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Il progetto del Leocorno porta Daniel Spoerri nella Valle di Follonica, trasformando uno spazio protetto dal 1956 in luogo di dialogo tra storia urbana e creatività
Le valli verdi di Siena sono un fenomeno urbanistico unico: 32 ettari di campagna dentro le mura medievali, quasi il 20% del centro storico. Non parchi progettati, ma spazi nati dalla storia: il governo dei Nove nel Trecento ampliò le mura includendo zone vergini per futura espansione, protezione dagli assedi e accesso alle fonti d’acqua. La peste del 1348 fermò quella crescita, lasciando vuoti quegli spazi destinati alle case, che divennero orti, oliveti e pascoli.
Nel XX secolo, con l’aumento demografico, la pressione edilizia minacciò questi polmoni verdi. Fu il Piano Regolatore del 1956 di Luigi Piccinato, Piero Bottoni e Aldo Luchini a salvarli, definendoli “parte assolutamente integrale dell’organismo urbanistico e monumentale di Siena” e sottoponendoli a vincolo panoramico assoluto che le rende inedificabili. Una scelta visionaria che ha preservato campagna autentica a trecento metri da Piazza del Campo.
La Valle di Follonica, dove sorge la Valle degli Unicorni, è la seconda per ampiezza con circa 63.000 metri quadrati, divisa tra le contrade della Giraffa e del Leocorno. Per generazioni i senesi hanno coltivato queste aree, addolcendone le pendenze, utilizzandole per feste contradaiole, mantenendo vivo un legame emotivo profondo. Oggi, mentre alcune valli come l’Orto de’ Pecci sono state recuperate con progetti di agricoltura urbana, altre rischiano l’abbandono, con percorsi che si perdono e oliveti che si inselvatichiscono.
La decisione del Leocorno di destinare parte della valle all’arte contemporanea rappresenta un’interpretazione coraggiosa: non costruire (cosa vietata), ma abitare lo spazio diversamente. Portare Daniel Spoerri – artista svizzero del Nouveau Réalisme, noto per i suoi “tableaux-pièges” che immortalano frammenti di vita quotidiana – significa affermare che questi luoghi possono diventare laboratori di contemporaneità senza tradire la loro natura.
L’opera dialoga con gli olivi secolari, i muri a secco, la terra coltivata. È un’installazione che, come le valli stesse, richiede presenza fisica, cammino, attraversamento. Il progetto del concorso biennale internazionale con residenze artistiche aggiunge una dimensione processuale: l’artista vincitore vivrà Siena, conoscerà la valle, comprenderà il vincolo non come limite ma come condizione di possibilità. Un approccio che ribalta la logica estrattiva del turismo culturale a favore di un’ecologia dell’arte, dove l’immersione nel territorio genera opere che portano in sé il genius loci.
Ma l’uso delle valli per l’arte solleva questioni delicate. Come bilanciare apertura al pubblico e fragilità degli ecosistemi? Come evitare che il progetto diventi un’attrazione che consuma invece di valorizzare? Come garantire che la fruizione non comprometta la quiete che ha preservato questi spazi per secoli?
La Congregazione degli artisti del Leocorno si inserisce nella tradizione di cura comunitaria che per secoli ha caratterizzato le valli: sostituisce l’orto con la galleria d’arte en plein air, ma mantiene lo stesso principio di presenza attiva. L’annuncio di ulteriori spazi entro dicembre suggerisce un’ambizione più ampia: una rete di luoghi che potrebbe costituire modello per altre contrade.
L’esperimento pone una domanda che va oltre Siena: come possono i vincoli urbanistici diventare opportunità di innovazione culturale? Il Piano Regolatore del 1956 definiva le valli come “un completo sistema di verde che vale a spaziare ed a individuare le nuove e le vecchie zone edilizie”. Settant’anni dopo, quel sistema può evolversi aggiungendo una dimensione culturale che lo rende vivo per le generazioni presenti, dimostrando che tutela e innovazione possono convivere.
Portare artisti internazionali nelle valli vincolate significa affermare che questi spazi non sono reliquie ma patrimonio vivente. Il vincolo urbanistico li ha salvati dalla speculazione edilizia; l’arte contemporanea può salvarli dall’oblio, a condizione di rispettare ciò che li rende unici: il silenzio, il tempo lento che resiste alla velocità urbana, la campagna dentro la città. Il progetto della Valle degli Unicorni dimostra che una comunità può custodire trasformando, portando alla luce uno dei segreti meglio custoditi di Siena senza consumarlo.
Pierluigi Piccini