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È riuscito alla destra quello che la sinistra ha fallito. Mediobanca, simbolo dei salotti buoni della finanza milanese, è stata scardinata grazie a un’operazione che porta il marchio del governo e dei suoi alleati più potenti, gli eredi Del Vecchio e Caltagirone. La mossa decisiva è stata l’offerta pubblica d’acquisto lanciata da Monte dei Paschi di Siena, la banca a lungo considerata un problema per il Paese e salvata a più riprese con i soldi pubblici. Un paradosso evidente: il vecchio malato della finanza tricolore trasformato nel cavallo di Troia con cui aprire le porte di Piazzetta Cuccia e arrivare al suo tesoro più prezioso, la partecipazione in Generali.
La trama sembra quella di un ribaltone epocale: Roma che conquista Milano, la politica che piega la finanza, i cosiddetti outsider che prendono il controllo della roccaforte fondata da Cuccia. Ma a guardarla più da vicino, la retorica della rivincita suona stonata. Non è affatto l’affermazione di nuovi protagonisti indipendenti: sono sempre gli stessi grandi capitali e le stesse logiche di potere che rimescolano le carte. Solo che questa volta la spinta viene dalla destra di governo, che ha saputo usare Mps come strumento di influenza, laddove la sinistra, pur avendo per anni il controllo politico e istituzionale della banca senese, non era riuscita a costruire un disegno di sistema.
Intanto, la caduta di Alberto Nagel, dopo diciotto anni al vertice, segna la fine di un’epoca. Il suo progetto di rafforzare Mediobanca comprando Banca Generali è stato bocciato dagli stessi soci che hanno preferito aprire la strada all’offerta senese. Ora si parla già dei possibili successori: Mauro Micillo, Marco Morelli, Vittorio Grilli, Luigi De Vecchi. Una girandola di nomi che conferma come, dietro la retorica del cambiamento, resti intatto il perimetro ristretto in cui si muove la finanza italiana.
Alla fine, la cosiddetta rivincita degli outsider non è altro che il ritorno dei soliti noti, con la politica a giocare un ruolo sempre più diretto. La destra ha ottenuto ciò che la sinistra non aveva saputo o voluto ottenere, ma il risultato è lo stesso: un’operazione che ripropone le logiche del vecchio sistema, tra intrecci di potere e capitali concentrati, con l’Europa pronta a mettere sotto esame regole e conflitti d’interesse.