«Scuola libera», «autogestione», «pedagogia del dissenso»: slogan scritti e urlati nelle piazze italiane quando operai e studenti marciano insieme per rendere gli ideali meno retorici e molto più concreti. Siamo a metà degli anni ’70, punto d’arrivo della parentesi temporale che per Enrico Menduni, curatore di Anni interessanti – Momenti di vita italiana. 1960-1975 (il titolo è preso in prestito dall’autobiografia dello storico Eric J. Hobsbawm), rappresenta un capitolo della «nostra storia» attraverso il mezzo fotografico. Promossa e organizzata da Archivio Luce Cinecittà con Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Csac – Università degli Studi di Parma, Rai Teche, questa mostra allestita al piano terra del Museo di Roma in Trastevere (fino al 16 ottobre), accompagnata dal catalogo pubblicato da Electa Photo, è l’ideale prosecuzione della precedente Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961 che lo stesso curatore, esperto in radio, televisione e linguaggi multimediali, organizzò al Museo di Roma Palazzo Braschi nel 2018-19. Un ritratto corale delineato dalla rigorosa selezione di 124 documenti fotografici in bianco e nero per la maggior parte anonimi (qualcuno però è firmato da grandi fotoreporter come Caio Mario Garrubba, Gianni Berengo Gardin, Pino Settanni e Carlo Cisventi), prelevati dai fondi delle agenzie fotografiche italiane.
Accanto a Publifoto Roma ed agli AF – Archivi Farabola, ci sono quelli confluiti nelle oltre 3 milioni di immagini dell’Archivio fotografico dell’Istituto Luce, di cui 1 milione e mezzo ancora da digitalizzare, come Dial-Press e V.E.D.O. (Visioni Editoriali Diffuse Ovunque). Fotografie che spesso venivano solo sviluppate e inviate alle agenzie per essere distribuite alle testate di ampia tiratura, ma che per lo più finirono con il rimanere chiuse nelle buste dentro i cassetti dell’archivio per essere stampate per la prima volta proprio in questa occasione. «Adottandole le abbiamo fatte nascere e diventare oggetto artistico», sottolinea Menduni che inquadra il periodo storico preso in esame parlando di «passaggio da un’affermazione gioiosa all’inquietudine».

TRA LE REALTÀ a confronto, specchio di un’Italia in bilico tra tradizione e progresso che vive il boom economico con l’entusiasmo della gioventù che balla il twist guardando con trepidazione il primo uomo nello spazio «atterrato felicemente» (titolava L’Unità nell’edizione straordinaria), dove le famiglie si riuniscono per il pranzo della domenica e le suore di bianco vestite passeggiano tra gli scogli, sono sempre più evidenti le disuguaglianze e le potenziali criticità: manganelli e baracche, migrazione, disastri ecologici (Vajont e alluvione di Firenze), austerity, violenza con gli anni di piombo sono in agguato. Il volto di un giovanissimo Adriano Celentano, intanto, si riconosce tra «celebrities» come Rita Pavone, Sandro Pertini, Sophia Loren, Franca Rame e Dario Fo, il «Papa buono»…
Ci sono anche i Beatles con le guglie del duomo di Milano alle spalle, il 24 giugno 1965, in occasione dell’unica tournée italiana e Franca Viola nel fermo immagine del cinegiornale Sette G del 1966: «La giovane siciliana che rifiutò di sposare il suo rapitore», come sintetizza la didascalia tralasciando che il coraggio e la fermezza di questa donna e della sua famiglia hanno rappresentato un simbolo nell’affermazione dei diritti civili.

COMBATTERE ingiustizie e disuguaglianze diventa sempre più impellente: prima ancora dell’occupazione delle università da parte degli studenti, le lavoratrici manifestano per i loro diritti, incluso quello di non esser licenziate a seguito del matrimonio, nella Città Eterna il 21 febbraio 1961 sfilano con cartelli su cui si legge: «Il matrimonio per la Costituzione è il fondamento della famiglia. Per la chiesa è un sacramento. Per i padroni di questa banca è una colpa».
Tra le tante immagini due foto sono particolarmente emblematiche e, in un certo senso, premonitrici: la solitudine di Aldo Moro in un’aula nel 1960 e quella di Pier Paolo Pasolini accanto all’Alfa GT un mese prima del suo assassinio (la foto è di Dino Pedriali). «E qualcosa rimane, fra le pagine chiare e le pagine scure» come canta Francesco De Gregori in Rimmel (1975).