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15 Agosto 2025Israele accelera con nuove colonie: Cisgiordania divisa e Gaza sotto assedio
A housing project under constraction is seen in the West Bank Israeli settlement of Maale Adumim, Monday, June 26, 2023. Israel's far-right government on Monday approved plans to build thousands of new homes in the occupied West Bank, a move that threatened to worsen increasingly strained relations with the United States. (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
In Cisgiordania, il governo israeliano ha dato il via libera al progetto E1, un piano che prevede la costruzione di oltre 3.000 abitazioni per coloni in un’area strategica tra Gerusalemme Est e Ma’ale Adumim. Questa zona, un tempo abitata da comunità beduine palestinesi, diventerà un corridoio che unirà la capitale a insediamenti già esistenti e alla Valle del Giordano. L’effetto sarà quello di isolare Gerusalemme dal resto della Cisgiordania e spezzare in due il territorio palestinese, rendendo di fatto impossibile la creazione di uno Stato indipendente.
Il ministro Bezalel Smotrich ha definito il progetto “la migliore espressione del sionismo”, sostenendo che sia la risposta concreta a chi parla di un futuro Stato palestinese: non con dichiarazioni, ma con case, strade e quartieri ebraici. Per decenni questo piano era rimasto congelato a causa delle pressioni internazionali, ma oggi non sembra esserci alcun freno politico o diplomatico.
Intanto, nella Striscia di Gaza la crisi umanitaria peggiora di giorno in giorno. Nel nord, aree come Jabaliya, Beit Lahiya, Beit Hanoun e Gaza City sono sottoposte a bombardamenti continui. Nelle ultime ore, oltre cinquanta persone sono state uccise dai raid e altre quattro sono morte di fame, portando a più di 239 il numero delle vittime causate dalla malnutrizione dall’inizio del conflitto, quasi la metà bambini. Dal 7 ottobre 2023, il bilancio delle vittime dirette supera le 61.700 persone.
Le organizzazioni umanitarie denunciano che Israele blocca l’accesso agli aiuti, lasciando milioni di dollari di cibo, acqua e medicinali fermi nei magazzini fuori dalla Striscia. Le nuove regole imposte dall’esercito israeliano per l’ingresso nei Territori occupati stanno rallentando o impedendo le missioni di soccorso. Secondo osservatori locali, si tratta di una strategia militare che punta a distruggere interi quartieri e impedire ai civili di tornare alle proprie case.
Il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito che l’offensiva continuerà fino alla sconfitta di Hamas, immaginando per Gaza un futuro sotto controllo israeliano, con “zone sicure” e amministrazioni locali non legate al movimento islamista. Le sue parole richiamano la visione di una “Grande Israele”, sostenuta da una parte della destra nazionalista, che vede nel rafforzamento degli insediamenti e nel controllo militare la chiave per garantire sicurezza e stabilità.
In questo scenario, i palestinesi si trovano stretti tra nuovi muri e vecchie ferite: da una parte, l’espansione delle colonie che smembra la Cisgiordania; dall’altra, una guerra che cancella città e comunità a Gaza. Il futuro della regione appare sempre più frammentato, con la prospettiva di una pace reale che si allontana ogni giorno di più.