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20 Settembre 2022Nel settembre del 1872 usciva l’edizione francese del magnum opus di Karl Marx. Fu molto più di una traduzione, rinnovando continuamente la sua prospettiva critica aprì infatti la sua analisi al capitalismo globale
Nel febbraio 1867, dopo più di due decenni di faticoso lavoro, Karl Marx disse al suo amico Friedrich Engels che la prima parte della sua tanto attesa critica dell’economia politica era finalmente completata. Marx viaggiò da Londra ad Amburgo per consegnare il manoscritto del volume I (Il processo di produzione del capitale) del suo magnum opus e, in accordo con il suo editore, Otto Meissner, fu deciso che Il Capitale sarebbe uscito in tre parti. Al culmine della soddisfazione, Marx scrisse che la pubblicazione del suo libro era, «senza dubbio, il colpo più terribile che sia mai stato scagliato contro la testa della borghesia».
Nonostante il lungo lavoro di composizione prima del 1867, la struttura del Capitale si sarebbe notevolmente ampliata negli anni a venire e lo stesso volume I continuò ad assorbire energie significative da parte di Marx, anche dopo la sua pubblicazione. Uno degli esempi più evidenti di questo impegno fu la traduzione francese del Capitale, pubblicata in quarantaquattro puntate tra il 1872 e il 1875. Questa edizione non era una semplice traduzione ma una versione «completamente rivista dall’autore» in cui Marx approfondiva la sezione sul processo di accumulazione del capitale e sviluppava meglio le sue idee sulla differenza tra la «concentrazione» e la «centralizzazione» del capitale.
Alla ricerca della versione definitiva
Dopo le interruzioni dovute alle cattive condizioni di salute – e dopo un periodo di intensa attività politica per l’Associazione internazionale dei lavoratori – Marx si dedicò a lavorare a una nuova edizione del volume I del Capitale all’inizio degli anni Settanta dell’Ottocento. Insoddisfatto del modo in cui aveva esposto la teoria del valore, trascorse il dicembre 1871 e il gennaio 1872 riscrivendo ciò che aveva pubblicato nel 1867. Una ristampa di Das Kapital in tedesco, che includeva le modifiche apportate da Marx, uscì nel 1872. Fu un anno chiave per la diffusione del Capitale, visto che vide anche la comparsa delle traduzioni in russo e in francese. Quest’ultima fu affidata, dall’editore Maurice Lachâtre, a Joseph Roy, che aveva precedentemente tradotto alcuni testi del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. La prima parte fu pubblicata 150 anni fa, il 17 settembre 1872.
Marx era d’accordo che sarebbe stato positivo pubblicare un’«edizione popolare a buon mercato». «Plaudo alla tua idea di pubblicare la traduzione… a rate periodiche – scrisse al suo editore – In questa forma, il libro sarà più accessibile alla classe operaia e per me questa considerazione prevale su qualsiasi altra». Consapevole, tuttavia, che esisteva un «rovescio della medaglia», anticipò che il «metodo di analisi» da lui utilizzato sarebbe stato «ridotto per una lettura alquanto ardua nei primi capitoli» e che i lettori avrebbero potuto «essere scoraggiati» quando non fossero stati «in grado di proseguire». Non sentiva di poter fare nulla per questo «svantaggio», a parte che per i «lettori attenti e preavvertiti che si preoccupano della verità». Come scrisse Marx in una nota frase della prefazione all’edizione francese del Capitale, «Non esiste una via maestra per l’apprendimento e gli unici che hanno qualche possibilità di raggiungere le sue vette illuminate dal sole sono quelli che non temono la stanchezza mentre scalano ripidi sentieri in salita».
Alla fine, Marx dovette dedicare molto più tempo alla traduzione di quanto avesse inizialmente previsto per la correzione delle bozze. Come scrisse all’economista russo Nikolai Danielson, Roy aveva «spesso tradotto in modo troppo letterale», costringendo lo stesso Marx a «riscrivere interi passaggi in francese, per renderli più appetibili al pubblico francese». All’inizio di quel mese, sua figlia Jenny aveva detto all’amico di famiglia Ludwig Kugelmann che suo padre era «obbligato a fare innumerevoli correzioni», riscrivendo «non solo intere frasi ma intere pagine». Successivamente, Engels scrisse ancora a Kugelmann che la traduzione francese si era rivelata una «vera faticaccia» per Marx e che «doveva più o meno riscrivere tutto dall’inizio».
Nel rivedere la traduzione, inoltre, Marx decise di introdurre alcune aggiunte e modifiche. Nel poscritto a Le Capital non esitò ad attribuirvi «un valore scientifico indipendente dall’originale» e affermava che la nuova versione «dovrebbe essere consultata anche da lettori che hanno familiarità con il tedesco». Il punto più interessante, soprattutto per il suo valore politico, riguarda la tendenza storica della produzione capitalistica. Se nella precedente edizione del volume I del Capitale Marx aveva scritto che «il paese industrialmente più sviluppato mostra a quelli meno sviluppati l’immagine del proprio futuro», nella versione francese le parole in corsivo sono state sostituite con «a coloro che lo seguono sulla scala industriale». Questo chiarimento limitava la tendenza allo sviluppo capitalistico solo ai paesi occidentali già industrializzati.
Dopo uno studio più approfondito della storia, Marx era ora pienamente consapevole che lo schema di progressione lineare attraverso i «modi di produzione borghesi asiatici, antichi, feudali e moderni», che aveva disegnato nella prefazione a Per la critica dell’economia politica, nel 1859, era inadeguato alla comprensione del movimento della storia, e che era anzi opportuno tenersi alla larga da ogni filosofia della storia. Non vedeva lo sviluppo storico in termini di incrollabile progresso lineare verso una fine predefinita. La concezione multilineare più netta che Marx sviluppò nei suoi ultimi anni lo portò a guardare ancora più attentamente alle specificità storiche e alle diseguaglianze dello sviluppo politico ed economico nei diversi paesi e contesti sociali. Questo approccio ha sicuramente accresciuto le difficoltà che aveva dovuto affrontare nel già accidentato percorso di completamento del secondo e terzo volume del Capitale.
Nell’ultimo decennio della sua vita, Marx intraprese indagini approfondite sulle società al di fuori dell’Europa e si espresse inequivocabilmente contro le devastazioni del colonialismo. Sarebbe sbagliato suggerire il contrario e attribuirgli una visione eurocentrica dello sviluppo sociale. Marx criticava i pensatori che, pur evidenziando le conseguenze distruttive del colonialismo, avevano utilizzato categorie specifiche del contesto europeo nelle loro analisi delle aree periferiche del globo. Aveva ripetutamente messo in guardia contro coloro che non osservavano le necessarie distinzioni tra i fenomeni e, soprattutto dopo i suoi progressi teorici negli anni Settanta dell’Ottocento, era molto diffidente nel trasferire categorie interpretative in campi storici o geografici completamente diversi. Tutto questo è più chiaro grazie a Le Capital.
Nel 1878, in una lettera in cui soppesava i lati positivi e negativi dell’edizione francese, Marx scriveva a Danielson che questa conteneva «molte modifiche e integrazioni importanti», ma che era stato anche «a volte obbligato, principalmente nel primo capitolo – a semplificare la faccenda». In seguito, Engels pensò che queste aggiunte fossero semplificazioni non degne di essere riprodotte, e non incluse tutte le modifiche apportate da Marx a Le Capital nella quarta edizione tedesca del Capitale, pubblicata nel 1890, sette anni dopo la morte di Marx. Marx non fu in grado di completare una revisione finale del volume I del Capitale. In effetti, né l’edizione francese del 1872-75 né la terza edizione tedesca pubblicata nel 1881 possono essere considerate la versione definitiva per come Marx avrebbe voluto che fosse.
Marx attraverso Le Capital
Le Capital ebbe una notevole importanza per la diffusione dell’opera di Marx nel mondo. È stato utilizzato per la traduzione di molti estratti in varie lingue, la prima in lingua inglese, pubblicata nel 1883, per esempio. Più in generale, Le Capital ha rappresentato la prima porta d’accesso all’opera di Marx per i lettori di vari paesi. La prima traduzione italiana – pubblicata tra il 1882 e il 1884 – è stata realizzata direttamente dall’edizione francese. Nel caso dello spagnolo, Le Capital ha permesso di tirar fuori alcune edizioni parziali e due traduzioni complete: una a Madrid nel 1967, e una a Buenos Aires nel 1973. Poiché il francese era più conosciuto del tedesco, fu grazie a questa versione che la critica di Marx all’economia politica potè raggiungere più rapidamente molti paesi dell’America ispanica. Più o meno lo stesso valeva per i paesi di lingua portoghese. Nello stesso Portogallo, Le Capital è circolato solo attraverso le poche copie disponibili in francese, fino a quando non è apparsa una versione ridotta in portoghese, poco prima della caduta della dittatura salazarista nel 1974. In generale, attivisti politici e ricercatori sia in Portogallo che in Brasile hanno trovato più facile avvicinarsi all’opera di Marx attraverso la traduzione francese rispetto all’originale. Anche le poche copie che hanno avuto diffusione nei paesi africani di lingua portoghese erano in quella lingua.
Il colonialismo ha anche modellato in parte i meccanismi con cui il Capitale è diventato disponibile nel mondo arabo. Mentre in Egitto e in Iraq è stato l’inglese a caratterizzare maggiormente la diffusione della cultura europea, l’edizione francese ha svolto un ruolo più prominente altrove, soprattutto in Algeria, che, negli anni Sessanta, è stato un centro significativo per facilitare la circolazione delle idee marxiste in Paesi «non allineati». L’importanza di Le Capital si estendeva anche all’Asia, come dimostra il fatto che la prima traduzione vietnamita del volume I, pubblicata tra il 1959 e il 1960, era basata sull’edizione francese.
Così, oltre ad essere spesso consultata da traduttori di tutto il mondo e confrontata con l’edizione del 1890 pubblicata da Engels – che divenne la versione standard di Das Kapital – la traduzione francese è servita come base per traduzioni complete del Capitale in sette lingue. A 150 anni dalla sua prima pubblicazione, continua a essere fonte di stimolante dibattito tra studiosi e attivisti interessati alla critica di Marx al capitalismo.
In una lettera al suo compagno di lunga data Friedrich Adolph Sorge, Marx osservò che con Le Capital aveva «consumato così tanto del [suo] tempo che [non avrebbe] più collaborato in alcun modo a una traduzione». Questo è esattamente quello che è successo. La fatica e gli sforzi che ha impiegato per produrre la migliore versione francese possibile sono state davvero notevoli. Ma possiamo dire che sono stati ben ricompensati. Le Capital ha avuto una notevole diffusione, e le integrazioni e le modifiche apportate da Marx durante la revisione della sua traduzione hanno contribuito alla dimensione anticoloniale e universale del Capitale che oggi viene ampiamente riconosciuta, grazie ad alcuni dei contributi più recenti e profondi degli studi su Marx.
*Marcello Musto è autore di Ripensare Marx e i marxismi. Studi e saggi (Carocci, 2011), L’ultimo Marx, 1881-1883. Saggio di biografia intellettuale (Donzelli, 2016), Another Marx: Early Manuscripts to the International (Bloomsbury 2018) e Karl Marx. Biografia intellettuale e politica, 1857-1883 (Einaudi, 2018). Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.