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Dopo il calo legato alla pandemia hanno fatto rete online e sono aumentati gli italiani tra i 14 e i 17 anni che prestano attività gratuite in associazioni di volontariato: 6,8% nel 2023, in crescita rispetto al 6,4% dell’anno precedente e al 3,9% del 2021
Oggi in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale della gioventù, una ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite per fare il punto sulle condizioni dei ragazzi nel mondo e di cui approfitta la fondazione Openpolis per analizzare i dati provenienti da report a livello globale e ipotizzare come questa fascia d’età vivrà nel 2030.
La ricerca condotta alla fine di maggio dagli esperti della Lancet Commission on adolescent health and wellbeing, pubblicata sulla rivista The Lancet, evidenzia che globalmente i progressi in ambito sanitario degli adolescenti sono ben al di sotto dei miglioramenti compiuti agli inizi del XXI secolo ed entro il 2030 gli anni di vita in salute dei giovanissimi diminuiranno di due milioni rispetto al 2015. In aumento anche il numero degli adolescenti obesi o in sovrappeso, che fra cinque anni toccheranno quota 464 milioni con un aumento del 44% rispetto al 2012. Secondo gli scienziati, la colpa è dello scenario internazionale: cambiamento climatico, degrado ambientale, conflitti, pandemie ma anche rapida urbanizzazione e sfollamenti diventano una minaccia per le prospettive delle nuove generazioni e aumentano la probabilità, anche per i giovani, di contrarre malattie nonché il tasso di mortalità. Lo scenario riguarderà soprattutto le nuove generazioni dei Paesi extraeuropei visto che a livello mondiale l’82% degli adolescenti vive in Africa e in Asia.
Nei Paesi europei, compreso il nostro, l’allarme è soprattutto economico e sociale. Solo pochi mesi fa l’Istat ha svelato che nel 2023 viveva in povertà assoluta il 14% dei minori italiani, il dato più alto degli ultimi dieci anni. Secondo l’Eurostat, l’Italia è seconda nel continente – dopo la Romania – per numero di Neet, giovani tra i 25 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Le cose non vanno meglio nemmeno nella formazione: in Italia – è il focus estrapolato dagli ultimissimi dati Invalsi – ci si aspetta un prosieguo del calo dei livelli di apprendimento nelle materie di base, in linea con quello registrato a partire dalla pandemia.
A differenza di quello che finora è stato fotografato a livello nazionale dall’Istat, a livello globale – ma il riscontro è identico anche nel nostro Paese secondo i dati raccolti da Openpolis con la fondazione Conibambini – nell’ultimo biennio cresce l’attivismo e l’impegno nel volontariato, che in Italia è soprattutto orientato verso le tematiche ambientali (insieme ai coetanei danesi i ragazzi italiani sono quelli che a livello europeo maggiormente si preoccupano del contrasto al cambiamento climatico).
La quota di 18-19enni che ha preso parte ad associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace è stata pari al 3,3% nel 2024 (nel 2023 era del 2,4) e risulta molto superiore rispetto al resto della popolazione (che si attesta a quota 1,6%). E – dopo il calo successivo alla pandemia – appare in crescita il numero di chi, tra 14 e 17 anni, presta attività gratuite in associazioni di volontariato: 6,8% nel 2023, in aumento rispetto al 6,4% dell’anno precedente e al 3,9% del 2021. La rinnovata voglia di partecipazione alla cosa pubblica, sia essa il sociale o il contrasto al cambiamento climatico, promette di non arrestarsi e Lancet ipotizza che questa tendenza caratterizzerà i giovani anche nei prossimi cinque anni. Secondo gli esperti internazionali, il merito è soprattutto dei social media che amplificano le voci dei giovani e facilitano la mobilitazione sul campo, la condivisione di storie e le richieste agli organi decisionali. In uno studio inglese del Safer Internet Centre del Regno Unito il 34% degli adolescenti tra gli 8 e i 17 anni ha riferito che Internet li aveva ispirati ad agire per una causa e il 43% ha aggiunto che Internet fa loro sentire che le loro voci contano. Anche questo segnale positivo in un quadro fosco rischia, però, di doversi ridimensionare. Entro il 2030, secondo le statistiche sperimentali di Istat riportate da Openpolis, i ragazzi italiani tra i 10 e i 24 anni passeranno dagli attuali 8,6 a 8,2 milioni. Un calo del 5% che sfiora il 10 per cento se si considera la sola fascia d’età tra i dieci e i 19 anni, il cui numero assoluto potrebbe crollare a 5,1 milioni dagli attuali 5,7. La tendenza è evidente e sarà particolarmente aspra al Sud con le province di Caltanisetta, Enna, Nuoro, Barletta-Andria-Trani e Taranto che promettono di segnare un calo della quota di giovani fino al 18 per cento.
La crisi demografica in atto e il calo delle nascite nei Paesi occidentali si traduce automaticamente in un minor peso nella società dei giovani la cui voce può alzarsi ma risulterà flebile e difficilmente troverà ascolto e diritto di cittadinanza in uno spazio politico occupato sostanzialmente da anziani e da loro rappresentanti. Già oggi – ricorda ancora la commissione di Lancet – solo il 2,9% dei parlamentari a livello globale ha meno di 30 anni e, nonostante le richieste di cambiamento, la maggior parte degli adolescenti può votare solo dai 18 anni in poi.