MARCO BRESOLIN
Nonostante le richieste della Commissione europea, ribadite anche ieri da Paolo Gentiloni, il governo non presenterà il nuovo Pnrr con il capitolo di RePowerEu entro la fine di aprile. Con ogni probabilità bisognerà attendere fino all’estate. La conferma, indiretta, è arrivata ieri dalla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Matilde Siracusano: rispondendo a un’interpellanza urgente del Pd, l’esponente di Forza Italia ha sottolineato che il termine del 30 aprile «non è perentorio» e che l’unica scadenza «da osservare» è quella del 31 agosto.
Da un punto di vista prettamente giuridico, l’interpretazione del governo è corretta perché il regolamento dice effettivamente che gli Stati «sono incoraggiati» a presentare i capitoli di RePowerEu «preferibilmente» entro la fine di aprile. Non si tratta dunque di un obbligo legale. Ma per Bruxelles il tempo stringe. E lo spettro di un ulteriore ritardo preoccupa la Commissione europea perché l’Italia rischia di non riuscire a impegnare tutte le risorse del piano che – secondo il regolamento – vanno stanziate entro la fine del 2023 (e poi materialmente spese entro il 31 agosto del 2026).
L’esecutivo Ue aveva già lanciato un avvertimento nei mesi scorsi, pubblicando le linee-guida per la revisione dei piani. Una volta presentate le modifiche, la Commissione avrà bisogno di due mesi per dare una valutazione, dopodiché il Consiglio avrà a disposizione un altro mese per approvarle. Nel caso in cui l’Italia inviasse il suo piano a fine agosto, il via libera arriverebbe quindi a fine novembre. E a quel punto il governo avrebbe soltanto un mese per impiegare le risorse residue. «In tal caso – si legge nelle linee-guida – lo Stato corre il rischio di perdere il 30% della sua dotazione di sovvenzioni». Per questo, «al fine di garantire una rapida attuazione delle misure di RePowerEu, gli Stati membri dovrebbero presentare i loro piani modificati con i capitoli di RePowerEu entro il 30 aprile, al più tardi» e «dovrebbero presentare le revisioni del loro Pnrr come parte di un unico addendum».
La richiesta esplicita è quindi di presentare tutte le modifiche allo stesso momento, cosa che il governo italiano probabilmente farà, anche perché l’intenzione è di spostare sulle politiche di coesione i progetti del Pnrr che non potranno essere completati entro il 2026 e utilizzare le risorse che verranno liberate per finanziare gli interventi del RePowerEu. Ma è ormai scontato che il nuovo piano non sarà pronto entro il 30 aprile. E più passa il tempo, più crescono i timori. I tecnici della Commissione hanno già sollevato informalmente l’allarme: «Avanti di questo passo, l’Italia rischia di non farcela». Anche perché è vero che ultimamente il ministro Raffaele Fitto si è fatto vedere con una certa frequenza nel Palazzo Berlaymont per spiegare la sua intenzione di spostare alcuni progetti sulla politica di coesione, ma senza presentare nel dettaglio le proposte di modifica.
Per questo la discussione vera e propria con la Commissione non è mai iniziata. E le dichiarazioni di ieri di Paolo Gentiloni lasciano poco spazio alle interpretazioni: parlando con i giornalisti italiani a Washington, il commissario all’Economia ha confermato che «è possibile rivedere alcuni progetti di questo piano», ma «è fondamentale che eventuali proposte di aggiornamento o modifiche di correlazione tra Pnrr e fondi di coesione arrivino, in modo da consentire ai miei uffici e ai servizi della Commissione di valutarle».
Detto ancor più esplicitamente: «Per fare le modifiche bisogna che arrivino le richieste e che ci si metta un po’ intorno al tavolo a lavorarci sopra». Cosa che al momento non è avvenuta. Ma non bisognerebbe attendere oltre perché, ha insistito Gentiloni, «prima si riesce a mettersi al lavoro sulle modifiche e meglio è». Parole che stridono un po’ con l’atteggiamento attendista emerso ieri dalle parole della sottosegretaria Siracusano, la quale ha spiegato che sul RePowerEu «è ancora in corso l’attività istruttoria»e che per questo «non è possibile allo stato fornire elementi di dettaglio».
Dure le critiche dell’opposizione: «Abbiamo avuto la conferma che in merito al RePowerEu vi è grande confusione e incertezza sugli stessi progetti che si intendono presentare» ha detto il capogruppo del Pd in commissione Politiche europee, Piero De Luca. «Il governo – ha aggiunto – è in assoluto ritardo e non vi è alcuna idea di quali siano i progetti sui quali puntare». Anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, lancia un appello al governo: «Mettiamo da parte maggioranza e opposizione. Apriamo un tavolo sul Pnrr e capiamo cosa funziona e cosa no».