Israele, i commando oltre il confine libanese Via libera di Netanyahu all’attacco di terra
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Le mosse
di Viviana Mazza
L’avvertimento a Teheran: «Non vi conviene reagire»
New York Gli Stati Uniti stanno inviando «alcune migliaia» di truppe in Medio Oriente per rafforzare la sicurezza e difendere Israele se necessario, ha dichiarato ieri il Pentagono: con i rinforzi il totale è di 43 mila soldati nella regione. Il rafforzamento riguarda anche l’invio di caccia F-15E, F-16 e F-22 e un aereo d’attacco A-10. La portaerei USS Abraham Lincoln prolungherà la sua presenza nella regione e un’altra, la Harry S. Truman, è in rotta verso il Mediterraneo.
Ad un evento sulle comunità colpite dall’uragano Helene che ha fatto più di cento vittime sulla costa orientale degli Stati Uniti, i giornalisti hanno chiesto ieri al presidente Joe Biden se sia «consapevole e a suo agio» all’idea che Israele sta per lanciare una limitata operazione di terra in Libano. «Ne sono più consapevole di quanto crediate e sarei a mio agio se si fermassero. Dovremmo avere un cessate il fuoco adesso», ha detto Biden. Il presidente aveva dichiarato il giorno prima che avrebbe parlato con il premier israeliano Netanyahu, senza precisare quando.
Washington «continuerà a lavorare con i partner nella regione e nel mondo per portare avanti una soluzione diplomatica», ha detto il segretario di Stato Antony Blinken. Gli Stati Uniti e la Francia, insieme a diversi alleati tra cui l’Italia, avevano premuto la scorsa settimana per un cessate il fuoco di 21 giorni lungo il confine Israele-Libano, ma dopo che Netanyahu ha autorizzato l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, alcuni funzionari americani dicono al New York Times che il piano del cessate il fuoco al momento è di fatto messo da parte. Alcuni funzionari Usa hanno subito temuto che gli israeliani stessero pianificando un’ampia operazione di terra in Libano. Nel corso di intense discussioni nel weekend, Washington ha ammonito che un’invasione non farebbe che aumentare l’appoggio per l’Hezbollah da parte dei libanesi. Gli israeliani hanno insistito che non vogliono un’invasione su vasta scala, né intendono occupare parti del sud del Libano, ma che si tratterà di una «limitata operazione di terra», ha detto una fonte americana al Washington Post: «Più ridotta rispetto all’ultima guerra contro Hezbollah nel 2006» e «concentrata a ripulire le infrastrutture dei miliziani lungo il confine per rimuovere la minaccia che costituiscono per le comunità israeliane alla frontiera». L’obiettivo dichiarato è permettere il ritorno dei civili nel nord di Israele. Gli israeliani dicono di essere «in linea con gli americani» e che «non sarà un’altra Gaza». Il portavoce del dipartimento di stato Matthew Miller non ha espresso opposizione per un’operazione limitata di terra: anche se gli Stati Uniti appoggiano un cessate il fuoco, «la pressione militare può facilitare la diplomazia a volte», ha detto Miller. Ma alcuni nell’amministrazione Biden restano preoccupati che l’operazione possa essere più ampia del previsto.
Allo stesso tempo, gli americani cercano di evitare l’intervento dell’Iran. Le forze Usa in Iraq, Siria e Giordania rimangono in allerta. L’amministrazione Biden ha fatto arrivare tramite un Paese terzo l’avvertimento a Teheran che se attaccasse direttamente Israele, sarebbe più difficile per gli Usa «trattenere» lo Stato ebraico e la risposta sarebbe più dura che ad aprile.