In Toscana sempre più casi anche di bullismo e violenza sessuale Le inchieste dei magistrati della procura e i progetti di assistenza
di ANDREA VIVALDI
Negli ultimi vent’anni in Toscana non c’erano mai stati così tanti procedimenti penali a carico di minori. Furti e rapine i reati più comuni, commessi soprattutto tra coetanei. Ma anche violenze sessuali, stalking, bullismo, possesso e spaccio di stupefacenti. Anche gravissime aggressioni con coltelli, come accaduto negli ultimi mesi nel fiorentino o a Lucca. Il 2024 si è chiuso con 2.347 fascicoli a carico di autori noti, cioè per crimini in cui si ipotizza il responsabile. Decine di ragazzi indagati ogni mese. Anche rispetto all’anno precedente si è registrata una crescita, ma è guardando l’evoluzione storica, e soprattutto degli ultimi cinque anni, che si percepisce il cambiamento: +41% di casi dal 2019, prima della pandemia. E una crescita ancora più alta rispetto ad alcuni anni prima, con punte di oltre il 50%.
Ma ciò che emerge dalle cronache e dalle numerose inchieste della Procura minorile e forze dell’ordine è sicuramente un fenomeno complesso che non può essere ridotto ai numeri. Sarebbe un errore leggere nella crescita dei reati minorili una criminalità evoluta, più strutturata e capace di agire indisturbata. È semmai il sintomo di un dilagare di disagio sociale, di presa in carico insufficiente delle fasce di popolazione più bisognose, di abbandono scolastico e mancanza di supporto anche per chi arriva in Italia.
All’Istituto penale per minorenni Meucci di Firenze, ci sono principalmente minori stranieri giunti non accompagnati ma pure alcuni ragazzi italiani che hanno commesso delitti gravi. Circa 23- 25 presenze medie al giorno, una decina in più rispetto al pre-pandemia. Pure qui, come nelle carceri degli adulti, si soffre il sovraffollamento e spazi nonadeguati. I minori e giovani adulti per la prima volta segnalati dall’autorità giudiziaria agli uffici di servizio sociale sono già 215 quest’anno. In tutto il 2024 erano stati 393 quelli seguiti per la prima volta. Con questo trend si otterrebbe a fine anno un balzo del 64%.
La procuratrice per i minori, Roberta Pieri, ha sottolineano nelle scorse settimane l’urgenza di potenziare gli organici: ci sono appena 4 magistrati per un ufficio che copre tutta la regione. E poi incrementare il sistema di accoglienza. Molti dei minori che commettono reati « non hanno famiglia, riferimenti, hanno problemi psicologi legati al loro vissuto — ha spiegato — la prima accoglienza in Toscana non è adeguata». La necessità inoltre di potenziare gli spazi di comunità, dell’assistenza psicologica, di chi segue le dipendenze giovanili. Insomma, la presa in carico per prevenire nuovi crimini e recidive. « Il minore non deve essere rieducato, ma educato: ha commesso il reato in un processo di sviluppo — sottolinea Sofia Ciuffoletti, direttrice de L’Altro Diritto che da anni porta avanti progetti al Meucci con operatori qualificati — . Quando un minore delinque siamo responsabili anche noi adulti e dobbiamo porci il problema. Questi ragazzi sono dati per spacciati fin dall’inizio ed etichettati come “baby gang”, ma devono avere un’altra possibilità. Altrimenti i fenomeni si ripeteranno. Le rapine spesso sono commesse da gruppi misti con adulti. Spesso sono inseriti in racket dello spaccio. Non hanno scelta, noi dobbiamo dargliela: non si parla di criminalità organizzata ma di giovani senza sostegni » . Oltre a incontri sulla legalità, laboratori di lettura, scrittura e teatro ( « che ha grande valore per mettersi nei panni degli altri»), l’associazione conduce anche un progetto per accompagnare i ragazzi a musei e visite per conoscere la città « perché molti che arrivano qui non hanno contatti, né relazioni con il contesto urbano — aggiunge Ciuffoletti — . Va creato invece un senso di comunità a cui dare valore. Dobbiamo crescere ragazzi che sappiano distinguere i discorsi di odio » . Poi conclude: «Per la sicurezza non servono etichette ma lavorare sull’inclusione, sulla possibilità di consentire libero dissenso. Capire codici e linguaggi diversi dai nostri».