L’imbarazzo di Meloni E il leghista le invia un messaggio
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4 Dicembre 2023Il racconto
di Nino Lucae Marco Cremonesi
I toni del romeno Simion e del fiammingo Annemans
DAI NOSTRI INVIATI
FIRENZE «Oggi l’Unione Europea è l’inferno. L’inferno perché abbiamo la deindustrializzazione. Inferno perché abbiamo la distruzione delle identità nazionali. Inferno perché abbiamo il declino del cristianesimo. E non possiamo più usare le parole padre, madre e Natale». George Simion è probabilmente il più eccentrico dei partecipanti internazionali al summit di Identità e democrazia (Id), l’eurogruppo a trazione leghista che si è riunito ieri a Firenze. Simion guida il gruppo Aur, l’Alleanza per l’unità dei rumeni, e usa parole così sopra le righe che forse neppure a Salvini hanno fatto piacere. Tra cui quelle rivolte alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e al suo ex vice Frans Timmermans: «Sono due pazzi, due malati che a Bruxelles vogliono creare un super Stato europeo».
Accompagnato da un tizio drappeggiato nella bandiera del partito, sabato era stato avvistato all’appuntamento internazionale organizzato a Pistoia dai Conservatori europei (Ecr) di Giorgia Meloni. Lì aveva annunciato la sua intenzione di aderire all’Ecr, salvo poi presentarsi agli Uffizi per la visita guidata organizzata dalla Lega e alla successiva cena fiorentina dei sovranisti di Id. Ieri, tranquillissimo, spiegava che la sua idea di aderire all’Ecr risale al 2020 e che comunque lui spera che «tutti staremo insieme, l’unione fa la forza del centrodestra».
Le critiche all’Unione sono il più vistoso dei tratti comuni tra le 13 delegazioni degli altrettanti partiti che aderiscono (tranne Aur) a Identità e democrazia. Un altro è che sono quasi tutti partiti di opposizione, ma quasi tutti in crescita e premiati dai sondaggi. Il terzo è che tutti hanno eletto «i liberali» come nemico numero uno, assai più che i comunisti, probabilmente considerati fuori gioco. Il più colorito qui è il capo degli indipendentisti fiamminghi di Vlaams Belang, Gerolf Annemans: «Il liberalismo è un drago a molte teste, ma non è invincibile. Il liberalismo ha fallito, prendiamone il posto».
Altro punto di contatto tra i nemici dell’Unione, il vero «signora mia» del gruppo, è l’amore dichiarato per la civiltà europea contrapposta a Bruxelles. Per dirla con le parole di Kostadin Kostadinov, leader dei nazionalisti bulgari e filorussi di Revival, «L’Unione Europea è una minaccia per l’Europa». Tra i non nemici della Russia c’è certamente il più discusso dei partiti che compongono Id, i tedeschi di AfD. Il loro presidente Tino Chrupalla, anche ieri ha lamentato che l’economia russa cresce dopo le sanzioni, la nostra cala. «Una follia».
Dall’Austria, il capodelegazione del Fpo Harald Vilimsky saluta Matteo Salvini con un «Ciao, capitano» e poi è tranciante: «Ne abbiamo abbastanza di comunisti, ambientalisti, liberali, giornalisti di sinistra. Noi ce ne infischiamo dell’establishment, dei media, della cultura woke». L’ambiente pare pochissimo favorevole alle variazioni sul genere: per il polacco Roman Fritz, della Confederation of the polish crown (Kkp) siamo in un mondo in cui «la verità viene sostituita dal soggettivismo, e una donna può presentarsi come uomo, il diritto e la legge sono sostituite da cose illogiche calate dall’alto verso il basso e «la religione viene trasformata in ambientalismo e climatismo, insomma in marxismo». Per la cronaca, inizia il suo discorso in italiano e latino: «Buongiorno, laudato Gesù Cristo in secula seculorum amen».