
Libertà… E Scusate Se E’ Poco
6 Agosto 2025
Non si molla mai. È la prima regola, quella che viene prima di tutto il resto. Julio Velasco, allenatore leggendario di pallavolo, non lascia spazio a equivoci: “Possiamo giocare male, possiamo avere una brutta giornata, però non si molla. Se si molla, sono dolori.”
È una regola di campo, certo. Ma è anche una filosofia di vita.
Perché nella vita, come nello sport, la differenza non la fa chi è perfetto, ma chi resiste. Chi continua, anche quando tutto rema contro.
1. Non si molla. Mai.
È facile essere determinati quando le cose vanno bene. Ma Velasco ci ricorda che la vera forza si vede quando non hai più voglia, quando stai perdendo, quando sei solo contro tutti.
È lì che si gioca la partita.
Non è questione di vincere o perdere: è questione di esserci fino in fondo.
2. Niente alibi.
“Attribuire ad altri la responsabilità dei nostri fallimenti è la strada più sicura verso la mediocrità”, dice Velasco.
Questa è la sua seconda regola. E ci riguarda tutti.
Perché oggi viviamo immersi in una cultura dell’alibi, dove la colpa è sempre di qualcun altro: l’arbitro, il sistema, il tempo, il destino.
Ma chi cerca sempre un colpevole non cambia mai niente. Chi invece si assume la responsabilità, anche degli errori, cresce.
Velasco lo dice con chiarezza: “Accettare l’errore significa accettare che l’apprendimento passa da lì. Non c’è crescita senza fatica, e non c’è miglioramento senza fallimento.”
3. L’errore è parte del gioco.
La terza regola è forse la più difficile da accettare in un mondo che esalta la prestazione, il risultato, la perfezione.
Ma è una verità antica e potente: si sbaglia per imparare.
E questo vale a tutte le età. Anche per i genitori.
Velasco mette in guardia da un atteggiamento troppo diffuso: quando un figlio torna da scuola e dice “il professore ce l’ha con me”, spesso scatta la difesa automatica: “ci penso io”.
Ma quel gesto, apparentemente protettivo, mina la fiducia che abbiamo nei loro confronti.
“Il sottotesto è: non credo che tu possa cavartela. Invece dare fiducia, per la loro autostima, significa dirgli: risolvitela da solo, so che puoi farlo.”
Il coraggio non è assenza di paura
Velasco lo dice senza retorica: essere coraggiosi non vuol dire non avere paura, ma saperci convivere, imparare a camminarci accanto.
Come nello sport, come nella vita.
E se gli chiedi qual è stato il suo segreto, risponde con umiltà: “Non direi di essere stato uno dei tecnici più grandi, ma sicuramente uno dei più aggiornati. Ho sempre cercato di rubare qualcosa: dai libri, dai film, dagli altri sport. Sono un ladro di idee.”
Una lezione anche per chi lavora nella formazione, nella cultura, nella scuola: la grandezza non è in chi pretende di sapere tutto, ma in chi è disposto ad ascoltare, osservare, apprendere sempre.
Chi vince trova soluzioni. Chi perde cerca alibi.
Velasco ha allenato centinaia di atleti. Alcuni vincenti, altri no. La differenza? Non sta nel talento.
Sta nella mentalità: “I vincenti trovano soluzioni. I perdenti cercano alibi.”
Saper perdere non è una vergogna, ma una competenza fondamentale.
Perché chi sa perdere senza recriminare è già sulla strada per ricominciare. Chi invece dà sempre la colpa agli altri, resta fermo, bloccato, fragile.
Tre regole, nessuna scusa
- Non si molla mai.
- No agli alibi.
- L’errore è una scuola.
Il resto è solo rumore.