
Céline, non Proust è lui il padre di Fratelli d’Italia
23 Novembre 2025
Jakobson, il sodale dei poeti
23 Novembre 2025TORINO FILM FESTIVAL
Torino
«Prima di cominciare con le domande per favore promettetemi una cosa. Che sui vostri giornali scriverete quello che sto per dirvi: non sono contro Sinner. Il mio apprezzamento per il suo rivale non voleva essere una mancanza di rispetto nei confronti di Jannik, al quale spero di potere presto stringere la mano. Io sono sempre per l’amore, e per la pace.
Peace and love ». Così dice Spike Lee, che ha ricevuto il premio Stella della Mole alla 43ª edizione del Torino Film Festival e ha proposto il suo film, Highest 2 Lowest, presentato in anteprima mondiale lo scorso maggio al Festival di Cannes. Sui titoli di coda risuona una cover americana di Prisencolinensinainciusol di Adriano Celentano, una canzone di cui il regista si è innamorato grazie al una clip su Instagram.
Non ci sono invece dubbi su quando il regista abbia amato l’incontro con papa Leone XIV, il Papa di Chicago, al quale ha regalato una maglia Nba della sua squadra del cuore, i New York Knicks, con la scritta “Pope Leo 14”. «Ero seduto in prima fila – racconta ancora emozionato – e non sapevo se sarei riuscito a donargli la maglietta, ma quando gliel’ho mostrata e lui ha sorriso, ho capito che tra noi si era stabilita una connessione. Il Papa ha ragione quando dice che il cinema è capace di avere un forte impatto positivo sulle persone».
Non vorrebbe parlare di politica, ma poi sul quel campo minato ci finisce sempre. «D’altra parte – dice – nei miei film affronto sempre tanti temi ed è normale che mi si chieda di affrontare diversi argomenti nelle interviste». Inevitabile la domanda sul nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, che il regista ha apertamente festeggiato sui social.
«Ha tutto il mio supporto. Il presidente, che non voglio neanche nominare, ha detto cose terribili su di lui e sui rischi che la città di New York correrebbe durante il suo mandato, ma mentre siamo qui Mamdani è stato invitato a Washington per un incontro alla Casa Bianca, dove gli sono stati promessi sostegno e collaborazione. Le cose cambiano in fretta, vero? Vedremo quello che accadrà».
Ed è d’accordo anche con De Niro che ha invitato gli americani a riprendesi il proprio Paese. «Se devo trovare un titolo che sintetizzi questo difficile momento storico sceglierei Un anno vissuto pericolosamente, dal film di Peter Weir. E questo è un periodo pericoloso anche perché è sempre più difficile distinguere il vero da falso, la realtà dalle immagini sintetiche». Non bastano le parole a Spike Lee per esprimere la sua ammirazione per l’amico e fratello Denzel Washington, che ha diretto in cinque film, tra cui l’ultimo. «È un genio, alcune scene sono frutto del suo intuito». E di contro esprime tutta la propria delusione per la breve vita nelle sale di Highest 2 Lowest. «Non esiste più l’Hollywood di un tempo, che nei tempi d’oro distribuiva i suoi film nelle sale con grande successo. Se devo essere sincero sono molto deluso dal trattamento ricevuto dal mio film: appena tre settimane al cinema e poi in streaming su Apple Tv. Meritavo di meglio e come tutti i registi mi aspetto di vedere i miei lavori sul grande schermo. Ma che posso fare?». Fellini, De Sica e Kurosawa sono stati i suoi grandi maestri, scoperti quando da giovane frequentava la scuola di cinema, ma non ha mai pensato realizzare remake delle loro opere. «Il mio film di esordio, Lola Darling, è un omaggio a Rashomon di Kurosawa, il cui ritratto campeggia nella mia sala montaggio. Ed è lui che guardo quando mi chiesto se sto facendo bene il mio lavoro. Un omaggio che consiste in una reinterpretazione e non un remake. Come John Coltrane che rilegge in chiave jazz My Favourite Things cantata da Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente.
E pure Highest 2 Lowest è ispirato a un film di Kurosawa, Anatomia di un rapimento, a sua volta liberamente tratto dal romanzo King’s Ransom di Ed McBain». E aggiunge: «Quando fai il regista sai bene che alcuni dei tuoi progetti non saranno mai realizzati, ma l’importante è andare avanti. Ho 68 anni, la mia opera prima risale a 40 anni fa. L’ho realizzata in 12 giorni e con 5mila dollari. A un certo punto non avevamo più soldi per montare il film, ma grazie a Dio ce l’abbiamo fatta. Ero completamente al verde, ma avevo un sogno e mi sentivo pronto a tutto pur di realizzarlo. Quando ho detto ad amici e parenti che avrei voluto fare il regista mi hanno preso per pazzo. Oggi mi guadagno da vivere facendo quello che più amo al mondo e da trent’anni insegno ai giovani universitari disciplina e coraggio».





