Un massacro. Almeno 112 civili hanno perso la vita poco prima dell’alba di ieri a Gaza City, in un episodio dai contorni ancora poco chiari. Certo è che a contribuire al tragico bilancio c’è la fame, che ha spinto migliaia di persone ad assaltare alcuni camion di aiuti, tra i pochi che circolano nella Striscia, diretti verso nord. Nel mare di disperazione, fame e guerra, fanno da contorno le accuse reciproche tra autorità di Gaza ed esercito israeliano sulle responsabilità dell’accaduto.
Erano appena trascorse le 4 di mattina quando alcuni camion di aiuti stavano risalendo la Striscia sulla strada costiera Al-Rashid, una delle due direttrici nord-sud dell’area, usata sia dai civili per scappare sia dai militari per le operazioni belliche. Alla rotonda Nabulsi il dramma. I civili, come già successo nelle scorse settimane, stremati dalla fame e dalla miseria, spinti dalla disperazione, hanno assaltato i camion. La maggior parte di questi, incuranti della folla, hanno proseguito la corsa, travolgendo le persone nel buio della notte di Gaza City. Altri si sono fermati. A questo punto le versioni divergono.
Secondo Ashraf al-Qudra, il portavoce del ministero della salute di Gaza, l’esercito israeliano avrebbe sparato anche con l’uso di carri armati e droni, contro la popolazione inerme che cercava di accaparrarsi una razione di cibo. L’esercito ha smentito questa ricostruzione. Portando anche immagini dall’alto, i portavoce hanno detto che le vittime sono state provocate dalla folla, sono state calpestate da quelli che cercavano di afferrare qualsiasi cosa da mangiare e investiti dai camion.
A un certo punto, una folla si è diretta verso alcuni militari i quali, tenendo a distanza le persone, hanno esploso colpi di avvertimento in aria. Dal momento che la folla continuava ad avvicinarsi e che nell’area erano presenti diverse persone armate che avevano già esploso colpi, alcuni militari hanno mirato alle gambe dei palestinesi. Per l’esercito, non più di una decina di gazawi è stata raggiunta dai loro colpi. Il portavoce Daniel Hagari ha detto che non è stato colpito dall’esercito alcun richiedente aiuto. In ogni caso, è in corso una indagine su quello che anche Avi Hyman, portavoce del governo israeliano, ha definito «una tragedia». Le immagini sono impressionanti. Quelle dei droni dall’alto, complici anche il bianco e nero delle telecamere in lontananza, mostrano quelle che sembrano formiche su un pezzo di pane, e che invece sono disperati che cercano di sopravvivere, prendendo quello che possono. L’ospedale Al-Shifa è strapieno di persone da medicare e si teme che il bilancio possa aumentare, visto che ci sono almeno 760 feriti. Gli stessi camion che trasportavano aiuti, come si vede dalle immagini diffuse sui social, sono stati trasformati in ambulanze e carri funebri. Con il Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha tenuto una riunione a porte chiuse sulla vicenda, unanimi le condanne da tutto il mondo, anche perché c’è la consapevolezza che quanto accaduto, possa creare non pochi problemi ai colloqui su tregua e liberazione ostaggi in corso. Ieri sera la delegazione israeliana è tornata in Israele da Doha e nella notte il gabinetto di guerra sarebbe stato messo al corrente della situazione. Netanyahu, parlando alla televisione, ha detto che «è troppo presto per dire se ci sarà l’accordo». Hamas ha già minacciato di interrompere i colloqui. Anche il presidente americano, Joe Biden, ha affermato che l’attacco contro i palestinesi in attesa di aiuti nel nord di Gaza, complicherà gli sforzi per raggiungere un accordo tra Hamas e Israele. Biden ha aggiunto che ci sono «due versioni contrastanti di ciò che è accaduto» durante l’attacco e che gli Stati Uniti stanno «controllando» ciò che è realmente accaduto. Intanto, con le vittime del “massacro della fame” di ieri, le vittime a Gaza hanno superato le 30 mila. Una persona ogni sette che abitava Gaza è morta, compresi 12.500 bambini, mentre restano dispersi, probabilmente intrappolati sotto le macerie, almeno 8 mila persone. Mentre da più parti si chiede l’ingresso e la distribuzione di maggiori aiuti a Gaza, visto che solo nei giorni scorsi secondo fonti palestinesi almeno sei bambini sono morti per malnutrizione, il ministro della sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, è convinto che occorra invece fermarla perché mette in continuo pericolo i militari israeliani. Il deputato del suo partito Limor Son Har Melech, si è unito ai manifestanti che tentavano di bloccare gli aiuti al valico di Kerem Shalom.
Ma la spirale di violenza non si ferma, anche in Cisgiordania. Due israeliani, rispettivamente di 16 e 57 anni, sono rimasti uccisi in un attacco terroristico vicino all’insediamento di Eli. Secondo quanto riferito dai media locali, i due erano a bordo di un’auto vicino ad una stazione di servizio fuori dall’insediamento quando un poliziotto palestinese, già in passato in carcere in Israele, si è avvicinato e ha aperto il fuoco. L’esercito ha fatto sapere che il terrorista è stato ucciso da un civile che era nel vicino ristorante. E ieri a Mosca è cominciato l’incontro tra le fazioni palestinesi per trovare una quadra tra le diverse anime. Nella capitale russa, anche esponenti di Fatah e di Hamas oltre agli altri, che discuteranno per tre giorni.