
R.E.M. – Nightswimming
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21 Settembre 2025Il futuro del Santa Maria: un suono muto
Certo, questo futuro costa poco più di un milione di euro. Ma ormai la parola futuro è diventata un suono muto, logorata da anni di annunci, masterplan, “visioni” e “colonne vertebrali” che raramente si sono tradotti in una reale strategia culturale. L’articolo di Aldo Tani sul Corriere di Siena fotografa l’ennesima ripartenza del Santa Maria della Scala, ma la domanda di fondo resta inevasa: che cosa vogliamo che diventi davvero questo luogo?
Il presidente della Fondazione, Cristiano Leone, assicura che non si tratta di “progetti effimeri”. Bene. Ma un milione di euro può sparire in pochi mesi tra pannellistica e cantieri senza cambiare di una virgola l’esperienza culturale. La mostra sul Vecchietta, in programma per ottobre, è un’occasione importante, ma non basta a garantire un salto di qualità.
Sul fronte delle attribuzioni e delle ricostruzioni critiche – soprattutto quando si parla del Vecchietta, figura centrale nella storia del Santa Maria – serve la massima cautela. La tentazione di proporre una narrazione lineare, chiusa e rassicurante, tipica degli approcci anglosassoni, rischia di appiattire la complessità della ricerca. Ogni scelta espositiva dovrebbe poggiare su un lavoro scientifico solido, distinguendo tra autografi, opere di bottega e collaborazioni, e documentando in modo trasparente provenienze, restauri e bibliografia.
Positivo il progetto di riaprire il percorso interno verso il Museo Archeologico e il Museo della Città, ma anche qui serve visione: aprire un corridoio non basta se dietro non c’è un progetto di contenuti, di relazioni con il pubblico, di produzione culturale.
Il Santa Maria deve smettere di essere una grande incompiuta. Non serve un maquillage, serve un’idea. Serve un laboratorio vivo, capace di parlare al mondo e non solo di attrarre turisti per qualche weekend. Altrimenti continueremo a ripetere la parola “futuro” come un mantra vuoto, mentre il presente ci sfugge di mano.