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20 Novembre 2025A cent’anni dalla nascita del fratello minore di JFK resta un’eredità fatta di diritti civili e attenzione ai più deboli Il suo pensiero e i suoi ideali continuano a sopravvivere attraverso l’opera della Robert F. Kennedy Foundation of Europe, presieduta dalla figlia Kerry
Robert Francis Kennedy nasce il 20 novembre del 1925 a Brookline, Massachusetts. Settimo figlio della famiglia di Rose Fitzgerald e Joseph P. Kennedy. Nel 1951, dopo essersi laureato in Scienze politiche ad Harvard, ottenne la laurea in Legge all’Università della Virginia. Nel 1952 sposa Ethel Skakel, la donna con cui costituirà una numerosa famiglia (11 figli) e che sarà il primo e insostituibile supporto in tutte le sue lotte. Nell’opinione pubblica americana, oltre che nel suo articolato ambiente familiare, era diffusa l’opinione che dal giorno in cui Ethel incontrò Bob ne aveva così abbracciato l’inclusiva famiglia che più di un osservatore la definiva «più Kennedy dei Kennedy».
Nel 1952 debuttò politicamente alla guida della vincente campagna elettorale del fratello John per il seggio di senatore del Massachusetts e nel 1960 guidò, dimostrando grandi capacità organizzative, la campagna presidenziale di John. Dopo l’elezione, fu nominato ministro di Grazia e Giustizia. Durante la carica si guadagnò la stima per l’efficace amministrazione del dipartimento di Giustizia. Bob Kennedy lanciò una vincente campagna contro il crimine organizzato e s’impegnò sempre più nella tutela dei diritti degli afroamericani di votare, di ricevere pari istruzione e di usufruire degli alloggi pubblici. Nel settembre del 1962 inviò le truppe federali a Oxford, nel Mississippi, per far rispettare una sentenza della Corte federale che ammetteva il primo studente afroamericano – James Meredith – all’Università del Mississippi. L’insurrezione che seguì l’iscrizione di Meredith all’università provocò due morti e centinaia di feriti. Robert Kennedy considerava il diritto di voto come la chiave per la giustizia razziale e collaborò con il presidente Kennedy quando venne proposto lo statuto dei diritti civili di più vasta portata dai tempi della Ricostruzione, la legge sui diritti civili del 1964, approvata dopo l’uccisione del presidente Kennedy il 22 novembre 1963.
Robert fu anche il più fedele e confidente del fratello Presidente e svolse un ruolo chiave in diverse decisioni critiche della politica estera. Durante la crisi dei missili cubani del 1962, per esempio, aiutò l’amministrazione a sviluppare una strategia per fermare Cuba, così, anziché intraprendere un’azione militare che avrebbe portato alla guerra nucleare, negoziò con l’Unione Sovietica sul ritiro delle armi.
Subito dopo la morte del fratello, fu colto da un profondo travaglio e sensi di colpa. Si dimise dalla carica di ministro, ma nel 1964 si candidò con successo al Senato. In qualità di senatore di New York, avviò una serie di piani statali, tra cui l’assistenza ai bambini bisognosi e agli studenti disabili e l’istituzione della Bedford Restoration Corporation per migliorare le condizioni di vita e le opportunità di lavoro nelle aree depresse di Brooklyn. A tutt’oggi il piano resta un modello per le comunità di tutto il Paese. Tali programmi facevano parte di una più ampia opera per affrontare i bisogni dei diseredati e dei deboli in America – i poveri, i giovani, le minoranze razziali e i nativi d’America. Cercò di far arrivare la questione della povertà al cuore del popolo americano viaggiando nei ghetti urbani, in Appalachia, nel delta del Mississippi e nei campi dei lavoratori emigrati.
Fu anche impegnato nello sviluppo dei diritti umani all’estero. Per condividere il suo pensiero, secondo cui tutti hanno il diritto fondamentale di partecipare alle decisioni politiche che influiscono sulle proprie vite e di criticare i governi senza timore di rappresaglia, viaggiò nell’Europa dell’Est, in America Latina e in Sud Africa.
Circa la questione della guerra in Vietnam, Bob appoggiò inicollaboratore zialmente le politiche dell’amministrazione Johnson, ma, quando il conflitto aumentò il coinvolgimento dell’America, egli ruppe pubblicamente con l’amministrazione Johnson nel febbraio del 1966, proponendo nella vita politica del Vietnam del Sud la partecipazione di tutti i fronti (compreso l’esercito politico dei Vietcong, il Fronte di liberazione nazionale).
Bob non si sentiva predestinato alla Casa Bianca, il ruolo di collaboratore del fratello gli pareva più adatto. Quando John fu assassinato, si ritenne in parte colpevole per l’intransigenza e durezza con cui aveva sfidato le potenti organizzazioni criminali. La sua decisione per la candidatura maturò quindi in un travagliato e doloroso processo di cambiamento aiutato dalla fedelissima moglie Ethel. E così il 18 marzo 1968 annunciò la propria candidatura alla presidenza degli Stati Uniti d’America. […] Ai suoi comizi, spesso improvvisati e affrontati con coraggio senza tutele, accorrevano folle entusiaste catturate dalla sua tensione morale per rimuovere le tante ingiustizie sociali nella società americana e nel mondo. L’immedesimazione delle sue parole con le attese è totale. Raggiunge in quei giorni la sua piena maturità umana passata prima attraverso per la prematura scomparsa del fratello Joseph e poi per lo sconvolgente attentato a John. L’America scopre di avere un nuovo leader.
Compì una svolta radicale fra lo stupore generale, che lo portò vicino alla gente comune, un’immedesimazione che gli permise di cogliere le aspirazioni umane più profonde dei cittadini. Con viaggi in Sudafrica e nell’America del Sud si immerse nelle realtà periferiche e dimenticate. Fu consacrato leader del movimento per i diritti civili dopo l’improvvisato discorso notturno che tenne in un’Indianapolis messa a ferro e fuoco dalle proteste dopo l’omicidio di Martin Luther King a Memphis. […] Aveva tanti nemici perché fu un combattente con un carattere scontroso, ma anche solare e onesto, fino al punto di ammettere pubblicamente l’errore del sostegno alla guerra in Vietnam. Il giovane senatore che si pose alla testa dei giovani pacifisti, dei nativi indiani, degli afroamericani, degli ispanici e dei messicani, abbandonando l’idea muscolare della potenza militare e il culto del mercato, divide il partito e l’establishment. Le sue idee di libertà, di riscatto sociale dalla povertà e dalle ingiustizie, di pari opportunità per tutti e le denunce degli squilibri ambientali causati da uno sviluppo ingordo, entrano di diritto nella dimensione profetica. […] È un cercatore di senso, dei motivi di delusione, delle alienazioni e delle proteste. Avvertiva dal rischio della normalizzazione delle menti che Goethe definiva «il letale luogo comune che tutti ci tiene ai ceppi ». Sente quindi l’angoscia di dimostrare che il cambiamento è possibile. E per questo cerca di conquistare il potere, per poter cambiare lo stato ineluttabile della conservazione.
Robert Kennedy fu ucciso da un colpo di pistola il 5 giugno del 1968 a Los Angeles all’età di 42 anni. Il pensiero e gli ideali di Robert Kennedy continuano a sopravvivere ancora oggi attraverso l’opera della sua famiglia, dei suoi amici e della Robert F. Kennedy Foundation of Europe, presieduta dalla combattiva figlia Kerry.





