Asp, un nuovo verbale, ma resta il problema
11 Ottobre 2022𝗨𝗡𝗢 𝗦𝗚𝗨𝗔𝗥𝗗𝗢 𝗦𝗨𝗟𝗟𝗔 𝗖𝗜𝗧𝗧𝗔’ – 𝗩𝗜𝗚𝗜𝗟𝗔𝗥𝗘 𝗔𝗙𝗙𝗜𝗡𝗖𝗛𝗘’ 𝗔𝗦𝗣 𝗦𝗜𝗔 𝗨𝗡’𝗔𝗭𝗜𝗘𝗡𝗗𝗔 𝗦𝗢𝗟𝗜𝗗𝗔 𝗘𝗗 𝗘𝗙𝗙𝗜𝗖𝗜𝗘𝗡𝗧𝗘
11 Ottobre 2022Galleria dell’Accademia Il riallestimento della sala dipinta di azzurro polvere con i gessi di Bartolini Il direttore Hollberg: è l’ultimo tassello dei lavori al museo. Oltre il David luce su importanti collezioni
di Chiara Dino
L’azzurro delle pareti e il soffitto ligneo oggi molto più in evidenza, la puntatura delle luci e un nuovo, seppur parziale, riposizionamento dei gessi di Lorenzo Bartolini, sono gli elementi salienti di un riallestimento della Gipsoteca della Galleria dell’Accademia che non lascerà indifferente chi entrerà per la prima volta nella grande sala, un tempo corsia delle donne dell’ospedale di San Matteo, e chi la conosceva già: prima, cioè, dei due anni e mezzo di lavori culminati nella presentazione di ieri e nell’apertura al pubblico gratuitamente — sempre ieri nel pomeriggio — dell’ultimo tassello del museo reso celebre, da un punto di vista mediatico, da Michelangelo, ma ricco di molto altro. Di tanto altro così da far dire al direttore Cecilie Hollberg, soddisfatta di aver concluso con largo anticipo rispetto alla fine del suo secondo mandato tutti i lavori strutturali della Galleria, queste parole: «Abbiamo voluto chiudere la nostra maratona di lavori, oggi che presentiamo la Gipsoteca, con una giornata intitolata Beyond the David , (Intorno al David), convinti che lui è colui che ci fa comunicare all’esterno, il nostro responsabile del marketing, ma che, come tale, fa luce su una collezione molto significativa, oggetto in questi anni di una nuova presentazione al pubblico». Che, adesso, trova compimento in questa ultima tappa ma che negli scorsi mesi ci ha portato a prendere confidenza con una nuova Sala del Colosso, una altrettanto nuova sala dedicata al Quattrocento, una rinnovata esposizione della sezione dedicata agli strumenti musicali. In tutta l’area interessata dai lavori, 3 mila metri quadrati complessivi, sono stati rinnovati tutti i canali di areazione e rifatti tutti gli impianti di riscaldamento e raffreddamento, sono state protette e restaurate moltissime opere, ritinteggiate le pareti anche con cambiamento di colori, spostate alcune opere le quali sono ora tutte quante illuminate con impianti a norma e a Led. Un lavoro che non si vede ma si vede moltissimo. E che ora tocca la collezione dei gessi di Bartolini: 414 quelli esposti dopo l’intervento, cinquanta in più rispetto all’allestimento precedente, visto che alcuni di loro, distribuiti anche negli uffici del museo — una di loro la Dirce, Baccante a riposo proprio nell’ufficio di Hollberg — si sono ricongiunti a quelli della sala madre.
Il colore della pareti innanzitutto. Un azzurro polvere, un tipico azzurro ottocentesco, in stile Biedermeier, che rende più evidente, quasi ne restituisce la tridimensionalità, le opere esposte le quali, virando tutte tra il bianco e il beige, poco risaltavano dalle pareti beige preesistenti. Rimossi tutti i fan co il di vecchia generazione a favore di un sistema di controllo della temperatura diffuso, sono stati recuperati 16 metri lineari espositivi e questo spiega come sia stato possibile aggiungere 50 pezzi alla preesistente sistemazione — quella firmata negli anni ‘70, dopo l’Alluvione da Sandra Pinto, la quale dopo il grande restauro delle opere post alluvione e la scelta di spostare i gessi da San Salvi all’Accademia, aveva voluto ricreare in un certo modo l’ultimo atelier fiorentino di Lorenzo Bartolini, in San Frediano. Questo criterio, salvaguardato anche grazie alla collaborazione di Carlo Sisi che è stato consulente di Hollberg in questa impresa, resta intatto, anche se qualche piccolo spostamento, è stato fatto. Oggi spiega Hollberg quella che troviamo in sala «è una organizzazione che tiene conto della centralità delle opere monumentali come il Monumento Demidov, o il Monumento Fossombroni e della divisione dei busti secondo criteri che riprendono con variazioni piccole quello preesistente». Qualche esempio: le sorelle Campbell, un tempo alla sinistra rispetto all’ingresso della sala, oggi stanno in fondo alla stessa, in una posizione che rende le due fanciulle ben più in evidenza. Le anonime, teste femminili, con le loro acconciature segno dei tempi, sono rimaste dove erano, sulla parete destra, disposte su mensole, sulla sinistra, sempre su mensole, una teoria di intellettuali e viaggiatori divisi per provenienza, inglesi, russi, spagnoli, polacchi e alcuni dei Bonaparte. Delle modifiche ci sono anche nella parte centrale. Nello studio della direttrice campeggia un foglio con suoi appunti e disegni, da dove si evince quali opere ha spostato.
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