
Digest Strategico – Martedì 7 ottobre 2025
7 Ottobre 2025
The Kinks – You Really Got Me
7 Ottobre 2025Musica Per circa quarant’anni i due artisti hanno atteso il nuovo anno componendo. Quel materiale ha preso vita in un omaggio a Modena
L’Orecchio onniudente è il titolo, ma potrebbe essere definito Un’Opera per Capodanno, il bipartito spettacolo ideato e impaginato dal compositore veneziano Claudio Ambrosini su commissione del Belcanto Festival e presentato a Modena in questi giorni.
DUE ARTISTI, lo stesso Ambrosini, già Prix de Rome e Leone d’oro della Biennale, e Giuliano Scabia, multiforme e geniale uomo di teatro nato a Padova e scomparso nel 2021, per circa quarant’anni hanno atteso il Nuovo anno assieme festeggiandolo a casa del primo, a Venezia. Lo hanno fatto alla loro maniera. Scabia preparava una nuova operina, in forma di poemetto a più voci, Ambrosini la metteva in musica. Ciascun fortunato commensale, sotto la guida di Scabia, veniva coinvolto nell’esecuzione.
La parte del trascinatore la faceva l’artista padovano, ma nessuno dei presenti era esentato dal partecipare. Serate memorabili, nel racconto che ne fa Ambrosini imitando con affetto lo stile recitativo di Scabia. Tali operine sono finora rimaste inedite, parti di queste sono state presentate per la prima volta nello spettacolo modenese quale omaggio che Ambrosini vuol rendere a Scabia in occasione dei novant’anni della sua nascita.
Difficile riassumere l’ attività di una figura come quella di Scabia, poeta, romanziere, regista e autore di teatro, continuo sperimentatore, docente al DAMS di Bologna, tra i maggiori ispiratori del teatro d’avanguardia italiano.
Val la pena, almeno, ricordare i clamorosi testi per La fabbrica illuminata di Luigi Nono, l’idea del Teatro Vagante, di strada, e, per meglio definire la sua idea etica del fare teatro, la partecipazione nel 1973 all’iniziativa della costruzione della scultura Marco Cavallo, a Trieste, in appoggio alla riforma degli ospedali psichiatrici concepita da Franco Basaglia.
Nell’omaggio, Ambrosini ha ricreato un ponte artistico musicale Venezia-Padova, che va dal cinquecento ad oggi. Nella prima dello spettacolo sono eseguite musiche vocali di Willaert, Monteverdi e altri, mentre nel successivo melologo nella recitazione nella rustica lingua pavana tratta dal monologo del soldato del Parlamento di Ruzante (impersonato con ardore da Michele Sambin) si alternano gli inediti versi aerei di Scabia musicati da Ambrosini. L’ affiancamento teatrale e musicale di mondi lontani, raggiunge una interconnessione poetica efficacemente radicata nell’attualità.
I SUONI CREATI da Ambrosini, oltre che dal pianoforte, usato nelle possibilità espressive al di là della tastiera, escono modulati da oggetti quotidiani, cose. Le musiche introduttive sono, ad esempio, intonate sui rumori prodotti da sacchetti di plastica, gonfi della spesa, idealmente collegati alle Grechesche, al Saltarello cinquecenteschi eseguiti all’inizio. Convive in Ambrosini una forte capacità creativa ispirata ad un passato che è modernità. Le sue musiche sono sempre intrise di teatralità e accendono, così, i versi tutt’altro che occasionali di Scabia che con lo sfogo del soldato del Ruzante impressionano per come ci riportino alla dura realtà odierna.
«Canchero! alla guerra e ai soldati – urla Ruzante -, Mala bestia è l’uomo(…)per guarire (…) dovrebbe (…) più alle bestie assomigliare» gli rispondono secoli dopo Scabia e Ambrosini. Tutti intensi gli interpreti, il molto applaudito Sambin, il pianista Matteo Liva, le voci femminili dell’ Ensemble Vox Secreta dirette al cembalo da Marija Jovanovic.
Lo spettacolo dopo Modena verrà rappresentato in altre piazze italiane.