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Giuseppe bottero
Il governo è pronto ad annunciare la fine della lunghissima telenovela sul destino dell’ex Alitalia. Nelle prossime ore arriverà il via libera alla trattativa in esclusiva per l’acquisto di Ita, la società nata dalle ceneri della compagnia di bandiera. L’offerta prescelta sarebbe quella presentata dalla cordata composta da Msc e Lufthansa che, spiegano da via XX Settembre, avrebbe costruito la proposta industriale più convincente. I tempi sono stretti, il tandem costituito dal colosso dei mari e dal gruppo tedesco aveva messo una data limite: la chiusura dell’operazione entro fine agosto. Dunque, eccoci.
Le proposte
Msc e Lufthansa avrebbero messo sul piatto 850 milioni di euro per l’80% di Ita, con il 60% a Msc, il 20% ai tedeschi e il 20% al Ministero del Tesoro, che al momento è l’azionista unico. Tre, secondo quanto trapela, i posti destinati a Msc nel futuro consiglio di amministrazione. Uno ciascuno invece per Lufthansa e il Mef. Il piano da 20 pagine prevede lo sviluppo di sinergie con Msc sia per i passeggeri che per il cargo: un ruolo di rilievo, inoltre, sarebbe garantito a Fiumicino che diventerebbe l’hub dei tedeschi del Mediterraneo. Diversa, invece, la proposta di Certares che offrirebbe circa 650 milioni di euro per una quota di poco inferiore al 60%, lasciando più del 40% nelle mani del Tesoro: al ministero spetterebbero due posti su cinque in un futuro board, tra cui il presidente, oltre al diritto di veto su alcune decisioni.
Le voci sugli americani
Quello del maggior peso all’interno della governance futura è un elemento che qualcuno, in via XX Settembre, ha guardato con molto interesse. E ieri tra i palazzi della politica circolava la notizia di un possibile cambio di rotta all’ultimo secondo, con una spinta verso la proposta americana: non solo per le maggiori garanzie dal punto di vista della governance, ma anche nell’ottica di monetizzare in futuro l’eventuale successo del rilancio della compagnia aerea. Inoltre, come Msc-Lufthansa, anche la proposta del fondo Usa prevedrebbe dei bonus sui risultati da distribuire al Tesoro in uscita. Un modo per garantire, in qualche modo, che la presenza dello Stato nel gruppo resterà forte. Il fondo statunitense, poi, punterebbe a dare a Fiumicino un ruolo centrale, come terzo hub dell’Europa continentale, insieme ad Amsterdam e Parigi, rafforzando sia le rotte del Nord America che quelle per l’America Latina e l’Africa. E non è escluso un investimento in Ita da parte di Delta e Air France in un secondo momento, con la compagnia francese che – una volta rimborsati gli aiuti di Stato – potrebbe rilevare una quota del 9,9% del vettore tricolore.
Le condizioni
Il via libera è condizionato al rispetto, da parte delle offerte arrivate sul tavolo del ministero, della cornice delineata dal Dpcm dello scorso febbraio, che ha dato il via alla privatizzazione. Tre gli aspetti essenziali per Ita, oltre a quello finanziario, evidenziati nel corso di alcune audizioni parlamentari dal ministro dell’Economia Daniele Franco: la dimensione industriale, con l’obiettivo di avere una compagnia solida e redditizia; le prospettive di crescita della società, con l’accesso ai mercati strategici e l’operatività sul lungo raggio ritenuti cruciali; lo sviluppo di occupazione di qualità e sostenibile. «Il governo andrà fino in fondo e deciderà» aveva spiegato Draghi nell’ultima conferenza stampa. Il momento è arrivato. Anche perché più scorre il tempo, più cala il valore di Ita: a febbraio Lufthansa ed Msc erano pronte a mettere sul piatto 1,2 miliardi di euro, una cifra già scesa di 400 milioni di euro.