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Celebrating the Centennial of (Arguably) the World’s First Modern House, in West Hollywood
24 Luglio 2022
Vacanze romane
24 Luglio 2022La mostra Il lavoro di Jacqueline Salmon
di Patrizia Varone
Le point aveugle. Périzonium, études et variations («Il punto cieco. Perizonio, studi e variazioni») è il lavoro presentato ad Arles dalla fotografa francese Jacqueline Salmon su un oggetto centrale nelle effigi del Cristo crocifisso, ma assente nelle ricerche della storia dell’arte: il perizonio indossato da Gesù. «Dalla penna dei più famosi storici dell’arte — racconta l’autrice — si leggono descrizioni precise del corpo, dei chiodi, del volto, delle ferite, ma mai del drappo della purezza».
In giro per l’Europa, Salmon ha visitato musei, chiese, gallerie; sfogliato cataloghi, inventari di collezioni, libri, con l’unico obiettivo di fotografare il perizonio. Un’indagine che rende nodale lo sguardo dell’autrice che, attraverso l’inquadratura e la composizione, opera una recisione e rinnova, mediante l’interpretazione, l’esercizio della riproduzione delle opere d’arte per mezzo della fotografia. «Operando per dettagli — spiega —, il busto, le spalle e il viso scompaiono. Al contrario si percepisce il fuori campo dell’immagine e viene messo in luce ciò che sfugge alla contemplazione dell’opera per intero. Inoltre, la classificazione cronologica degli stili del drappeggio evidenzia i pittori che crearono nuovi generi: Giotto, Rogier van der Weyden, Lucas Cranach (il vecchio), il Greco, Pieter Paul Rubens e chi ne è seguace».
Jacqueline Salmon incrocia la storia dell’arte dall’XI al XX secolo e ripercorre i diversi modi in cui il perizonio di Cristo è stato dipinto, scolpito o disegnato, rendendolo, in questo modo, un indicatore delle mentalità artistiche e religiose delle società occidentali. «Ho iniziato questo lavoro nel 2017 per una rassegna sul drappeggio al Museo delle Belle Arti di Lione — continua Salmon —. Durante questa ricerca ho incontrato diversi storici dell’arte e soprattutto Sébastien Allard, direttore del dipartimento di pittura del Museo del Louvre, che mi ha detto che solo un fotografo avrebbe potuto farlo, perché questo è prima di tutto un lavoro sull’inquadratura. Riflessione che mi ha persuaso a continuare l’indagine».
L’autrice illustra il suo lavoro anche a Michèle Moutashar, già curatrice capo del Musée Réattu di Arles, e ad Andy Neyrotti, capo del dipartimento di studio e conservazione «che — continua Salmon — ha immaginato, insieme al direttore Daniel Rouvier, una mostra durante i Rencontres de la photographie d’Arles 2020, posticipata al 2022 per Covid. Due anni in cui ho accresciuto la ricerca e realizzato il modellino del libro, concepito come un atlante con 963 illustrazioni». L’esposizione, in corso al Museo Réattu fino a ottobre, conta circa 230 stampe. Un primo gruppo, 13 immagini e un taccuino, interseca le collezioni permanenti del museo. Si passa poi al nucleo della ricerca di Jacqueline Salmon. Qui le fotografie sono presentate seguendo cronologia e modi del drappeggio. Puramente estetica è l’associazione tra le immagini.
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