Li ha conservati tutti e due, i cognomi degli uomini che ha amato, Fonssagrives e Penn, il primo che è rimasto nell’anagrafe anche dopo il divorzio, il secondo che potrebbe non esserci tanto ha reso unica l’immagine di questa donna straordinaria. A Lisa Fonssagrives-Penn la Maison Européenne de la Photographie dedica un’immensa retrospettiva, la più intima perché nata dalla collezione personale della prima supermodel della storia, la più familiare e ufficiale insieme perché le 170 immagini dal 1935 al 1958, di cui è composta la mostra «Lisa Fonssagrives-Penn. Icône de mode», sono state donate da Tom Penn, figlio di Lisa e Irving.
Ma qualunque sia il maschile che ha completato l’identità di Lisa, la mostra, a cura di Pascal Hoël et Frédérique Dolivet, ha il dono sublime di parlare a tutte le donne e indicare una via oltre la bellezza, oltre lo stato di grazia dell’età più verde, oltre le copertine, e Lisa ne collezionò 200 nella sua carriera. E questa via, quasi una “via svedese” tanto il destino della Fonssagrives assomiglia a quello della Garbo, maggiore di soli cinque anni, è fare di un sé un progetto, un porsi in ascolto del proprio talento fin dall’infanzia e sentire che ogni età va nutrita, sapendo che si esce di scena solo per scrivere altre pagine della propria storia.
Lisa nasce Lisa Birgitta Bernstone a Göteborg il 17 maggio 1911 e già suo padre, dentista, aveva deciso di cambiare cognome, in origine Anderson, perché di Anderson nell’elenco telefonico di Stoccolma ce n’erano 48 pagine. Nel culto di una serena individualità i Bernstone dipingono, scolpiscono, girano l’Europa di museo in museo, e quando sono a casa, a Uddevalla, corrono, fanno ginnastica, nuotano nudi e, somma di tutto per energia ed eleganza, ballano. Nel 1931 Lisa studia danza insieme a Mary Wigman a Berlino e tre anni dopo è a Parigi per partecipare a un concorso. Con il suo metro e settanta, stessa altezza della Garbo e qualche centimetro meno di un’altra celebre ragazza svedese, Ingrid Bergman, Lisa non passa la selezione del Paris Corps de Ballet, ma ormai si è innamorata della città e di un ballerino, Fernand Fonssagrives, che sposa nel 1935 e a cui regala una Rolleiflex nel momento in cui la sua carriera artistica si interrompe drammaticamente per un infortunio alla schiena. La giovane e bellissima moglie, studiosa di storia dell’arte alla Sorbona e lettrice di Dostoevskij, Freud, Voltaire, Mallarmé, in seguito di Sartre e Malraux e in ogni momento della vita di Kierkegaard, è la prima modella. E dal momento che «osare è perdere momentaneamente l’equilibrio, e non osare è perdersi» come ricorda il filosofo danese, Lisa accetta l’incognita di posare per un fotografo incontrato in ascensore, Willy Maywald.
Le fotografie arrivano sulla scrivania di «Vogue», qualcuno nota la luce di quel volto, di quei capelli d’oro e, il giorno dopo, Lisa già Fonssagrives posa di fronte a Horst P. Horst. Subito è un’altra gravitas, un’altra età, come se quella giovane donna di venticinque anni, che nelle immagini del marito saltava, sciava, prendeva il sole sulla spiaggia di Cabasson e si ricopriva di fango sull’Île de Noirmoutier, fosse diventata improvvisamente adulta, altera nello sguardo, nonostante il corpo continuasse a danzare, ogni posa un movimento raggelato che suggeriva, anche nell’atmosfera dello studio, un legame profondo con la realtà. Di questo incredibile talento, essere forma in divenire nello spazio, se ne accorgono fotografi come George Hoyningen-Huene, George Platt Lynes, che le affida l’abito «Homard» di Elsa Schiapparelli, e soprattutto Erwin Blumenfeld, che la veste in Lelong e la porta in una giornata di vento sulla cima della Torre Eiffel.
Nel 1939 allo scoppio della guerra, seguendo Horst e Blumenfeld, anche Lisa e Fernand giungono a New York, e se Fernand studia nel Design Laboratory di Alexey Brodovitch e divide lo studio con un giovanissimo Richard Avedon, Lisa continua a fiorire tra le pagine di «Vogue». E quasi legge nel futuro quando il suo corpo, in costume da bagno e scolpito a forma di V, non solo rende omaggio alla testata in una delle più famose copertine di Horst, ma anticipa di quattro anni il discorso di Dwight D. Eisenhower a poche ore dallo sbarco in Normandia, il 6 giugno 1944: «We will accept nothing less than full victory». La piena vittoria di Lisa Fonssagrives arriva nel 1949, quando «Time» le dedica la copertina del 19 settembre, titolo Do illusions also sell refrigerators?, e un articolo interno, altro titolo Billion-Dollar Baby, dove la baby milionaria è proprio Lisa, la modella più pagata all’epoca, 40 dollari l’ora e 500 la settimana, lei che modestamente e ironicamente si definiva «un buon attaccapanni», lei che per prima conquista il diritto di essere riconosciuta dai lettori con nome e cognome, lei che intanto si era separata da Fernand e due anni prima aveva posato in una delle più famose doppie pagine della storia dell’editoria, 12 Beauties: The Most Photographed Models in America. Autore del memorabile groupage, Irving Penn.
Irving Penn era entrato a «Vogue» nel 1943, come ricorda Vince Aletti nel saggio in catalogo, e, per quanto impeccabili, le sue fotografie di moda erano ancora senza carattere. Che ci fosse una modella o un manichino, diceva lui, poca differenza. Tutto cambia quando nel 1950 Alexander Liberman affida a Penn il numero delle collezioni haute couture. Nello studio di una scuola di fotografia all’ultimo piano di un palazzo di rue de Vaugirard, sotto la luce naturale di Parigi che Penn considera «soft but defining», compare Lisa, e in abito sirena Rochas, incorniciata da un vecchio sipario di teatro dipinto come un cielo in tempesta, Lisa, che immagina le pose studiando la ritrattistica del Louvre e il senso dei volumi osservando le sculture di Henry Moore, diventa l’emblema dello stile anni 50. L’anno dopo, a Londra, Lisa e Irving si sposano. Quando tornano a New York, Lisa Fonssagrives-Penn è così moderna da capire che la nuova fotografia di moda, più dinamica, più aperta, più libera è firmata da fotografe come Louise Dahl-Wolfe, prima a portare le modelle fuori dallo studio, Toni Frissell, prima a utilizzare la pellicola 35mm, Frances McLaughlin, prima fotografa sotto contratto a «Vogue». Quando Lisa sente di non essere più la “prima”, verso la fine dei 40 anni, perché dietro di lei preme un’altra generazione, ha ben altro di cui occuparsi, disegna una linea di abiti da sera per Lord & Taylor, studia pittura all’Art Students League a New York, apre uno studio nella sua casa di Long Island, scolpisce e realizza acqueforti. Chi l’ha conosciuta da vicino, sa che non ha mai smesso di nuotare nuda nell’oceano.