
Hamas resiste, Israele avanza
20 Agosto 2025
Journey – Don’t Stop Believin’
20 Agosto 2025Il terremoto sulla Commissione nazionale per i vaccini ha aperto una crepa profonda dentro la maggioranza. Dopo aver firmato le nuove nomine del comitato tecnico, il ministro della Salute Orazio Schillaci si è trovato travolto dalle polemiche per la presenza di due membri contrari alle vaccinazioni. Nel giro di pochi giorni, è passato dall’essere difeso come uomo della scienza all’essere isolato dal suo stesso partito, Fratelli d’Italia.
Le critiche sono arrivate da più fronti. Matteo Salvini ha accusato il ministro di incoerenza, Francesco Lollobrigida ha ironizzato sul fatto che oggi sia applaudito perfino dalle opposizioni, mentre i capigruppo di Camera e Senato hanno espresso irritazione per una gestione giudicata improvvisata. La premier Giorgia Meloni, pur scegliendo di non chiedere le dimissioni, si è trovata a dover difendere l’equilibrio del governo in una delle estati più turbolente della legislatura.
Il risultato è che Schillaci appare sempre più isolato. Sorvegliato speciale dai vertici di Fratelli d’Italia, stretto tra le pressioni della Lega e il malumore della sua stessa area politica, il ministro è rimasto in sella solo per la volontà della premier di non toccare la squadra di governo a metà mandato. Ma la sensazione diffusa è quella di un dicastero indebolito, dove crescono voci di commissariamento o di un futuro ricambio.
Dentro questa cornice di tensione politica si inserisce anche il cosiddetto “caso Montomoli”. La sua nomina tra i membri del comitato ha attirato l’attenzione mediatica, non tanto per il profilo personale, quanto perché ha messo in luce come la lista dei componenti sia nata più da rapporti diretti e personali che da un percorso condiviso e trasparente. Un dettaglio che ha reso ancora più difficile difendere l’operato del ministro.
In definitiva, quello che doveva essere un passaggio tecnico per garantire autorevolezza scientifica alle scelte in materia di salute pubblica si è trasformato in una lotta tutta politica, capace di logorare il governo e di far emergere la fragilità di un equilibrio costruito più sui rapporti di forza che sulla solidità delle decisioni.