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Colle di Val d’Elsa è una città che conosco bene e che mi ha sempre colpito per la sua capacità di unire storia, lavoro e creatività. Il 12 settembre 2025, al Teatro del Popolo, presenterà la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2028.
Mi piace l’idea di “Colle Fabbrica Cultura”: non un semplice slogan, ma un progetto che punta a trasformare la tradizione manifatturiera e artigianale in un motore di crescita culturale. Colle ha sempre avuto questa vocazione: non solo terra di maestri vetrai e di artigiani, ma anche un punto di riferimento per la cultura del Novecento.
Qui Romano Bilenchi scriveva pagine che raccontavano la provincia e la sua gente con uno sguardo lucido e partecipe, dando voce a un’Italia che cambiava. Qui Mino Maccari portava il suo tratto ironico e corrosivo, legando Colle alla storia del Selvaggio e di quella stagione di dibattito politico e culturale che animò l’Italia tra le due guerre. Colle fu luogo di incontri, di discussioni, di letteratura e arte militante. Un laboratorio di pensiero che seppe dialogare con Firenze e Roma, mantenendo però un’identità autonoma, capace di generare una piccola ma intensa tradizione intellettuale.
La Città del Cristallo
La città del cristallo ha saputo trasformare la materia prima più fragile in simbolo di eccellenza mondiale. Le sue fornaci non producono solo oggetti, ma cultura materiale: ogni pezzo racconta secoli di sapere tramandato, di gesti precisi, di quella pazienza che trasforma la sabbia in trasparenza. È questa alchimia tra tradizione e innovazione che rende Colle unica nel panorama italiano.
Ripartire da questa eredità significa far dialogare memoria e futuro, raccontando Colle non come un museo a cielo aperto ma come un luogo vivo, capace di generare nuove idee e attrarre energie. Il progetto “Colle Fabbrica Cultura” immagina spazi industriali dismessi che diventano laboratori creativi, vecchie fornaci che si trasformano in centri di produzione artistica contemporanea, botteghe artigiane che aprono le porte a residenze per artisti internazionali.
Un Progetto di Comunità
Il 12 settembre non sarà solo la presentazione di un dossier, ma l’occasione per mettere insieme cittadini, associazioni, imprese, scuole. È già un risultato importante: unire le forze per immaginare un futuro comune, dove la cultura non è ornamento ma infrastruttura di sviluppo.
Colle ha i luoghi e le storie per farlo: il centro storico medievale che si affaccia sulla Valdelsa, l’UMoCA sotto il ponte di San Francesco – museo che dialoga con l’architettura storica, le piazze dove risuonano ancora le voci degli intellettuali del secolo scorso, i musei che custodiscono la memoria del cristallo. Sono spazi che possono tornare ad animarsi e diventare luoghi di incontro, sperimentazione e cultura viva.
La candidatura a Capitale della Cultura 2028 arriva in un momento significativo per l’Italia dei borghi e delle città medie, che stanno riscoprendo il proprio ruolo di laboratori di innovazione sociale e culturale. Colle può diventare modello di come una comunità sappia reinventarsi senza perdere la propria anima, di come il saper fare tradizionale possa incontrare le sfide contemporanee.
Questa candidatura è un’opportunità che va oltre il titolo di Capitale della Cultura: è un progetto di comunità che guarda al 2028 come orizzonte di trasformazione possibile. Invito chi vive a Colle, e chi la sente vicina, a partecipare, a sostenere le iniziative, a contribuire con idee e presenza. È così che una città cambia davvero: lavorandoci insieme, giorno per giorno, come un pezzo di cristallo che prende forma nel fuoco e nella pazienza di chi lo lavora.
Il cristallo dei sogni non è metafora: è la promessa concreta di una città che sa guardare avanti mantenendo salda la propria identità, trasparente come il vetro che l’ha resa famosa nel mondo, resistente come la roccia su cui è costruita.