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22 Ottobre 2025Le ferite del mondo
Ben 5,4 miliardi di persone di tutte le fedi, cioè due terzi dell’umanità, vivono in Paesi in cui questo diritto non è pienamente garantito Così emerge dal Rapporto 2025 di Aiuto alla Chiesa che soffre. Parolin: inaccettabili gli attacchi dei coloni ai cristiani in Cisgiordania
Roma
Shagufta Kausar è una donna cristiana del Pakistan che è rimasta chiusa in una cella per otto anni, dal 2013 al 2020, con la falsa accusa di blasfemia. Sulla testa una sentenza di condannata a morte per aver rifiutato di abiurare alla fede. « In quei giorni rileggevo i brani della prigionia di san Pietro negli Atti degli Apostoli», ha raccontato ieri nell’evento di presentazione del Rapporto 2025 sulla libertà religiosa nel mondo, a cura della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), all’Augustinianum di Roma. « Li meditavo anche il giorno che il Signore mi ha liberato, come ha fatto con Pietro – ha aggiunto – grazie all’intervento della comunità internazionale ». Shagufta è una dei 5,4 miliardi di persone nel mondo che oggi non hanno diritto alla libertà religiosa. Un numero enorme, che non fa che peggiorare di anno in anno. A lanciare l’allarme a livello globale il Report biennale di Acs per il 2023 e il 2024. Circa due terzi dell’umanità, si legge, vive in Paesi in cui la libertà di professare il proprio credo religioso è gravemente minacciata. Su 196 Paesi in cui è stata condotta l’indagine, in 62 si registrano violazioni della libertà religiosa e, in particolare, in 24 di questi i credenti soffrono vere e proprie persecuzioni (4,1 miliardi), mentre in 38 Paesi patiscono atti di discriminazione (1,3 miliardi). Altri 24 Stati, invece, come sottolinea il report che da 25 anni monitora l’espressione delle diverse religioni, sono “sotto osservazione”, poiché non vi sono persecuzioni, ma si rilevano i primi sintomi di violenza. In più, nel 2023, in 44 Paesi si sono registrati omicidi per motivi religiosi, e ancora in 31 Stati la libertà religiosa non è garantita per legge.
All’evento di presentazione ha preso parte, per la prima volta, anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che, ricordando la dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae, ha ribadito che gli «uomini e donne in tutto il mondo meritano la libertà da qualsiasi forma di costrizione in materia di fede» e che è «dovere dei governi e delle comunità astenersi dal costringere chiunque a violare le proprie convinzioni più profonde o dall’impedire a qualcuno di viverle autenticamente». Tuttavia, ha aggiunto, «questa libertà non rappresenta un’approvazione indiscriminata dell’errore o una licenza per abbracciare il falso senza discernimento». Anche in Cisgiordania la situazione dei cristiani attaccati dai coloni , ha detto Parolin, «non è accettabile». A sottolineare il deterioramento costante della salute del diritto alla libertà religiosa anche Regina Lynch, presidente internazionale di Acs, che ha ribadito come esso non sia «sotto pressione», ma «in molti Paesi sta del tutto scomparendo».
La fonte di persecuzione principale è provocata da forme di autoritarismo, come accade in Corea del Nord o in Nicaragua. In 52 Paesi, infatti, come sottolinea il report, le istituzioni governative ritengono la fede una minaccia al proprio potere, e per questo vengono chiuse le chiese e si tende a cancellare l’identità religiosa. In luoghi come il Burkina Faso, il Mali, il Niger, invece, è il jihadismo islamista a perseguitare cristiani e musulmani e a provocare anche ingenti flussi migratori. Poi ancora in sei Paesi, tra cui l’India, la minaccia alla libertà religiosa è causata dal nazionalismo etno-religioso, in una sorta di «persecuzione ibrida» portata avanti da istituzioni e società. Un fattore emergente è ancora l’attività della criminalità organizzata, come accade in Messico, dove sacerdoti e suore vengono uccisi per il loro servizio ai più poveri. La libertà religiosa, inoltre, soffre anche per i conflitti armati, che creano situazioni in cui le religioni diventano un target, come accade in Ucraina, a Gaza, nel Sahel, in Siria. Nelle oltre mille pagine del Rapporto, oltre allo spazio dedicato a specifici approfondimenti sulle situazioni di alcuni Paesi, un capitolo riguarda la novità dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per il controllo dei gruppi religiosi da parte dei regimi autoritari, come in Nord Corea. Inizia ad innalzarsi l’allerta anche in Europa, sottolinea la Fondazione, dove, nel 2023, nella sola Francia si sono verificati mille attacchi alle chiese, per un totale di nove Paesi che hanno subito atti di vandalismo. Nel rapporto, infine, sono presentati anche alcuni «semi di speranza», come l’esperienza di Capo Delgado, in Mozambico, dove la Chiesa martoriata sta promuovendo il dialogo interreligioso e l’istruzione per la coesistenza tra religioni.