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La notizia fotografa bene un passaggio tipico della politica senese recente: la paralisi decisionale mascherata da prudenza istituzionale.
Dietro l’apparente tecnicismo delle dichiarazioni — “approfondire in commissione”, “serve uno studio di fattibilità”, “non è lo strumento giusto” — si intravede un problema politico più serio: la mancanza di coesione e di visione comune all’interno della maggioranza.
La mozione di Chiara Parri (Sena Civitas) era semplice, quasi simbolica: chiedeva di valutare la possibilità di estendere il servizio mensa dell’ASP alle persone fragili, non di attuarlo immediatamente né di impegnare nuove risorse. Dunque, la discussione non riguardava tanto la fattibilità tecnica — che poteva essere approfondita in seguito — quanto il principio politico: la disponibilità o meno a riconoscere e sostenere un’iniziativa solidale proposta da una forza “minore” della stessa maggioranza.
Il fatto che la coalizione si sia divisa, e che più consiglieri abbiano sentito il bisogno di rimarcare la propria “lealtà collegiale”, mostra un riflesso di chiusura più che di responsabilità. La frase del “decano” Falorni — «un’iniziativa di un singolo non può condizionare la maggioranza» — è emblematica: il problema non è il merito sociale della proposta, ma la gestione del potere interno. La mozione è stata bocciata non perché inefficace, ma perché “non concordata”.
Le opposizioni, o meglio i civici e i consiglieri più autonomi, hanno colto l’occasione per segnalare la contraddizione: se una proposta propositiva non può nemmeno essere discussa senza crisi di nervi, significa che il Consiglio comunale è ridotto a camera di ratifica delle scelte di pochi.
Ancor più grave è la posizione del Partito Democratico, che con la sua astensione si è messo fuori gioco. Avrebbe potuto far emergere tutte le contraddizioni della maggioranza, ma ha preferito restare sulla linea dell’ambiguità, contribuendo di fatto al fallimento dell’atto. Un’occasione persa per esercitare leadership, chiarezza e coraggio politico.
In sostanza, la vicenda racconta molto più della fragilità politica della maggioranza che non della “fragilità” sociale a cui la mozione era dedicata. Si conferma un tratto distintivo della politica senese contemporanea: la paura di decidere, di uscire dalla procedura per entrare nel merito.
La vera “frattura servita”, dunque, non è solo tra i consiglieri, ma tra la politica e il suo senso originario: agire per il bene comune, non solo gestire i rapporti di forza.