Non etichettatelo. La premessa d’obbligo è questa per rileggere la vita di un artista e modello. Anche di Lucian Freud. Alla Tate
LONDRA
Prima di tutto, non etichettate Leigh Bowery. «If you label me, you negate me » , ripeteva in vita. Ma certo questo straordinario australiano è stato tutto, nella sua pan-arte degli anni Ottanta e Novanta: fashion designer, modello esibizionista, vaudeville ubriaco, performance artist, anarchico surrealista e pop, animale da discoteca, clown senza circo, musa e modello di Lucian Freud e Boy George, ma anche una scultura umana. Per lui il make- up era pittura. I vestiti e la carne scultura.
Con queste premesse, possiamo entrare e apprezzare la nuova mostra Leigh Bowery! alla Tate Modern di Londra, fino al 31 agosto. Una fiera eccentrica, straordinaria e oltraggiosa del mondo che ha incarnato questo artista australiano nato nel 1961 a Sunshine, sonnacchiosa periferia di Melbourne. Dove Bowery si annoia. Lui preferisce il punk, i New Romantics, il glam, David Bowie, Slade e Roxy Music. Tutto oltre ogni convenzione. Difatti, lascia il fashion college in patria e arriva a Londra nell’ottobre 1980. Due mesi dopo, appunta le sue promesse per l’anno nuovo: perdere peso, imparare il più possibile, diventare famoso nel mondo dell’arte, della moda e della letteratura e truccarsi tutti i giorni.
Riuscirà in tutti i suoi intenti, nonostante una breve vita. Morirà a 33anni, gli stessi di Cristo, nel 1994, per le complicazioni scatenate dall’Aids. Bowery è apertamente omosessuale ma prima di spirare sposa la sua “compagna” di una vita, quella Nicola Rainbird ( o Bateman) che collabora con lui sin dal suo arrivo a Londra e che rischia di essere espulsa per aver fatto sesso nei bagni pubblici della stazione di Liverpool Street. I due si sposano a East London, dove Bowery si trasferisce nella capitale e l’influenza del quartiere si nota persino nel vestiario della comunità bengalese locale che lui riutilizza per le sue creazioni, inizialmente finanziate dai sussidi statali.
Lo si nota subito dai primi costumi esposti nella mostra Leigh Bowery!, risalenti al 1984: tessuti cosmopoliti, multicromatici, morbidi, increspati o con ruche. Ma Bowery dà poi sfogo a tutti i suoi impulsi creativi, eclettici e immersivi: piume, pellicce ecologiche, paillettes, lustrini, fantasie dalmata, maschere, corsetti e parrucche bombastiche, seni finti di lattice. Una fluidità travolgente, oltre ogni classificazione di gender, immortalata dai suoi amici Sue Tilley, Trojan, Princess Julia, Les Child, Andrew Logan, Lady Bunny, Scarlett Cannon, Boy George, ovviamente. Oltre alle collaborazioni con Michael Clark, John Maybury, Baillie Walsh, Fergus Greer, Nick Knight e Lucian Freud.
Bowery incontra Freud nel sua controversa discoteca “Taboo”, tramite il modello, poeta e amico in comune Angus Cook. I due negli anni stringono un rapporto molto stretto. Si scambiano regolarmente le loro storie, personali e scioccanti. Bowery era attratto da Freud soprattutto per il suo rifiuto delle convenzioni della società contemporanea. Il leggendario pittore inglese invece è affascinato dalla carnalità artistica dell’australiano, che diventa il soggetto di diverse sue opere, alcune decisamente più grandi del formato usuale di Freud. Per la primavolta, nonostante fosse notoriamente disinibito, c’è Bowery nudo e cavernoso, senza trucco né vestiti, in un enorme ed eccitato dipinto. C’è anche un altro quadro di Freud più toccante: un close- up del volto di Bowery chinato, sconsolato e infine rimasto incompleto per la sua prematuramorte. L’incontro con Freud in discoteca non è casuale. I “ club”, come si chiamano in Inghilterra, negli anni Settanta e Ottanta diventano vivace rifugio di giovani stravaganti, omosessuali, anticonformisti, transessuali e tutti coloro fuori dagli schemi bigotti dell’allora società inglese. Perché solo lì possono finalmente respirare libertà. Bowery diventa presto un re delle discoteche alternative londinesi, con le sue performance sempre più estreme, e la mostra lo testimonia con filmati e fotografia indimenticabili. Nel 1981, Bowery incontra la drag queen “ Yvette la Conquistatrice” nel retro dell’Heaven, la più grande discoteca gay dell’epoca a Londra. Allora capisce che la discoteca diventerà anche la sua passerella esclusiva, invece di far circolare le sue collezioni a livello internazionale. Ciò nonostante, le sue idee radicali hanno chiaramente influenzato Alexander Mc-Queen, Jeffrey Gibson e Lady Gaga.
Così, nel 1985, Bowery e il promoter Tony Gordon fondano il loro “Taboo”. Che presto diventa la discoteca più trasgressiva della capitale, con il buttafuori Marc Vaultier che rimbalza tutti i clienti non vestiti all’altezza agitando uno specchio con la scritta: «Vorresti davvero entrare così? » . Taboo resiste un anno, prima di essere chiuso dalla polizia per “ consumo di droga nei locali”. Ma come dimostrano queste istantanee esposte, i costumi, le parrucche all’inguine, le provocazioni oniriche e offensive, Bowery lascia un segno indelebile. Come disse lui stesso: « Non riesco davvero a capire la differenza tra il palco e la strada». MORÌ DI AIDS A 33 ANNI, NEL 1994. MA HA CONTINUATO A ISPIRARE. DA ALEXANDER MCQUEEN A LADY GAGA