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28 Luglio 2023EQUILIBRI E STRATEGIE DELLE IMPORTAZIONI
Il conflitto che ha ridisegnato la geografia del Continente
Lomé
Aumentano le bandiere russe sventolate nelle piazze delle capitali africane. Sebbene ancora pochi riconoscano la frattura tra la società militare privata russa, Wagner – che si allarga a macchia d’olio nel Continente – e il Cremlino, molti leader africani vogliono dialogare con Vladimir Putin. Le nuove alleanze con la Russia sembrano dunque modificare un orizzonte che per secoli ha guardato con più favore a Occidentale. Al centro del dibattito ci sono le importazioni di grano richieste da una parte dei governi. Secondo i dati dell’Unione africana (Ua), tra il 2018 e il 2020, l’Africa ha importato dalla Russia 3,7 miliardi di dollari di grano, il 32 per cento delle importazioni totali del Continente. Altri 1,4 miliardi di dollari dall’Ucraina, cioè il 12% delle importazioni di grano del Continente. Ma il conflitto ha imposto cambiamenti a Paesi strategici, Nel 2021, l’Etiopia ha importato un’enorme quantità di grano: 927 milioni di dollari. Le principali forniture arrivavano dall’Ucraina (440 milioni di dollari) e dagli Stati Uniti (261 milioni) – le stime sono del governo del premier etiope, Aby Ahmed –. Il resto delle importazioni provenivano
da Russia (76,9 milioni), Romania (75,4 milioni) e Bulgaria (28,5 milioni). Il conflitto in corso in Ucraina ha però spinto l’Etiopia a cambiare strategia: visto che importa materiale bellico dalla Russia, il Paese ha deciso di avvicinarsi di più a Mosca, rendendosi nel contempo più indipendente nella produzione locale di grano: è arrivata al 70% nel 2022.
Anche Uganda, Burundi ed Eritrea, grandi sostenitori della politica putiniana, stanno facendo dei cambiamenti, e hanno ricevuto dalla Russia conferme rispetto alla fornitura di grano, armamenti, oltre ad altri investimenti russi nelle istituzioni finanziarie locali e nel settore minerario. Quanto all’Egitto, le importazioni totali dalla Russia ammontavano invece a circa 428,5 milioni di dollari nel 2022, ma la maggior parte riguardavano il grano di cui una parte veniva poi rivenduta a Stati come la Somalia dove l’insicurezza alimentare è costante. « Prevediamo in buona misura l’impatto che la sospensione delle esportazioni dalla Russia e dall’Ucraina, in particolare verso l’Africa orientale e il Corno d’Africa, avrà sui prezzi alimentari – ha spiegato Debisi Araba, esperto di politiche alimentari –: inflazione vulnerabilità e insicurezza alimentare soprattutto per milioni di africani».
Meno allarmistiche sono invece le prospettive
di Senegal, Mali, Repubblica Centrafricana, Zimbabwe, Mozambico e Sudafrica, sostenitori pubblici o dietro le quinte della Russia. In alcuni di questi Stati, Mosca sta anche valutando investimenti nel settore energetico come accaduto in Senegal, Nigeria, e Sudan, oltre a progetti di infrastrutture pubbliche. Inoltre, grazie anche ai finanziamenti della Banca africana per lo sviluppo (Bad), sono stati avviati vari progetti agricoli per «trasformare le negative conseguenze del conflitto ucraino in opportunità» e cambiare il sistema agricolo locale. « Almeno 25 Paesi africani dipendono in gran parte dalle consegne di grano dalla Russia o dall’Ucraina – affermava un recente rapporto delle Nazioni Unite –. Di questo gruppo, 21 Paesi importano la maggior parte del grano dalla Russia». La speranza è che nel futuro prossimo gran parte dell’Africa riesca ad aumentare le produzioni locali di grano e, soprattutto, le capacità per gestirle al meglio.