
Il futuro del Santa Maria: un suono muto
21 Settembre 2025Il capolavoro di Ambrogio Lorenzetti ostaggio di una gestione improvvisata che ha già bruciato oltre 180mila euro
Il dibattito consiliare senese sul cantiere del Buon Governo ha messo a nudo le contraddizioni di una gestione che rischia di trasformare un intervento urgente in un caso da manuale di cattiva amministrazione. Mentre il Consiglio comunale si divide su procedure e costi, gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti continuano a deteriorarsi, vittime di una pianificazione inadeguata che ha già bruciato oltre 180mila euro senza un progetto definitivo.
Colpisce l’assenza di riferimenti allo stato di conservazione dell’opera, come se si trattasse di una qualunque opera pubblica e non del più importante ciclo pittorico civile del Medioevo europeo. Le indagini diagnostiche del marzo 2023 hanno rivelato un quadro preoccupante: distacchi d’intonaco, polvere e fessure sulle tre pareti della Sala della Pace. Particolarmente critica è la condizione del “Cattivo Governo”, dipinto su base di gesso, più vulnerabile all’umidità e al degrado.
Il sindaco Nicoletta Fabio ha ammesso che il Comitato scientifico “andava pensato e nominato all’inizio del progetto nel 2021”. È vero che allora non ricopriva alcun incarico, ma oggi è sia sindaco sia assessore alla cultura, e quindi la responsabilità politica di rimettere ordine nella vicenda è interamente sua. La supervisione scientifica dovrebbe essere il primo passo di un intervento di questo livello, non un ripensamento.
Gli oltre 85mila euro spesi per i ponteggi – circa 50mila solo di noleggio – mostrano l’assenza di una strategia. Il protrarsi dei lavori dal 2022 ha gonfiato i costi e trasformato un intervento mirato in un cantiere permanente, penalizzando anche la fruizione museale. Smontare e rimontare i ponteggi è uno spreco che una progettazione accurata avrebbe evitato.
Il conto complessivo supera i 180mila euro: 85.483 per i ponteggi, 56.974 per manutenzione e indagini tecnico-scientifiche, 37.088 per la campagna fotografica multispettrale. Una spesa ingente per un intervento che, dopo tre anni, non ha ancora un progetto definitivo.
Il monitoraggio era atteso da 35 anni, dall’ultimo restauro del 1986: un dato che avrebbe dovuto guidare la discussione. La conservazione del patrimonio richiede interventi programmati e tempestivi, non emergenze continue che moltiplicano i costi.
La decisione di rimuovere i ponteggi prima di definire il progetto definitivo appare discutibile: il Buon Governo è un capolavoro e un simbolo civico, oggi vittima di cattiva amministrazione.
Il progetto definitivo, atteso per il 15 ottobre, è l’ultima occasione per correggere il percorso. Il coinvolgimento dell’Istituto Centrale per il Restauro potrà indicare le priorità, ma serve soprattutto una governance trasparente, tempi certi e costi controllati, mettendo al centro l’opera e non le convenienze politiche.
Sorprende il silenzio del Ministero della Cultura: ci si sarebbe aspettati che il ministro visitasse la Sala della Pace e prendesse posizione su uno dei cicli pittorici più celebri d’Europa. Non sarebbe stato un atto di cortesia, ma un segnale politico e culturale per affermare che il Buon Governo è un patrimonio dell’Italia e del mondo, e la sua tutela una priorità nazionale. Siena non può essere lasciata sola di fronte a questa responsabilità.
Il Buon Governo dipinto nel 1338 continua a insegnare cosa significhi amministrare nell’interesse comune. Sarebbe il caso di iniziare ad ascoltarlo.