Francesco Gaetano CaltagironeAndrea Orcel e Flavio Cattaneo: tre pezzi da novanta della finanza italiana vittime di un tentativo di spionaggio tramite spyware. È questo ciò che hanno riportato nell’ultima settimana alcune testate italiane suggerendo che il prodotto usato per lo spionaggio sia stato Graphite, il software prodotto dalla società Paragon Solutions, in dotazione ai servizi segreti italiani e già usato per infettare i dispositivi di alcuni attivisti e giornalisti.

Ma cosa hanno in comune Caltagirone, Orcel e Cattaneo? Sicuramente il fatto di essere stati coinvolti, durante l’ultimo anno, nel cosiddetto risiko bancario: una serie di operazioni, alcune tentate ed altre riuscite, che hanno portato al riassetto della finanza italiana, con Generali finita sotto il controllo di Mps attraverso Mediobanca, e Caltagirone emerso come grande vincitore della partita insieme agli eredi Del Vecchio. Ma non è solo questo ad accomunare i tre: c’è infatti anche un’inchiesta della procura di Milano che lambisce gli interessi dei tre protagonisti in questione.

Francesco Gaetano Caltagirone

La prima notizia emersa è stata quella di Caltagirone. Il 9 ottobre La Stampa e Irpi Media, citando «fonti a conoscenza dell’accaduto», hanno scritto che l’imprenditore romano è stato attaccato con Graphite a dicembre del 2024.

Caltagirone non ha commentato la notizia, ma secondo le due testate si tratterebbe dello spyware prodotto da Paragon: l’imprenditore «ha ricevuto un messaggio da WhatsApp il 31 gennaio, come altre 90 utenze in tutto il mondo», ha scritto Irpi Media aggiungendo che Citizen Lab, il laboratorio dell’Università di Toronto che si occupa di analisi di spyware, ha stabilito che il software-spia usato per colpire queste 90 utenze è proprio Graphite.

Andrea Orcel

L’11 ottobre sempre La Stampa e Irpi Media hanno rivelato che la stessa sorte è toccata ad Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit. A Orcel, hanno scritto le due testate, è stata notificato di aver ricevuto «l’attacco di uno spyware mercenario» il 29 aprile 2025 da Apple. La medesima notifica, lo stesso giorno e sempre da Apple, era stata ricevuta anche dal giornalista di Fanpage.it, Ciro Pellegrino, che secondo Citizen Lab è una delle vittime di Graphite. Come Caltagirone, anche Orcel non ha rilasciato commenti.

Flavio Cattaneo

Lo stesso ha fatto Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Enel e membro del consiglio di amministrazione di Generali. Il 12 ottobre Repubblica e Il Fatto Quotidiano hanno scritto che, tra febbraio e marzo del 2025, Cattaneo ha ricevuto una notifica di Apple che lo informava di aver subito un attacco tramite spyware, con conseguente compromissione dei dati delle mail. Per capire qualcosa di più di questa intricata vicenda vale la pena di spiegare che cosa hanno in comune Caltagirone, Orcel e Cattaneo.

Partiamo da un fatto. A differenza delle altre vittime note di Graphite, secondo quanto risulta a Domani nessuno dei tre ha sporto denuncia presso le autorità giudiziarie italiane. Le altre similitudini fra i tre finanzieri riguardano invece il risiko bancario in cui sono stati coinvolti.

Nell’ultimo anno, il governo italiano ha infatti cercato di favorire la nascita di un terzo polo bancario alternativo a Intesa Sanpaolo e Unicredit. E ce l’ha fatta. Grazie alla recente acquisizione della maggioranza di Mediobanca da parte di Mps, istituto controllato dal ministero dell’Economia, da settembre l’esecutivo Meloni controlla indirettamente anche Generali e i suoi circa 860 miliardi di euro di asset.

Il risiko bancario

Oltre a palazzo Chigi, a uscire vincitore da questo riassetto è stato certamente Caltagirone: l’imprenditore romano possiede oggi il 6,4 per cento di Generali, il 5 per cento di Mps e il 5,5 per cento di Mediobanca. Insieme alla Delfin degli eredi Del Vecchio, è lui oggi il privato italiano che ha più potere nella finanza tricolore, e questo anche grazie al benestare del governo Meloni.

Sempre Caltagirone ha voluto il manager Flavio Cattaneo tra i consiglieri d’amministrazione di Generali, nel cui board siede dall’aprile 2022. Oltre a essere amministratore delegato di Enel, scelto su proposta del governo Meloni, Cattaneo è stato quindi al centro del risiko bancario per via del suo incarico in Generali.

E lo è stato fin dall’inizio, quando nel novembre del 2024 sono state pubblicate sulla stampa le prime notizie di un possibile accordo tra il Leone di Trieste e la francese Natixis per creare una joint venture dedicata alla gestione patrimoniale.

Fino a prima del riassetto, cioè della scalata di Mps su Mediobanca, Unicredit aveva un ruolo rilevante in Generali: era infatti proprietaria del 6,7 per cento delle azioni del colosso assicurativo, quota ridotta sotto la soglia del 2 per cento in seguito alla offerta pubblica di scambio (ops) lanciata a gennaio scorso da Mps su Mediobanca.

Proprio alle strategie di Unicredit bisogna guardare per inquadrare il ruolo di Orcel, terza presunta vittima dello spionaggio via Graphite. A novembre del 2024 il numero uno della banca ha annunciato la volontà di scalare Bpm. L’operazione non era gradita al governo, spaventato dalla possibilità che l’istituto lombardo venisse acquistato da Unicredit, il cui controllo è in mano a investitori stranieri (Blackrock e Fidelity).

Orcel è andato avanti, ma a luglio di quest’anno ha dovuto ritirare l’offerta dopo la scelta dell’esecutivo di esercitare il golden power, istituto che permette di porre il veto sulla vendita di asset considerati strategici. Insomma, delle tre presunte vittime di Paragon due sono molto vicine al governo (Caltagirone e Cattaneo), mentre l’altra (Orcel) ha giocato il ruolo del nemico nel riassetto bancario.

Possibile che siano stati i servizi segreti italiani, come noto utilizzatori di Graphite, a intercettare queste tre persone? Questa è la domanda che nei prossimi giorni il Copasir dovrebbe rivolgere al sottosegretario con delega ai servizi, Alfredo Mantovano.

La procura di Milano

C’è però un’altra vicenda, questa giudiziaria, che riguarda il risiko della finanza italiana e mette in dubbio la teoria secondo cui i tre finanzieri sarebbero stati spiati con Graphite. La sostengono due fonti investigative sentite da Domani.

Da fine novembre del 2024, dopo la denuncia presentata da Mediobanca, la procura di Milano sta indagando sulla vendita del 15 per cento di Mps da parte del ministero dell’Economia, avvenuta il 13 novembre scorso.

Quelle azioni sono state acquistate da Delfin, Caltagirone e Bpm-Anima. L’indagine punta a chiarire l’esistenza di un accordo tra i soggetti coinvolti, una sorta di patto occulto che avrebbe alterato il mercato prima dello sviluppo del riassetto bancario terminato con Generali finita sotto il controllo del governo grazie anche all’appoggio di Caltagirone. Secondo varie testate, ci sarebbero diverse persone e società indagate. I magistrati lombardi finora non hanno fatto filtrare nomi, ma è verosimile che nell’ultimo anno alcune persone siano state intercettate.

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