
Presentazione del libro “Il dolce incedere della sera”
28 Novembre 2025
Quando lessi le due pagine dedicate all’Università di Siena rimasi colpito soprattutto dal tono autoreferenziale. Non perché mancassero risultati da mostrare, ma perché si evitava accuratamente di affrontare le questioni più importanti. Quelle domande che io stesso ponevo da diverso tempo: che cosa resterà quando i fondi straordinari si esauriranno? E in che modo l’Ateneo intende dare continuità al lavoro dei giovani ricercatori reclutati con il PNRR?
L’intervento di Bisi di questi giorni ha riportato il tema al centro della discussione. Il suo articolo, pur nella forma giornalistica, ha avuto il merito di evidenziare il punto che molti fingono di non vedere: il rischio che un investimento straordinario resti privo di un seguito strutturale. È stato uno spunto utile, non perché introduca qualcosa di nuovo, ma perché obbliga a guardare ciò che la retorica celebrativa aveva messo in ombra.
Gli investimenti sono stati significativi e hanno permesso di avviare progetti rilevanti, modernizzare infrastrutture e attrarre 240 giovani studiosi. È un patrimonio umano e scientifico prezioso. Ma un progetto vale davvero quando riesce a reggersi sulle proprie basi, non quando dipende solo da un finanziamento eccezionale. E qui emerge il nodo: il PNRR ha dato un impulso forte, ma non ha creato automaticamente condizioni di sostenibilità.
La ricerca vive di stabilità, continuità e programmazione. Richiede risorse ordinarie, capacità di attirare fondi competitivi, rapporti solidi con il tessuto produttivo e una visione strategica che vada oltre l’emergenza. Nulla di tutto questo può essere garantito se l’unico pilastro è un finanziamento a termine.
La responsabilità non è nel presentare i risultati, ma nel non indicare il percorso che permetterà di mantenerli nel tempo. Senza una strategia di consolidamento, la stagione del PNRR rischia di trasformarsi in un’occasione effimera, con la conseguenza paradossale di disperdere proprio quei giovani che rappresentano la ricchezza più grande.
Oggi servono meno autocelebrazioni e più trasparenza sulle prospettive. La forza di un’istituzione non si misura dalla quantità di fondi straordinari ricevuti, ma dalla capacità di trasformarli in un progetto duraturo. È questo il confronto necessario per il futuro della ricerca a Siena: onesto, concreto, privo di retorica. Solo così le domande che molti evitano oggi non diventeranno i problemi di domani.





