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Forze d’interposizione e truppe di deterrenza la lezione delle Coree
17 Febbraio 2025
PARLA MARINA BERLUSCONI
17 Febbraio 2025di Milena Gabanelli e Mara Gergolet
un’ondata di notizie false sul voto tedesco: da dove viene? scoperti 102 siti-doppioni legati a russia e estrema destra usa l’effetto moltiplicatore e il ruolo di musk a favore dell’afd.
A gennaio in Germania vengono diffusi sulle piattaforme social due video: la villa da 90 milioni di euro del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Hollywood prima che il rogo di Los Angeles la incenerisse, e pure quella della presidente dei Verdi tedeschi, Franziska Brantner, con tanto di mappa di Google Earth. Il messaggio è: «Loro guadagnano milioni tradendo gli interessi della gente comune». Sono fake news create ad arte, ma con milioni di visualizzazioni. Un’ondata di fake news ha preso di mira la politica tedesca: manca una settimana alle elezioni e il voto in Germania è uno stress test della democrazia senza precedenti. In cui è entrato a gamba tesa il vicepresidente Usa Vance che confonde Mosca con l’Europa accusandola di «censurare e mettere in prigione gli avversari».
La fabbrica russaNel mare della disinformazione i pesci in acqua sono piccoli e grandi. Ma trattandosi della Germania, i russi — intesi proprio come Stato — hanno un ruolo particolare. Si deve ai giornalisti investigativi della testata indipendente Correctiv se almeno una di queste campagne è venuta alla luce. Si tratta di 102 siti, collegati fra loro e all’apparenza portali di notizie che servono da base ai russi. Il Threat Analysis Center di Microsoft, che ha permesso di individuarli, ha definito questa galassia «Storm 1516». Sono siti doppioni: uno è quasi identico allo Spiegel, altri hanno nomi come Andere Meinung o Klartext, altri ancora riprendono i nomi di testate giornalistiche defunte, come il Berliner Tageblatt. Riassumono principalmente contenuti di giornali d’estrema destra tedesca (Report 24, Philosophia Perennis, Compact) e della tv russa RT, bandita nell’Ue.
Chi la gestisceLa galassia è riconducibile a John Mark Dougan, ex marine e vicesceriffo di Palm Beach, attivista del movimento di estrema destra Usa «Alt-Right», che ha ottenuto asilo politico a Mosca. Ha un buon training militare, conosce i sistemi della polizia Usa, insomma un asset prezioso per Mosca. Il Washington Post gli ha dedicato un lungo profilo, sostenendo che è pagato direttamente dal Gru, il servizio militare di Putin. Lui, in una e-mail, ha risposto così: «È tutto inventato. In realtà, trovo il governo russo piuttosto idiota, un mucchio di burocrati incapaci di concludere alcunché». Inizialmente i siti, che utilizzano l’intelligenza artificiale, si appoggiavano su server localizzati nella Silicon Valley; ora transitano su quelli che gli ha messo a disposizione il nuovo «zar» della disinformacija putiniana: Valery Korovin. E Korovin è il capo del Center for Geopolitical Expertise (CPE) di Mosca, che ha preso il posto della fabbrica di troll di San Pietroburgo, la famigerata IRA, fondata da Yevgeny Prigozhin, il capo della milizia Wagner morto nell’esplosione del suo aereo. Siamo, in altre parole, nel cuore del potere del Cremlino. Quanto a Korovin, il 31 dicembre 2024, il Tesoro Usa l’ha messo sotto sanzioni per aver «tentato di influenzare le elezioni americane».
Come funzionaCome è organizzata la macchina della disinformazione si può vedere attraverso notizie che si sono molto diffuse, e di cui Correctiv ha individuato l’origine. «Un gigolò africano ha fornito prestazioni sessuali alla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock durante un viaggio ufficiale in Africa». La notizia si basa sul video-racconto di un africano occidentale, che in realtà è un attore. Il video viene postato sul sito nigeriano Daily Post, e a prima vista sembra una notizia, invece è un’inserzione a pagamento. Il 31 luglio è ripresa da Zeitgeschenen.de, uno dei 102 siti dell’armata di Dougan con il titolo: «Dove vanno a finire le tasse tedesche?». Da qui viene rilanciata da siti pro-Cremlino, poi da influencer e diventa virale, tanto che il ministero degli Esteri tedesco è costretto a smentirla, dichiarando che «è falsa» e diffusa da «portali di disinformazione filorussi». Ma ormai ha raggiunto milioni di persone. Il 17 dicembre 2024 il sito keniota Tuko.co.ke, in un altro testo pubblicato a pagamento, scrive che «sulla base di un accordo stabilito a inizio anno dal presidente keniota William Ruto e da Scholz, 1,9 milioni di lavoratori kenioti si recheranno in Germania per ricoprire ruoli in settori che registrano forte carenza di manodopera». Queste tre righe diventano la base per un articolo su Presseneu.de (uno dei 102 di Dougan), poi replicato dai siti fratelli e ripreso da influencer filorussi fino a scatenare un dibattito politico che dura 5 giorni. In Italia, viene rilanciato come una notizia anche della stampa tradizionale. La verità però è un’altra: canali legali aperti per poche migliaia di lavoratori qualificati, in cambio il Kenya accetta il rimpatrio dei migranti illegali. Quindi totale manipolazione di un fatto vero, infilato nel ventilatore della propaganda.
L’effetto moltiplicatoreUn ruolo chiave spetta infine agli influencer che postano questi contenuti sui social. Secondo l’analisi di Correctiv, tra i più importanti in Germania ci sono Alina Lipp (Telegram), Michael Wittwer (politico estremista di Pro Chemnitz), Jovica Jovic, Alena Dirksen (ristoratrice, molto attiva). Assomiglia a una versione aggiornata dei vecchi manuali del Kgb. Non a caso queste notizie prendono di mira i politici più anti-putiniani, come Baerbock e Habeck. E quando il veleno delle fake entra in circolo, è indistinguibile dal normale flusso dell’informazione.
Musk, il partnerIl sostegno dell’uomo più ricco del mondo e proprietario della piattaforma X ad Alternative für Deutschland è stato un game changer. Musk (217 milioni di follower su X) ha sviluppato un’ossessione maniacale per la Germania, permettendo ai contenuti dell’AfD di raggiungere un pubblico mai visto. La clip dell’intervista ad Alice Weidel in cui dichiara che «Hitler era un comunista», non contestata da Musk, ha fatto 20 milioni di visualizzazioni. Il modello algoritmico di X, spiega Newsguard a Dataroom, privilegia i contenuti ad alto engagement (interazione), spingendo i post più estremisti. L’esperto di comunicazione Johannes Hillje parla di un vero e proprio effetto accelerazione impresso da Musk all’AfD. L’europarlamentare AfD Marc Jongen l’ha riconosciuto: c’è «un cambiamento radicale di cui stiamo beneficiando e Musk è un grande partner ».
Le contromisureStatistiche alla mano, la gente è consapevole del problema. Secondo un sondaggio Bitkom, l’88% dei tedeschi teme la manipolazione elettorale. I più sospettati sono la Russia (45%), gli Usa (42%), la Cina (26%). L’80% chiede che il governo se ne occupi, il 71% vorrebbe un ministero indipendente «con risorse e mezzi» per contrastarla. In Germania, l’Ufficio per la protezione della Costituzione ha istituito una task force pre-elettorale per i social. Inoltre, il governo ha creato il Centro per il rilevamento della manipolazione dell’informazione straniera, situato a Berlino, con uno staff di 12 persone, ma loro stessi ammettono di non essere riusciti a mettere a punto tutte le contromisure. Infine, molti partiti sono corsi ai ripari. I Verdi, primo obiettivo dei russi, hanno un team interno che aiuta i deputati sotto attacco. Il primo consiglio? Non intervenire se la notizia falsa ha poco seguito, perché agitarsi troppo non fa che amplificarla. Ovviamente, in Germania, la questione principale è la convergenza tra le fake news filo-russe e la propaganda dell’estrema destra: in larga parte, si alimentano a vicenda. Come scrisse con grande lucidità la storica Hannah Arendt cinquant’anni fa, lo scopo delle fake news non è far credere che siano vere, bensì generare diffidenza verso le istituzioni, rendendo indistinguibile il vero dal falso. Nel caso della «campagna di Russia», gli obiettivi politici sono chiari: indebolire il sostegno all’Ucraina, creare divisioni sfruttando temi come immigrazione e crisi economica, e rafforzare i populisti anti-establishment. In sostanza rendere fragile l’anello forte dell’Europa.