Intanto è il rivale politico di Netanyahu, Benny Gantz, a non escludere un’operazione di terra: “Se Nasrallah non ferma l’incendio dovremo entrare anche noi nel territorio libanese”.
Nel primo pomeriggio Israele ha preso di mira un edificio residenziale a Beirut sud, nella zona di Rabiri, quartier generale del partito di Dio. Tre piani di una palazzina sono stati polverizzati, l’obiettivo era il comandante militare dell’unità missili e razzi del gruppo sciita Ibrahim Qubaisi. Responsabile anche, secondo Tel Aviv, dell’attacco nel 2000 in cui furono uccisi e rapiti tre soldati dell’Idf i cui corpi furono restituiti in uno scambio nel 2004. Con quello di oggi sono cinque gli attacchi a Beirut dall’inizio della guerra. Qubaisi era in riunione con altri capi militari, probabilmente sono morti anche loro. Parlando all’assemblea generale dell’Onu, nel suo ultimo intervento da presidente, Joe Biden ha dichiarato che “una soluzione diplomatica è ancora possibile tra Israele e Hezbollah”, aggiungendo che “Hezbollah, senza essere provocato, dopo il massacro del 7 ottobre ha lanciato razzi su Israele: quasi un anno dopo, troppi su entrambi i lati del confine rimangono sfollati”. Poi ha ripercorso le atrocità di Hamas del 7 ottobre, dagli stupri ai ragazzi uccisi al festival, e ha invitato Netanyahu e Hamas ad accettare l’accordo di tregua e rilascio degli ostaggi. In precedenza, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, a New York per l’Assemblea delle Nazioni Unite, ha parlato con la Cnn spiegando che il Partito di Dio “non può restare da solo” contro Israele: “Non dobbiamo permettere che il Libano diventi un’altra Gaza”, ha affermato. Stessa frase pronunciata dal segretario dell’Onu Antonio Guterres – il cui discorso è stato definito “una farsa” da Israele – davanti all’Assemblea: “Il mondo non può permettersi che il Libano diventi un’altra Gaza”. Dove peraltro i combattimenti ieri sono continuati. Con l’Idf che ha assicurato di aver colpito terroristi, mentre Hamas ha ribattuto che erano “nove civili” e che non parteciperà ad altri negoziati.
Nel mentre, i miliziani di Hassan Nasrallah – che secondo Axios avrebbero chiesto l’intervento dell’Iran, il quale avrebbe risposto che “non è il momento giusto” – nonostante le enormi perdite, non sono rimasti a guardare. Durante la giornata hanno tirato complessivamente 270 razzi sulla Galilea e nella zona di Haifa, rivendicando i lanci. In un resoconto serale, l’Idf ha detto che da ieri sono stati distrutti circa 400 lanciarazzi a medio raggio, 70 depositi di armi e 80 tra droni e missili da crociera nella disponibilità di Hezbollah. Oltre 1.500 obiettivi sono stati colpiti in 200 diverse aree del Paese dei cedri, con circa 2 mila ordigni. Il premier Netanyahu, che ha abbreviato il viaggio negli Usa e parlerà all’Onu domani e non venerdì, ha avvertito: “Israele continuerà a colpire Hezbollah. La nostra guerra non è contro i libanesi – con cui vogliamo vivere in pace – ma è contro l’organizzazione terroristica di Nasrallah. Vi sta portando sull’orlo dell’abisso”, ha continuato. “Vi ho detto di evacuare le case dove hanno messo un missile nel soggiorno e un razzo nel garage. Chi ha un missile nel soggiorno e un razzo nel garage non avrà più una casa”. Il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha aggiunto: “Non dobbiamo dare tregua al gruppo sciita, accelereremo le operazioni offensive”. L’escalation ha indotto 16 compagnie aeree a sospendere i voli su Tel Aviv, tra queste Lufthansa, Iberia e British Airways.