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24 Ottobre 2025Roma.
Una fotografia che riassume cinquecento anni di storia: un Papa e un re inglese seduti fianco a fianco, in preghiera. Niente proclami solenni, nessun documento da firmare, solo il linguaggio universale dei gesti. Il successore di Pietro e il sovrano che guida la Chiesa d’Inghilterra hanno scelto di incontrarsi nel segno dell’ascolto reciproco, della pace e della tutela della terra.
È il primo incontro ufficiale tra Leone XIV e Carlo III, ma ha avuto il tono e la sostanza di un evento fondativo. Per la prima volta da mezzo millennio, un monarca britannico regnante ha pregato con il Vescovo di Roma: non per cancellare la memoria dello scisma, ma per dare forma a un nuovo linguaggio della fraternità.
La giornata, scandita da incontri riservati e momenti pubblici, si è aperta nel Palazzo Apostolico e si è conclusa a San Paolo fuori le Mura, dove i due capi di Chiesa hanno attraversato insieme la Porta Santa. Tra le mura che custodiscono la tomba dell’Apostolo delle genti, la preghiera comune ha avuto un tema preciso: la custodia del Creato.
È un terreno che li accomuna da tempo. Leone XIV, eletto nella primavera di quest’anno, ha posto la pace e la giustizia ambientale al centro del suo pontificato. Carlo III, da decenni, è considerato il simbolo di un ambientalismo concreto e visionario, capace di unire tradizione e innovazione. Insieme hanno voluto offrire un messaggio di responsabilità planetaria: difendere la Terra significa difendere la dignità dell’uomo.
Nel colloquio privato, si è parlato di conflitti, povertà, transizione ecologica, dialogo tra religioni. Temi che intrecciano la geopolitica con la spiritualità e che, nelle parole dei protagonisti, richiedono una “nuova alleanza morale” tra le fedi. La convergenza fra il Papa e il re non è diplomatica, ma etica: entrambi concepiscono la fede come un compito pubblico, una forza capace di incidere nella vita delle nazioni e nel destino della Terra.
Il simbolo di questa intesa è la reciproca appartenenza onoraria: Carlo III è stato accolto come confratello reale dell’abbazia di San Paolo fuori le Mura; Leone XIV diventerà confratello papale del collegio di Windsor. Titoli simbolici, ma densi di significato. Dopo secoli di incomprensioni, si torna a parlare il linguaggio della fraternità, che non nega le differenze ma le attraversa.
Restano nodi che non si sciolgono facilmente: il ruolo delle donne, la dottrina sul matrimonio, le diverse letture della Scrittura. Ma l’incontro ha mostrato che le distanze non sono più barriere. L’unità, oggi, non è una meta da imporre ma un cammino da percorrere.
Il cardinale che ha accolto i due capi religiosi lo ha definito “un segno di speranza per il futuro”. In effetti, la giornata romana di Leone XIV e Carlo III non ha cambiato le mappe della teologia, ma ha spostato qualcosa nella storia. Dopo secoli di separazione, la fede e la ragione, il trono e l’altare, tornano a parlarsi nel linguaggio semplice della pace.





