisti. Non ha senso pensare di vendere questa quota in cambio di cash».
Ma il piano Act 2028, nella sua strategia di internazionalizzazione, non guarda solo al nostro Paese, dove ci si aspetta di superare i 6,5 milioni di clienti, una crescita di 4 miliardi dello stock degli impieghi «corporate» e lo sviluppo di Blank Italia, la società creata per semplificare la gestione finanziaria di liberi professionisti e microimprese. L’istituto transalpino nel complesso punta a a 60 milioni di clienti totali, circa 3.500 miliardi di euro di risparmi e oltre 30 miliardi di euro di ricavi entro il 2028, di cui il 60% proveniente appunto dall’estero. Tanto che in Germania nascerà una nuova divisione per raddoppiare gli attuali 2 milioni di clienti.
L’altra importante gamba che sosterrà i target sarà il risparmio, leggasi Amundi, destinata al divorzio da Unicredit nel 2027. La controllata della Banque verte, dopo aver rinnovato la partnership con Société Générale, ha rilevato il 9% di Icg (Intermediate Capital Group) che per dieci anni distribuirà i suoi prodotti. Amundi nel suo piano indica nei target un utile per azione superiore a 7 euro nel 2028 in qualsiasi scenario di mercato. Quindi anche senza l’istituto di Andrea Orcel. Ieri sia i titoli di Agricole che Banco Bpm hanno chiuso in rosso, complice la paura di una bolla Ai sui listini.





