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15 Agosto 2024Domenico Mancini, detto Memmo Mancini, mitologica figura della scena artistica romana dagli anni Sessanta in poi e protagonista del documentario Il venditore di colori in onda su Sky Arte domenica 29 novembre, è il proprietario della celebre bottega “Ditta Poggi” nei pressi del Pantheon.
Classe 1944, diploma di terza media, Il leggendario fornitore di materie prime viene assunto dalla ditta G. Poggi appena 18enne, nella bottega di via del Gesù. Poco tempo dopo lo chiamano per un posto in banca, ma lui rifiuta perché diventerà fedele e insostituibile punto di riferimento per tutti i clienti, tra i quali molti grandi artisti: da Giorgio de Chirico a Salvador Dalí a Balthus, da Renato Guttuso a Giulio Turcato, da Andy Warhol a Robert Rauschenberg, da Cy Twombly a Mario Schifano, fino agli artisti più giovani, i pittori della Transavanguardia, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino.
Ancora oggi si racconta delle “mestiche” particolari di de Chirico, delle latte di colore di Guttuso, di una rara qualità di essenze di lavande per Dalí, che il grande artista usava per diluire il colore, del “bruno mummia” di Balthus.
“Ho sentito parlare di Memmo per la prima volta alla fine degli anni Settanta” ‒ racconta il regista Daniele Costantini ‒ “ero amico di Franco Angeli, esponente della scuola romana di Piazza del Popolo, andavo spesso a trovarlo nel suo studio di via dei Barbieri, nei pressi di Piazza Argentina, e lo sentivo discutere al telefono con Memmo di telai, tele, colori e smalti”.
Costantini rivela di aver avuto voglia di raccontare questa storia per lungo tempo, ma di aver trovato finalmente complicità produttiva in Roberto Cicutto convincendo poi il ‘coloraio’, restio a essere protagonista di un film, nel progetto che si avvale della fotografia di Maurizio Calvesi.
Il documentario segue l’evoluzione della bottega da mesticheria con merci di ogni tipo, compresi pettini e liquori, ma già frequentata da personaggi noti, come Anna Magnani, al momento in cui il negozio si concentra sulle forniture per artisti e restauratori: tele, tempere, pennelli, oli.
Così Memmo, che Mimmo Paladino ha definito “viaggiatore di alchimie“, diventa braccio destro di Mario Schifano, a cui procurava la carta dei pizzicagnoli e gli smalti americani fluorescenti, aiutandolo anche a traslocare da uno studio all’altro. Renato Guttuso era un’altra frequentazione consueta: l’artista siciliano lavorava su tela, con chine e acquerelli, ma è su Balthus che si focalizza la narrazione attraverso le parole della giapponese Setsuko Klossowska de Rola, la vedova dell’artista francese di origine polacca che racconta tanti episodi interessanti, dall’amicizia intellettuale tra Balthus e Giacometti all’incontro con Federico Fellini, di cui doveva fare un ritratto su richiesta del ministro della cultura Lang che poi non si fece, al periodo romano, quando fu direttore dell’Accademia di Francia a Villa Medici, fino alla folgorazione per la dimora svizzera a Rossinière, comprata attraverso la cessione dei suoi quadri a un gallerista, uno chalet dove oggi ha sede la Fondazione Balthus.