Israele e Hamas hanno concordato mercoledì la prima fase del piano per Gaza del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, un accordo di cessate il fuoco e scambio di ostaggi che potrebbe rappresentare un primo passo verso la fine di una guerra sanguinosa durata due anni e che ha scosso il Medio Oriente. Ecco cosa si sa – e cosa ancora non si sa – sull’intesa.
Cosa sappiamo dell’accordo
L’accordo sulla fase iniziale del piano in 20 punti di Trump è il risultato di colloqui indiretti in Egitto, avvenuti un giorno dopo il secondo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele, che aveva scatenato la devastante offensiva israeliana su Gaza.
Trump ha annunciato che Israele e Hamas hanno approvato la prima fase del piano, che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti, “molto presto”, e il ritiro delle truppe israeliane fino alla cosiddetta “linea gialla” di Gaza. Secondo una fonte della sicurezza israeliana, quella linea rappresenta il limite previsto per il ritiro iniziale, mentre Israele manterrà una presenza a Rafah, zona di confine con l’Egitto.
Hamas ha confermato di aver raggiunto un accordo per porre fine alla guerra, che include il ritiro israeliano da Gaza e uno scambio di ostaggi e prigionieri. Il movimento ha tuttavia chiesto a Trump e ai Paesi garanti di assicurare il rispetto pieno del cessate il fuoco.
Cosa resta ancora incerto
Molti dettagli cruciali restano indefiniti, tra cui la tempistica dell’attuazione, la gestione post-bellica della Striscia di Gaza e il futuro politico di Hamas. Non è chiaro chi governerà Gaza una volta terminata la guerra. Netanyahu, Trump e diversi Paesi occidentali e arabi escludono qualsiasi ruolo per Hamas, che controlla la Striscia dal 2007 dopo aver scacciato i rivali palestinesi.
Il piano originale di Trump prevede un ruolo futuro per l’Autorità Nazionale Palestinese, ma solo dopo una profonda riforma interna. Gli aiuti entreranno immediatamente: 400 camion al giorno nella fase iniziale, con un incremento progressivo. Bisognerà definire cosa potrà entrare, includendo scavatori, tende, prefabbricati, cibo e medicine.
Cosa accadrà ora
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che convocherà il suo governo oggi per approvare l’accordo. Una fonte di Hamas ha dichiarato che gli ostaggi vivi saranno consegnati entro 72 ore dall’approvazione da parte del governo israeliano. Subito dopo inizieranno le operazioni per riportare a casa i 20 ostaggi vivi e successivamente i corpi dei deceduti il 7 ottobre o morti in prigionia; secondo la CNN, Hamas non è in grado di individuare circa una decina di corpi sepolti sotto le macerie o in aree devastate dai bombardamenti.
Un alto funzionario della Casa Bianca ha spiegato che, una volta approvato l’accordo, Israele dovrà ritirarsi fino alla linea concordata entro 24 ore, dopodiché inizierà il conto alla rovescia di 72 ore per il rilascio, previsto per lunedì. Hamas ha comunicato di aver consegnato le liste degli ostaggi detenuti e dei prigionieri palestinesi da scambiare. Secondo la BBC, Israele ha respinto il rilascio di Marwan al-Barghouti, mentre altri nomi su cui non c’è accordo sono Abdullah Barghouti, Ahmed Saadat, Hassan Salama e Abbas al-Sayyed, considerati le menti degli attacchi che hanno sconvolto il Paese nei primi anni Duemila.
Saranno liberati 250 ergastolani su 285 e 1.700 persone arrestate a Gaza negli ultimi due anni. Hamas ha chiesto che siano inclusi alcuni uomini delle sue brigate scelte Al Nukba, ma Israele ha rifiutato: si tratta degli esecutori dell’attacco del 7 ottobre 2023.
Trump, secondo la Casa Bianca, potrebbe recarsi in Egitto nei prossimi giorni e sta valutando un viaggio nella regione già da venerdì. Netanyahu lo ha invitato a parlare al Parlamento israeliano, e Trump ha dichiarato ad Axios di essere disposto ad accettare.
La fase successiva del piano prevede la creazione di un organismo internazionale, chiamato “Consiglio per la Pace”, che dovrà gestire l’amministrazione di Gaza dopo la guerra. L’organismo sarà guidato da Trump e includerà anche l’ex Primo Ministro britannico Tony Blair.
Quali sono i principali rischi per l’accordo
Il successo dell’intesa rappresenterebbe il maggiore risultato di politica estera finora per Trump, che era entrato in carica a gennaio promettendo di porre rapidamente fine alle guerre di Gaza e Ucraina, scoprendo poi che erano più difficili da risolvere del previsto.
Hamas ha finora rifiutato di discutere la richiesta israeliana di disarmo; una fonte palestinese ha precisato che il movimento non consegnerà le armi finché le truppe israeliane occuperanno territorio palestinese.
Due fonti vicine ai negoziati hanno confermato che uno dei principali nodi riguarda il meccanismo del ritiro israeliano, con Hamas che chiede una tempistica chiara legata al rilascio degli ostaggi e garanzie di un ritiro completo.
All’interno di Gaza, Israele ha ridotto le operazioni militari su richiesta di Trump, ma non le ha interrotte del tutto. I Paesi arabi che sostengono il piano affermano che esso deve portare all’indipendenza di uno Stato palestinese, un’ipotesi che Netanyahu respinge.
Hamas ha dichiarato che sarebbe disposto a cedere la gestione di Gaza a un governo tecnico palestinese, supervisionato dall’Autorità Palestinese e sostenuto da Paesi arabi e musulmani, ma rifiuta qualsiasi ruolo per Blair o per un’amministrazione straniera della Striscia.