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Giulio Gori
«Va bene ovunque, eccetto che a Firenze». Con queste parole, Gabriella Ganugi, presidente della Florence University of Arts, si è sentita avanzare una richiesta da un’agenzia intermediaria perché trovi una città in cui attivare nuovi corsi per programmi all’estero di studenti statunitensi. Il capoluogo toscano, con i prezzi degli affitti alle stelle e le camere sempre più difficili da trovare in un mercato ogni giorno più rivolto al turismo e alle locazioni brevi.
«Questo third party provider (una società intermediaria che per il momento non ha svelato neppure a Ganugi il nome dei college che cercano nuove sedi in Italia, ndr ) mi ha dato mandato di trovare il luogo adatto senza indicarmi una preferenza, se non l’esclusione di Firenze — aggiunge — Ma io vorrei che questo tipo di esperienze restasse in Toscana: per questo sto guardando con interesse a Livorno. Sono appena rientrata dagli Stati Uniti, dove mi hanno dato questo mandato: nei prossimi giorni contatterò il sindaco Salvetti per discutere con lui, di luoghi, logistica e opportunità. Livorno sarebbe una soluzione ideale». Non si tratta di un lavoro di poco conto, c’è da trovare una sede, i docenti e il personale, i posti letto, da pensare al vitto degli studenti, «ma sono cose che ho già organizzato più volte, anche se per Firenze e mai per altre citta», aggiunge Ganugi.
Che tuttavia lancia l’allarme sul capoluogo toscano: «Questo third party provider mi ha esplicitamente detto che Firenze, oltre a presentare problemi logistici legati alla disponibilità dei posti letto, non ha più una buona reputazione per gli studenti statunitensi: in centro ormai si parla inglese ovunque e questo non è un fattore positivo per chi voglia imparare l’italiano; e qui l’esperienza non è valutata come abbastanza autentica, visto che la città ha ormai una vocazione pressoché turistica». Insomma, Firenze sembra vittima del suo stesso successo: gli studenti americani (e i turisti anglofoni) sono così tanti che non sembra neppure di stare in Italia.
Questo non significa però che gli arrivi da Oltreoceano per i programmi di scambio nel capoluogo siano in calo. Al contrario: «Nel 2024 , ci sarà un ulteriore boom di studenti statunitensi a Firenze, sono previsti numeri impressionanti — annuncia Ganugi — E questo comporterà un grosso problema di gestione perché davvero non sapremo dove metterli tutti. Se ancora a gennaio prossimo non ci saranno problemi, perché d’inverno le case disponibili si trovano, non so come faremo da aprile, quando tanti appartamenti vengono destinati agli affitti brevi e i posti per i non turisti si riducono drasticamente».
Oltre ai posti limitati, il boom di visitatori crea un problema di prezzi. E, spiega ancora la presidente della Florence University of Arts, mediamente uno studente americano per l’affitto può spendere 500 euro al mese più le spese, mentre dalla primavera i posti disponibili sono spesso dai mille euro in su.
Così, lei stessa, per i suoi studenti ha provveduto ad affittare alcuni appartamenti con la formula «4+4» di lungo periodo, «anche a costo di rimetterci nei momenti di vuoto». Case per le famiglie ce ne sono quindi sempre di meno, specie nel centro città, se persino il mercato degli affitti lunghi viene destinato a chi sta a Firenze per 4 mesi. Del resto, sono recenti i casi della New York University, che per i propri iscritti ha preso in gestione due interi studentati (l’ex clinica Santa Chiara di piazza Indipendenza e l’ex Enel di via Salvagnoli), e della Florida University, che ha acquistato un immobile con 13 appartamenti in via Maffia.
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